Formia / La città avrà un nuovo sito archeologico, dono della famiglia Ranucci

Attualità Formia

FORMIA – Dopo Piazza Vittoria e Caposele, la città si appresta ad abbracciare un nuovo straordinario sito archeologico. Il senatore Raffaele Ranucci ha infatti scritto al Sindaco per comunicare la volontà della sua famiglia di donare al Comune di Formia un terreno attiguo alle Mura di Nerva su cui insistono importantissimi reperti risalenti ad epoche diverse, comprese in un arco temporale amplissimo che dal V secolo a.C. arriva fino al Medio Evo.

Il lascito Ranucci. “Negli ultimi anni di attività – scrive Ranucci nella lettera indirizzata al primo cittadino – la sua Amministrazione si è contraddistinta per il rilancio culturale e turistico della città di Formia, per la valorizzazione di siti archeologici e storici e per le varie manifestazioni culturali. La mia famiglia possiede da molti anni un sito di rilevanza archeologica: l’area che confina con le Mura di Nerva ed il mare, sovrastante le Grotte di Sant’Erasmo. Nell’intento di contribuire alla realizzazione del parco archeologico di Formia, la mia famiglia ha preso in considerazione la possibilità di donare tale area al Comune con il solo vincolo di inalienabilità dell’intero complesso: questo in ricordo di due famiglie, la famiglia Ranucci e la famiglia Colagrosso, che hanno avuto origine a Formia e che hanno tanto amato la nostra cittadina. Rimango a Sua disposizione per tutti i procedimenti formali necessari”.

Il sito archeologico. “L’area del cosiddetto ‘Muro di Nerva’ – spiega uno dei massimi esperti del territorio, l’Architetto Salvatore Ciccone -, rappresenta uno dei poli archeologici che contraddistinguono il litorale urbano di Formia. Con la villa Rubino e il porto Caposele ad occidente, delimita quella parte del fronte a mare cittadino non compromesso dal passaggio della litoranea e che, alle notevoli testimonianze monumentali, associa ancora rare se non uniche caratteristiche paesaggistiche e ambientali. L’elemento di spicco è un possente muro in ‘opus incertum’ d’epoca repubblicana, attualmente attraversato dalla via litoranea (via Unità d’Italia), parte della cinta difensiva del porto che impropriamente ha preso il nome dell’imperatore Nerva (96-98 d.C.) per un’iscrizione rinvenuta nei pressi e riferita a una sua opera devoluta alla città. Congiunto al muro, nella parte occidentale, si configura un complesso di forma quadrangolare costituito da locali quadrilunghi con volte a botte che la tradizione indica come ‘Grotte di Sant’Erasmo’ in quanto legate alla memoria del vescovo di Antiochia, morto e sepolto a Formia. Le strutture erano il basamento di una villa marittima, successiva alle esigenze difensive, i cui locali sottostanti servivano da deposito merci, come nella villa del porto Caposele, accessibili da una corte centrale collegata alle banchine. Davanti al complesso insistono i resti di una peschiera usata dai romani per l’allevamento del pesce. Immediatamente a monte – prosegue Ciccone – correva l’antica cinta di mure ciclopiche pre-romana (V secolo a.C.) alta circa 12 metri. Distolta dalla sua funzione, richiese un consolidamento appoggiando una serie di fornici con volta a botte (I secolo a.C.) e lasciando visibili sul fondo i blocchi poligonali. Uno degli ambienti mostra sulla volta l’ornamentazione superstite di prima età imperiale, formata da un raro esempio di riquadrature di stucco figurate e dipinte: da ciò le stanze sono state impropriamente indicate come “ninfei Colagrosso”, dal nome degli attuali proprietari. Tutta l’area era coltivata ad agrumeto, protetta dai venti marini con un alto e sottile muro di cinta e irrorata da una sorgente che scaturisce ai piedi del muro di Nerva, nella parte a monte della litoranea”.

Il futuro. “A nome dell’intera città e mio personale – commenta il Sindaco Sandro Bartolomeo – sento il dovere di ringraziare le famiglie Ranucci e Colagrosso. La loro generosità è pari all’amore che dimostrano per Formia. Il terreno in questione contiene reperti importanti che arricchiranno ulteriormente il già vasto patrimonio storico, archeologico e culturale di questa città. Ma l’area riveste anche un forte carattere simbolico e religioso, legata come è alla storia di Sant’Erasmo e alla devozione per il nostro Patrono. Una volta entrati in possesso del bene studieremo gli interventi necessari per garantire il restauro e la valorizzazione dei resti. Vogliamo che tutto entri a far parte di un’unica rete e che il tesoro di storia custodito per millenni da questa meravigliosa città diventi lo strumento più forte per il suo sviluppo futuro”.