Formia / Il manager asl Caporossi alle prese con le emergenze del Sud Pontino

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FORMIA – Metti il general manager dell’asl di Latina Michele Caporossi disposto in una fredda serata d’inverno a discettare sui massimi sistemi del servizio sanitario nazionale. Metti “Sua Sanità” Giovanni Del Giaccio, giornalista del Messaggero che con il suo libro “Sangue sporco” ha fatto tremare il ministero della salute evidenziando l’indifferenza delle istituzioni di fronte ai casi di contagio per sangue infetto. Condisci tutto con le domande di Saverio Forte, collega ed attento conoscitore del territorio, attualmente nella redazione dell’emittente radiotelevisiva Teleuniverso. Nell’incontro organizzato dall’associazione “Libera” di Formia gli elementi per una discussione franca c’erano proprio tutti.

Nonostante l’orario tardo e le temperature inclementi, nella saletta San Probo della parrocchia di Sant’Erasmo, guidata da don Alfredo Micalusi, oltre che del libro si è parlato di una elisuperficie per la cui realizzazione sono occorsi 10 anni e del policlinico del golfo che per un progetto ormai in soffitta doveva, come ha ricordato il sindaco di Formia Sandro Bartolomeo, sorgere affianco alla pista, presso l’ex Enaoli. “È stato inserito nel piano triennale – ha risposto laconico Caporossi – credo però, se si considerano i bassi costi di gestione che una struttura all’avanguardia comporta rispetto alle criticità di quella attuale, ci siano i margini per realizzarlo”. E’ stata poi sottolineata l’importanza delle prossime aperture delle “case della salute” in cui i medici potranno effettuare per 12 ore al giorno prestazioni rivolte ai pazienti in codice verde ed affetti da alcune patologie croniche. Di prossima apertura, quella di Gaeta, rinforzerà il lavoro portato avanti dal distretto sanitario.

Mentre pedemontana ed ospedale del Golfo continuano ad agitare le notti insonni della politica formiana ormai da venti anni (in sala era presente anche il consigliere regionale di Forza Italia Giuseppe Simeone) una raffica di domande provenienti dal pubblico ha spostato l’attenzione sulla drammatica situazione in cui versa il centro trasfusionale di Formia ed i tempi biblici di prenotazione per molti esami, specie quelli oncologici. Curarsi è diventata ormai una questione di classe sociale di appartenenza. Di fronte alle interminabili code (a volte superano l’anno) molti preferiscono rivolgersi ai privati.

Gli ospedali pullulano di prestazioni intramoenia, ( prestazioni erogate al di fuori del normale orario di lavoro dai medici di un ospedale, i quali utilizzano le strutture ambulatoriali e diagnostiche dell’ospedale stesso a fronte del pagamento da parte del paziente di una tariffa). “Gli orari del personale sono limitati – ha ribattuto Caporossi, ma abbiamo preso atto in alcuni casi di risposte errate date dal servizio cup che effettua le prenotazioni”. Lasciando intendere qualche discrasia che con la cooperativa Capodarco (contro la quale è stata emessa recentemente interdittiva antimafia, ma di questo nell’incontro di ieri non se n’è parlato) c’è, come dimostrano le continue conflittualità con i sindacati del settore. A quel punto la drammatica testimonianza di Paola Villa ha messo sotto i riflettori come oltre 40 donne hanno tentato invano di prenotare prestazioni riguardanti il servizio di mammografia. “Non è possibile effettuare alcuna prenotazione perché non c’è una data disponibile” – è stata la risposta telefonica – è tutto registrato”.

Infine il centro trasfusionale dell’ospedale Dono Svizzero. Chiuderà? Mentre la regione Lazio sta facendo scorta di sacche di sangue, il centro di Formia, un tempo punto di eccellenza, ha perso 800 donatori. La denuncia è arrivata direttamente dal Presidente del Comitato Emotrasfusi Sud Pontino, che ha spiegato come i donatori di Santi Cosma e Damiano, Castelforte e della frazione di Suio versino ormai il proprio sangue in Campania. Per il presidente il centro di Formia chiuderà entro un anno, ipotesi negata dal manager asl che si è difeso facendo presente come gli standard per i donatori nella Regione Lazio si siano notevolmente elevati. “Non so – ha detto – se in Campania richiedano gli stessi requisiti. È un’altra regione…”