Cassino / Operazione anticamorra, proseguono le indagini

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CASSINO – Proseguono le indagini della Guardia di Finanza di Cassino sull’operazione anticamorra coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Napoli che ha riguardato il basso Lazio.

In manette sono finiti quattro imprenditori, già noti alle Forze dell’Ordine per essere stati precedentemente collegati da altre indagini al Clan dei Casalesi. Gennaro De Angelis e Luigi Zonfrilli sono i due indagati arrestati dalla Guardia di Finanza di Cassino presi il primo a Castrocielo e il secondo proprio in città.

Il quartetto degli arresti è composto anche da Baldassarre Licari e Nicola Schiavone, nipote di Sandokan, il primo arrestato a Trentola Ducenta, Schiavone a L’Aquila.

Il gruppo è ritenuto essere dagli investigatori diretti dal tenente colonnello Massimiliano Fortino, il nocciolo imprenditoriale del Clan dei casalesi a Cassino ed in particolare nella provincia di Frosinone. De Angelis è stato arrestato a casa del nipote. I suoi interessi spaziavano in particolare sulla rivendita di auto, ma erano stati differenziati all’intero settore, quindi agli autolavaggi, ai distributori ma anche a strutture ricettive.

Sia De Angelis che Zonfrilli era stati coinvolti nel 2009 in un’altra maxi inchiesta, denominata “Ca-Morra”, che ha portato all’arresto di ben 40 persone tra Roma, Frosinone, Latina (in particolare a Formia), Caserta, Arezzo e Macerata, per diversi reati come estorsioni, truffe, riciclaggio, ricettazione, importazione intracomunitaria di autovetture in regime di evasione d’I.V.A., realizzazione di illeciti profitti attraverso il controllo occulto di attività economiche.

Numerosi collaboratori di giustizia indicano Gennaro De Angelis, classe 1944, originario di Casal di Principe, come affiliato al Clan dei Casalesi e risulta imparentato con il noto capo clan casalese Francesco Schiavone detto “Sandokan”. De Angelis si era insediato nel cassinate all’inizio degli anni ‘70, dove ha svolto per anni il ruolo di referente (“capo regime”) del Clan dei Casalesi per il basso Lazio. Già nell’inchiesta “Ca-Morra”, era emerso che in provincia di Frosinone, avvalendosi della forza intimidatrice derivante dalla sua appartenenza al Clan dei Casalesi, aveva costituito un proprio autonomo sodalizio criminale di tipo mafioso, riuscendo, nel tempo, ad acquisire il controllo del mercato locale delle autovetture grazie ad una proficua attività di importazione parallela di autoveicoli da altri paesi dell’Unione Europea, gestita con la metodologia criminale delle cosiddette “truffe carosello”, basata sulla costituzione di società “cartiere” per l’emissione di fatture per operazioni inesistenti da utilizzare per l’evasione dell’I.V.A. dovuta sulle auto importate e per ottenere indebitamenti i rimborsi d’imposta. In tal modo, l’organizzazione riusciva a commercializzare in Italia autovetture di importazione a prezzi molto competitivi, alterando di fatto le leggi di mercato. De Angelis già nel 2009 era affiancato da Luigi Zonfrilli, classe 1970, originario di Pontecorvo.

Come già scritto ieri su Temporeale.info, in questa nuova operazione della DDA di Napoli, i destinatari delle misure sono accusati di aver reinvestito denaro della criminalità organizzata in attività commerciali, per conto del clan dei Casalesi. Secondo gli inquirenti, i destinatari del provvedimento cautelare avrebbero reimpiegato capitali d’illecita provenienza in attività economiche e commerciali, in particolare nel settore della vendita di autovetture, in Campania e nel basso Lazio.

Le indagini sono iniziate dall’analisi di alcune irregolarità fiscali rilevate nei confronti di alcune società operanti nel settore. A seguito di approfondimenti investigativi “è emerso un grave quadro indiziario – si legge nella nota della Procura – che ha consentito di individuare la fitta rete di prestanome società e conti correnti utilizzati per investire i proventi dell’attività illecita anche nel settore immobiliare della moda, operando prevalentemente in provincia di Caserta e Frosinone”.

Oltre alle ordinanze cautelari il gip del Tribunale di Napoli ha emesso un decreto di sequestro preventivo di 14 società, 11 fabbricati, 5 terreni un’imbarcazione, 83 autovetture e 80 rapporti bancari per un valore complessivo di circa 1o milioni di euro.