Le carceri italiane, già al collasso per sovraffollamento cronico, stanno affrontando un’altra estate di caldo insopportabile e condizioni disumane. A due anni di distanza dagli appelli inascoltati del Garante umbro Giuseppe Caforio, nulla è cambiato. Le celle restano piene oltre ogni limite e, con le temperature che superano i 45 °C, la situazione è diventata insostenibile per detenuti e personale.

135% di sovraffollamento: numeri fuori controllo
Ad oggi, in Italia sono presenti oltre 62.000 detenuti, a fronte di una capienza regolamentare di poco più di 51.000 posti. Il tasso medio nazionale di sovraffollamento è del 133‑135%, con punte ben superiori in molti istituti.
Significa che in celle da 10 letti convivono anche 13 o 14 persone, spesso in spazi inferiori ai 3 m² per detenuto — ben al di sotto degli standard europei minimi.
Caldo record: un inferno senza via di fuga
L’ondata di calore che sta colpendo l’Italia, e in particolare il Centro-Sud, sta rendendo le carceri vere camere a gas.
Come già denunciava nel 2023 il Garante dell’Umbria Giuseppe Caforio, i detenuti vivono:
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in celle prive di ventilazione;
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con finestre schermate o sigillate;
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senza aria condizionata o sistemi di raffreddamento;
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in condizioni igieniche precarie e con acqua razionata.
La richiesta di Caforio di aprire le porte blindate di notte e rimuovere i pannelli di plexiglass dalle finestre per far circolare aria non è mai stata accolta. Oggi quelle richieste tornano drammaticamente attuali.
Il Garante Anastasia (Lazio): “Serve un indulto biennale”
A rilanciare l’allarme nei giorni scorsi è stato anche Stefano Anastasia, Garante dei detenuti del Lazio, che ha proposto una misura concreta e immediata: un indulto di due anni per i condannati a pene brevi o con residui di pena fino a 24 mesi.
Una proposta che:
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riporterebbe la popolazione detenuta entro i limiti di legge (100%);
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alleggerirebbe l’emergenza estiva;
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permetterebbe di salvare vite in un sistema che nel solo 2024 ha registrato 91 suicidi: il numero più alto degli ultimi 30 anni.
L’Italia viola i diritti umani: le denunce internazionali
La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU) e il Comitato per la prevenzione della tortura (CPT) hanno più volte condannato l’Italia per:
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sovraffollamento cronico;
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condizioni igienico-sanitarie degradanti;
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assenza di spazi vitali e privacy;
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trattamento inumano, in violazione dell’articolo 3 della CEDU.
L’inazione delle istituzioni sta diventando una responsabilità morale e giuridica. Non si tratta più solo di emergenza penitenziaria, ma di violazione sistemica della dignità umana.
L’indulto è l’unica soluzione rapida e legale
Di fronte a una bomba sociale e umanitaria, l’unica risposta tempestiva e strutturale è un indulto mirato, già previsto dalla Costituzione.
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Già applicato nel 2006, ebbe effetti positivi anche sulla recidiva.
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Oggi, servirebbe ad affrontare simultaneamente caldo, sovraffollamento e crisi suicidi.
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Darebbe respiro anche agli operatori penitenziari, sempre più stremati.
Basta attese: servono coraggio e responsabilità
Non possiamo più aspettare che il problema esploda definitivamente. Ogni estate, ogni giorno di silenzio, può costare una vita.
L’indulto biennale è l’unico strumento per ripristinare legalità, dignità e vivibilità nelle carceri italiane.
Non è un favore ai detenuti, è un dovere dello Stato democratico.
Chiediamo al Ministro Nordio, al Parlamento e al Presidente della Repubblica di agire ora.
Riformare il carcere non è più un’opzione: è una priorità civile, morale e costituzionale.