Gaeta / Stabilimento balneare militare, fissata l’udienza del ricorso al Tar contro la decisione del Cedecu

Cronaca Gaeta Top News

Tutto come previsto. Saranno addirittura i giudici amministrativi della prima sezione di Latina del Tar a decidere la gestione di un dei più antichi e noti stabilimenti balneari di Gaeta, quello militare sulla spiaggia di Serapo. E’ stata fissata al 12 giugno prossimo la discussione del ricorso promosso dagli ultimi gestori del lido contro la decisione del Centro di Dematerializzazione e Conservazione Unico della Difesa di Gaeta – l’ex stabilimento Grafico Militare di Monte Orlando – di affidare in house la gestione dello storico stabilimento balneare. La sua ultima gestione, quella rappresentata dall’associazione “Ricreativa Dipendenti Difesa” di Gaeta, ha deciso di impugnare al Tar del Lazio, che si pronuncerà tra due settimane, il provvedimento dei vertici del Cedecu che ha affidato l’incarico di gestire il lido ad otto suoi ufficiali nonostante siano inquadrati e retribuiti per svolgere altre e più delicate mansioni istituzionali.

L’associazione “Ricreativa dipendenti difesa” aveva chiesto di avere sino la 30 settembre 2024 ha gestione diretta dello stabilimento balneare. Ora si è rivolta agli avvocati Alfredo Zaza D’Aulisio e Giovanni Maiello per impugnare al Tar la violazione – a suo dire – di un specifico mandato associativo, di essere l’unica in grado di poter esercitare l’attività di “protezione sociale” (attività ricreative, assistenziali, e culturali) per il personale civile e militare del Ministero della Difesa. La fissazione del ricorso al Tar naturalmente potrebbe anche pregiudicare– come peraltro è avvenuto nella fasi iniziali della stagione turistico-balneare 2023 – la riapertura effettiva del lido di Serapo con tutte le conseguenze in termini di gestione della precedente e nuova clientela e, di conseguenza anche della forza lavoro. Gli avvocati Zaza D’Aulisio e Maiello nella richiesta di sospensiva inoltrata al Tar spiegano benissimo come gli unici titolati a gestire lo stabilimento militare di Gaeta siano i rispettivi assistiti che, dipendenti civili dell’ex stabilimento Grafico Militare, sono abilitati per legge “allo svolgimento di attività di “protezione sociale” (attività ricreative, assistenziali, culturali e sportive, promuovendo e rafforzando i rapporti del personale dipendente con l’ambiente sociale esterno) per il personale civile e militare del Ministero della Difesa.

A prevederlo erano state inizialmente l’articolo 24 del Dpr 616/1977 (in base al quale sono di competenza dello Stato le attività di protezione sociale svolte dal Ministero della Difesa a favore dei propri dipendenti) e la legge numero 559 del 23 dicembre 1993, poi riconfermate prima dal Dpr 15 marzo 2010 e poi dal suo regolamento attuativo (Decreto legislativo numero 90/2010), in base al quale gli “organismi di protezione sociale” (deputati alla gestione di circoli, servizi di balneazione) hanno la finalità di “promuovere e rafforzare i rapporti con l’ambiente sociale esterno, e che la gestione di detti organismi “può essere affidata in concessione ad organizzazioni costituite tra il personale dipendente ovvero a enti o terzi. Sulla scorta di questa normativa il Ministero della Difesa con la convenzione dell’8 giugno 2005, denominata “Convenzione per l’affidamento in concessione delle attività di protezione sociale all’associazione costituita tra il personale civile dipendente dello Stabilimento Grafico Militare” “sino a tutt’oggi in vigore senza soluzione di continuità (da ultimo con la scrittura privata numero 1 del 15 giugno 2023), ha affidato in concessione all’associazione ricorrente l’esercizio delle attività di “protezione sociale”, assegnandole in uso gratuito (quale mezzo a fine, per lo svolgimento di dette attività sociali), l’uso del circolo ricreativo dipendenti difesa (“ex Caserma Mameli”), e lo stabilimento balneare militare di Serapo (beni immobili entrambi ubicati nel territorio del Comune di Gaeta).  Da qui la richiesta dell’associazione del presidente Musetti di chiedere il 26 marzo scorso all’Agenzia Industrie Difesa l’affidamento, per la stagione balneare 2024, del servizio di gestione dell’organismo di protezione sociale circolo ricreativo dipendenti difesa e stabilimento balneare militare di Serapo.

E questa motivazione è una delle istanze sulla quale dovrà pronunciarsi il Tar: secondo lo Stato Maggiore della Difesa “la gestione degli organismi di protezione sociale potrà essere affidata in concessione, prioritariamente, alle organizzazioni costituite tra il personale dipendente e, in subordine, ad Enti terzi”. La direzione generale dell’Agenzia Industrie Difesa, a sorpresa, il 12 aprile aveva respinto la richiesta con questa motivazione: essendo un ente di diritto pubblico istituito come strumento di razionalizzazione e ammodernamento delle Unità Industriali del Ministero della Difesa e…operando secondo criteri industriali con la missione di portare all’equilibrio economico gli stabilimenti industriali assegnati in gestione “ in una logica di creazione di valore sociale ed economico per lo Stato e la collettività”, è volontà ora di gestire gli organismi di protezione sociale secondo le modalità della gestione diretta.

Come? Procedendo alla predisposizione di specifici bandi di gara, mediante piattaforma certificata,  finalizzati a garantire i servizi necessari all’espletamento delle attività in oggetto, anche in attuazione a quanto sancito dall’articolo 547 del decreto legislativo 66/210”. I vecchi gestori del lido non a caso hanno impugnato al Tar attraverso gli avvocati Zaza D’Aulisio e Maiello il regolamento adottato dal Cedecu i 19 aprile con cui affidava a se stesso la gestione dello stabilimento balneare militare di Serapo per la stagione 2024 (per poi garantire poi le attività di balneazione e i relativi servizi) ed esternalizzava la gestione del bar, della caffetteria e della buvette a terzi “i quali provvederanno all’organizzazione ed alla conduzione delle attività e dei relativi servizi.”

Nel ricorso al Tar gli avvocati Zaza D’Aulisio e Maiello sono arrivati ad una conclusione: in base all’articolo 48 del decreto legislativo numero 66/2010 (Codice dell’ordinamento militare) l’Agenzia Industrie Difesa, ente di diritto pubblico, vigilato dal Ministero della Difesa, ha lo scopo soltanto di gestire unitariamente le attività delle unità produttive e industriali della difesa. Può e deve provvedere alla Dematerializzazione di documentazione cartacea; alla raccolta, immagazzinamento, digitalizzazione, archiviazione, conservazione digitale della documentazione degli archivi dell’Amministrazione della Difesa e di altre Pubbliche Amministrazioni e alla gestione informatizzata delle procedure di accesso ai documenti degli archivi digitali e per il trattamento dei relativi dati. Insomma le due funzioni più rilevanti – a dire dei legali ricorrenti – sono la gestione del processo di dematerializzazione della documentazione cartacea del Ministero della Difesa e di altre Pubbliche Amministrazioni e la funzione di Conservazione digitale quale Ente accreditato da AgID (Agenzia per l’Italia Digitale) per l’erogazione del servizio”.

Il Tar viene invitato a restituire a riconsegnare la gestione dello stabilimento agli ultimi gestori perché “l’amministrazione diretta degli organismi di protezione sociale non rientra nell’ambito delle attribuzioni (esclusivamente produttive) né dell’Agenzia Industrie Difesa né del Cedecu. Questi due enti non possono gestire l’organismo di protezione sociale costituito dallo stabilimento balneare militare di Serapo perché non ne sono competenti”.  Nel ricorso al Tar in discussione il 12 giugno viene evidenziato come “dagli atti adottati sia dall’Agenzia Industrie Difesa che dal Cedecu non si rinviene l’attuazione di alcuna “gestione diretta”. Relativamente alle attività di balneazione e ai relativi servizi di salvamento, il Cedecu – aggiungono gli avvocati Zaza D’Aulisio e Maiello – “non possiede proprio personale specializzato per gestire detti obbligatori servizi (bagnino e assistente bagnanti) e pertanto l’Amministrazione dovrà necessariamente esternalizzare anche detti servizi.

Ne consegue che, la dichiarata “gestione diretta” (“addotta quale unico ed esclusivo motivo per respingere l’istanza della ricorrente”) oltre a porsi in frontale contrasto con la normativa vigente, costituisce una vero e proprio simulacro, o meglio una mera illegittima scusa, per respingere immotivatamente l’istanza della ricorrente”. La richiesta al Tar del Lazio – sezione di Latina di annullare l’intera attività procedurale avviata è stata inoltre motivata perche“non essendovi all’interno conseguenzialità sul piano logico-giuridico tra le determinazioni adottate dall’amministrazione…ed essendo sin troppo evidente uno sviamento del potere esercitato. L’Agenzia Industrie e difesa, invece, è stata accusata di illustrare le ragioni, “semmai ci fossero”, del ricorso all’affidamento diretto come la previsioni di benefici in termini di riduzione dei costi gestionali, valorizzazione del personale, e sviluppo di nuovi prodotti e servizi .

“Essendo stati negli anni pregressi (dal 2005 al 2023) l’organismo di protezione sociale in questione affidato all’associazione Ricreativa dipendenti Difesa obiettivamente mal si comprende quali costi gestionali l’Agenzia delle Industrie intende ridurre – rimarcano gli avvocati Zaza D’Aulisio e Maiello – L’Agenzia delle Industrie ed il Cedecu sono enti con funzione industriale/produttiva e dunque, mal si comprende quale “valorizzazione” potrebbe ricevere il loro personale nell’impiego quali bagnini, assistenti bagnanti, preposti alle docce, al controllo dei fruitori L’affermazione di voler offrire nuovi prodotti e servizi, oltre che assolutamente generica, è smentita dal regolamento interno per l’organizzazione e il funzionamento dello stabilimento balneare. In una, la motivazione addotta dall’Amministrazione nel provvedimento impugnato è palesemente apparente e, pertanto, inidonea a sorreggere lo stesso. Ad ogni modo, la motivazione addotta dall’Amministrazione è manifestamente illogica e irrazionale. Ciò sia perché a fronte dell’affidamento a terzi dei servizi per la gestione dello stabilimento balneare di Serapo la Pubblica Amministrazione sosterrà dei costi (non un risparmio di spesa) e sia perché il Cedecu di Gaeta ha una propria funzione industriale che non ha nulla a che vedere con la gestione di uno stabilimento balneare”.