Gaeta / Ex vetreria Avir: forse da rifare il processo per “lottizzazione abusiva”

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GAETA – Potrebbe ripartire quasi da zero il processo per la lottizzazione abusiva che sarebbe stata realizzata all’interno dell’ex vetreria Avir di Gaeta al punto che 12 anni l’area venne sottoposta a sequestro penale dai Carabinieri del Nipaf per ordine del magistrato che rappresenta la pubblica accusa nel procedimento, il sostituto procuratore Giuseppe Miliano. Questo prevedibile colpo di scena ha caratterizzato lunedì mattina la ripresa del processo dopo le festività Natalizie. Ci sarebbe dovuta essere la sentenza finale ma il giudice monocratico Laura Morselli dal 1 gennaio scorso è stata trasferita ad altro incarico diventando Gip e Gup dello stesso Tribunale di Latina. Per la cronaca il dibattimento per alcuni minuti è stato presieduto da un ex Gip, Mario La Rosa, che dall’inizio dell’anno è diventato magistrato giudicante. Ha preso atto che la collega ha assunto un altro ruolo e ha rinviato il processo per la sentenza finale al prossimo 14 marzo. Il dottor La Rosa non ha escluso che ad emetterla possa essere Laura Morselli ma c’è bisogno ora di una deroga ufficiale da parte della presidente del Tribunale di piazza Buozzi, la dottoressa Caterina Chiaravellotti, anche lei nel frattempo firmataria di una richiesta pendente davanti il Consiglio Superiore della Magistratura per essere trasferita ad altro incarico.

Gli addetti ai lavori sostengono che il 14 marzo sarà la dottoressa Morselli ad emettere la sentenza nei conffronti degli attuali imputati per lottizzazione abusiva in concorso Nicola Martino e Raffaele Di Tella, rispettivamente amministratore delle società edilizie “Gaim srl” e “Di Tella srl. Se fosse il contrario, a presiedere il processo sarà lo stesso ex Gip La Rosa che potrebbe richiedere un suo svolgimento bis relativamente alla requisitoria della Procura e all’arringa della difesa. Gli ex proprietari della vetreria Avir di Gaeta meritano un’assoluzione dopo 12 anni perché non hanno ne commesso il fatto o perché il fatto non costituisce reato. Era terminata così, dopo quasi tre ore, lo scorso 29 novembre il circostanziato interento dell’unico legale difensore, l’avvocato Luca Scipione.

Nella sua requisitoria a 12 anni dai fatti il dottor Miliano aveva svelato le sue carte e aveva chiesto per i due imputati un anno e quattro mesi di reclusione e soprattutto la confisca dell’area. Per affidarla al comune di Gaeta – come peraltro è avvenuto alla luce di una sentenza del Consiglio di Stato emessa da una relazione falsa di una dirigente del comune di Gaeta per la quale c’è stato un rinvio a giudizio del Gup del Tribunale di Roma – o allo Stato? Il Pm Miliano, di fronte a questa opzione, aveva scelto il secondo. Nel corso della sua requisitoria Miliano aveva motivato la sua richiesta di condanna. Le due ex società proprietarie dell’Avir avrebbero effettuato – a suo dire – una serie di frazionamenti che, alla distanza, avrebbero provocato un aumento volumetrico con finalità di edilizia privata residenziale.

Nella sua arringa l’avvocato Scipione, invece, era stato di tutt’altro avviso affermando come del reato di lottizzazione abusiva, semmai fosse stato compiuto, non potevano essere considerati responsabili soltanto due imprenditori privati. Insomma quel tipo di reato, qualora fosse stato commesso, avrebbe dovuto vedere coinvolti eventualmente dirigenti, tecnici ed amministratori del comune di Gaeta che in questa tortuosissima vicenda tecnico urbanistica non sono stati mai citati. In ordine al frazionamento di ben 28 lotti del complesso immobiliare dell’ex Avir , il legale della Gaim e della Di Tella srl aveva spiegato come sei siano stati particelizzati quasi un secolo fa – nel 1928 – altrettanti siano stati eseguiti nel 2005, 18 anni fa, mentre dei 16 rimanenti furono avanzate altrettante richieste al comune di Gaeta ma non se ne fece mai niente.

Se il Prg del comune di Gaeta adottato nel 1973 prevedeva per l’area ex Avir 53mila metri cubi, l’avvocato Scipione aveva ricordato una significativa ricognizione volumetrica che promosse l’amministrazione del sindaco Antonio Raimondi. Diede mandato all’allora dirigente del settore urbanistica Sisto Astarita di verificare la situazione esistente alla luce di una precisa volontà dei privati di riqualificare l’area, in stretta collaborazione con il comune di Gaeta, presentando il piano integrato d’intervento previsto dalla legge regionale numero 22/1997 sul recupero funzionale dei siti industriali dismessi. E nel corso della sua arringa l’avvocato Scipione ricordò come tutto avvenne alla luce del sole, o meglio, all’interno del teatro Ariston che ospitò due happening pubblici alla presenza di “centinaia e centinaia di cittadini”.

In una delle ultime udienze i due indagati avevano chiamato a deporre in Tribunale a Latina un illustre testimone, niente meno che l’ex sindaco di Gaeta Antonio Raimondi. L’ex primo cittadino, rispondendo, insieme al geomtra Rosario Romano, alle domande dell’avvocato Luca Scipione e della dottoressa Morselli, tentò di demolire il teorema della Procura arrivando a sostenere come il blitz dei Carabinieri, con il senno del poi, avesse condizionato pesantemente e negativamente – a suo dire – contro di lui lo svolgimento della campagna elettorale che nella primavera del 2012 culminò con il suo sfratto (dopo un solo mandato) dal palazzo Municipale di piazza XIX Maggio ed il contestuale arrivo di Cosimino Mitrano, poi sindaco di Gaeta sino al giugno del 2022.

E Raimondi lo spiegò al giudice Morselli: “Quel mio primo mandato ruotava attorno a due obiettivi programmatici, il recupero dell’ex Avir dell’ambito della legge region ale numero 22/1997 sulla riqualificazione delle aree dismesse e la riattivazione dell’ex ferrovia Littorina. Sull’ex vetreria fui chiaro con i privati. Il comune aveva necessità di avere un solo interlocutore per il recupero di 26mila metri quadrati. Le resistenze non mancarono ma fui in grado di far riunire le società private sotto un unico consorzio perché ci sarebbe dovuta essere un’unica interlocuzione – ribadì Raimondi nella sua deposizione in Tribunale – con il comune per realizzare quello che pretendevamo come parte pubblica: la realizzazione di un museo dell’ex vetreria, un centro congressi per favorire il turismo congressuale e la destagionalizzazione dello stesso turismo, la costruzione di una nuova strada dei “Due mari” che collegasse Serapo a via Lungomare Caboto e di un parcheggio in cui 400 stalli sarebbero dovuto essere gestiti dal comune”.

Il 3 febbraio 2009 l’allora sindaco Raimondi presentò il progetto per l’ex vetreria Avir (“con il rapporto uno, comune, contro uno, il Consorzio”) dopo che nel dicembre precedente precedente il consiglio comale varò le linee guida per la variante generale al Prg.

“Al teatro Ariston – puntualizzò l’ex sindaco di Gaeta – quella domenica mattina c’erano duemila persone…perché tutti vedessero e ascoltassero. Io nell’interesse di Gaeta ho giocato a carte scoperte e non ho chiesto a chicchessia di condividere progetti di finanza molto allegri…”.

Nel corso della deposizione di Raimondi arrivò la miglior difesa per i privati indagati per lottizzazione abusiva: “La Procura all’epoca non interpretò come avrebbe dovuto e potuto l’importanza di un suggerimento che arrivò dal comune di Gaeta. Fu l’allora dirigente del settore urbanistica Antonella Avitabile a pretendere dal privato di frazionare le particelle. Per la Procura in quel momento si consumò la lottizzazione e invece il comune operò un atto di grandissima trasparenza e chiarezza perché il privato chiariva la destinazione d’uso delle aree che avrebbe gestito facendo altrettanto a favore di quelle che sarebbero finite sotto la giurisdizione del Comune…Altro che…”

“Subito dopo il sequestro dei Carabinieri nell’estate 2011 fu la stessa architetto Avitabile – aggiunse l’ex sindaco di Gaeta – a firmare un’ordinanza cautelare per l’acquisizione, attraverso la relativa confisca, dell’ex vetreria al patrimonio immobiliare del comune”. Da quel momento prese il via un’altra controversia amministrativa e giudiziaria tuttora pendente. I privati impugnarono al Tar con esito positivo l’ordinanza per il via della confisca cui fece seguito nella primavera 2013, ad un anno dalla sua prima elezione del sindaco Mitrano, il ricorso al Consiglio di Stato che nell’agosto 2019, ribaltando il pronunciamento del Tar, spianò la strada per la confisca dell’ex vetreria da parte del comune di Gaeta. L’ex sindaco Raimondi al giudice Morselli rispolverò un nervo delicatissimo: la richiesta di rinvio a giudizio sulla quale si è pronunciata favorevolmente nei mesi scorsi il Gup del Tribunale di Roma Simona Calegari. Aveva disposto il rinvio a giudizio nei confronti dell’attuale dirigente del Dipartimento “Riqualificazione Urbana” del Comune di Gaeta Stefania Della Notte con l’ipotesi accusatoria di falso ideologico commesso da un pubblico ufficiale.

Il 28 dicembre 2018 la neo dirigente del comune di Gaeta rispose ad una seconda ordinanza istruttoria del Consiglio di Stato che, appunto, stava decidendo il ricorso dei cinque privati contro la decisione dell’amministrazione-Mitrano di acquisire al patrimonio comunale di Gaeta l’ex vetreria perché gravata dal fardello penale della lottizzazione. Il Consiglio di Stato chiese all’architetto Della Notte (l’aveva fatto in precedenza anche nei confronti del suo predecessore, l’ingegnere Massimo Monacelli) di spiegare quale fosse lo stato dell’arte sul piano urbanistico e particellare all’interno dell’ex vetreria. I giudici di palazzo Spada avevano emesso l’ordinanza numero 213 del 16 gennaio 2018 nell’ambito – come detto – del procedimento amministrativo numero 570/2014 dopo che il Tar aveva legittimato l’iter di confisca avviato dalla prima Giunta Mitrano. La richiesta di chiarimenti del Consiglio di Stato arrivò al comune di Gaeta il 28 settembre 2018 e l’architetto si prese tutto il tempo a sua posizione per ottemperatare alla richiesta arrivatale.

E così che il 28 dicembre di quello stesso anno “attestò falsamente che il frazionamento dei subalterni 3,4,5, 8,9 e 13 della particella 89 del foglio 34 era stato depositato all’ufficio tecnico del comun e di Gaeta il 2 febbraio 2011 mentre in realtà tale atto era stato depositato in data 6 maggio 2005”. L’architetto Della Notte con quella comunicazione al Consiglio di Stato avrebbe provocato un danno diretto ad uno dei proprietari dei “case rosse” di via Frosinone nell’ambito del perimetro catastale dell’ex complesso industriale dell’Avir. Raffaele Di Tella, di 58 anni di Frignano, con quel falso frazionamento risultò spogliato di alcune particelle e si trovò privo da un giorno ad un anno di diverse cubature realizzate e finanche di un giardino di cui sapeva di avere la proprietà. Di Tella seppe di quel frazionamento comunicato dal comune di Gaeta al Consiglio di Stato durante un regolare svolgimento di quel contenzioso amministrativo di secondo grado e così diede mandato agli avvocati Luca Scipione e Michela Grieco di presentare un esposto contro ignoti direttamente presso gli uffici della Procura di Roma a piazzale Clodio. Era il 20 dicembre 2019. A fare il resto furono gli agenti del commissariato di Polizia di Gaeta che, sequestrando diversa documentazione presso il dipartimento “Riqualificazione urbana” del comune, appurarono in due informative del 19 e 29 maggio 2020 di come la dirigente Della Notte avesse informato falsamente il Consiglio di Stato su una particellizzazione che aveva un altro obiettivo di maggiore spessore amministrativo e…eletttorale.

L’architetto Della Notte voleva creare un danno ad uno dei privati proprietari di un appartamento nell’ex vetreria Avir? Probabilmente no. L’assunto giuridico che fece l’avvocato Luca Scipione davanti il Gup Calagari nell’udienza fu uno soltanto: con quel falso ed erroneo frazionamento dei sei subalterni della particella 89 del foglio 34 il comune di Gaeta voleva soltanto trarre in inganno il Consiglio di Stato per dimostrare che nell’area ex Avir si era consumata una lottizzazione abusiva e, pertanto, quell’area da privata (per la gran parte) doveva diventare pubblica. E così avvenne sino a quando Cosimino Mitrano nell’estate 2021, ad un anno dal voto amministrativo in cui prevalse Cristian Leccese, azionò un bob cat che demolì il muro di cinta ed altre pertinenze dell’ex Avir. Senza quel falso frazionamento comunicato dall’architetto Della Notte al Consiglio di Stato l’iter tecnico amministrativa dell’ex vetreria avrebbe avuto il corso che poi realmente ha avuto?