FORMIA – Un docente di fisica prestato alla politica dalla quale avrebbe meritato decisamente qualcosa di più. Il mondo politico di Formia è in lutto negli scampoli finali delle festività Natalizie a causa della scomparsa, all’età di 84 anni (li ha compiuti il 23 novembre scorso), del professor Franco Simeone, probabilmente una delle figure più gentili che ha avuto l’onere e l’onore di guidare la città anche se per un periodo decisamente risicato, poco più di 11 mesi.
Democristiano e, nello specifico, componente della componente di Base, uno degli “allievi” più ascoltati da parte del più volte sindaco Tommaso Parasmo, il professor Simeone era molto legato al quartiere, quello marinaro di Mola, di cui è stato un punto di riferimento per il suo impegno a livello laicale e culturale. Militante dell’Azione Cattolica, aderente al movimento per la vita e al gruppo famiglia della parrocchia dei Santi Lorenzo e Giovanni Battista per via di quella seguitissima guida spirituale qual è stato il compianto don Carmine Ciccolella, il professor Simeone lascia un vuoto incolmabile anche nel mondo della scuola (ha insegnato fisica a lungo presso l’istituto nautico “Giovanni Caboto” di Gaeta e presso l’istituto professionale “Enrico Fermi” nel suo quartiere di appartenenza sino al 2004 quando ha guadagnato la pensione) e dell’associazionismo culturale per aver guidato anche l’attività culturale-ricreativa e musicale “Mola” su precisa insistenza di tanti personaggi che hanno voluto concretamente bene a Formia (di cui erano orgogliosamente innamorati), tra questi Ninì Matteis, Renzo Contreas e Giovannino Bove.
Per quanto riguarda il suo impegno in politica il professor Simeone ha pagato forse sulla sua pelle la sua fideistica e coerente adesione alla componente basista della Dc. Candidato ma senza essere mai eletto alle amministrative del 7 giugno 1970 e a quelle successive del 15 giugno 1975, il giovane professore di fisica entrò per la prima volta in Consiglio in occasione del voto dell’8 giugno 1980 per dar vita alla settima consiliatura del secondo dopo guerra. La Dc con 18 consiglieri eletti era capace di fare il bello ed il cattivo ma in quella fase storica i sindaci venivano eletti dal consiglio comunale ed il partito di maggioranza relativa dovette far fronte a non poche turbolenze interne che culminarono con l’elezione in un quinquennio di cinque sindaci: Tommaso Parasmo (dal 22 settembre 1980 al 24 marzo 1981), di Luigi Bonelli (dal 24 marzo 1981 al 27 gennaio 1982), di Giulio Colella (dal 16 febbraio 1982 al 14 marzo 1993), ancora di Tommaso Parasmo (dal 14 marzo 1983 al 29 novembre) e della nascente stella della politica cittadina, il futuro Senatore Michele Forte che guidò un monocolore dc dal 30 gennaio 1984 al 23 luglio 1985).
In questa prima metà degli anni ottanta il professor Simeone affiancò il suo debutto consiliare con incarichi di medio-alto calibro diventando membro dell’Eca e del consiglio d’amministrazione dell’ospedale “Dono Svizzero” di Formia, presidente della commissione per le case popolari e assumendo, via di seguito, gli incarichi di assessore ai servizi sociali, alla Pubblica istruzione, alla cultura, al personale e finanche all’urbanistica
La svolta per la vita politica per il docente di via Solaro – una strada che in un mese ha perso, oltre al professor Simeone, anche l’ex assessore al comune e alla provincia, l’avvocato Aldo Scipione – si registrerà alle amministrative del 12 ed il 13 maggio 1985. Il segretario nazionale della Dc era Ciriaco De Mita al quale non tardarono ad arrivare le voci (e gli articoli della carta stampata) di una balena bianca formiana divisa, dilaniata in mille rivoli. Piazza del Gesù commissariò il partito con il deputato lucano Angelo Sanza che, aprendo la campagna elettorale nell’ex cinema Miramare, presentò la lista della Dc decisamente rinnovata “perché abbiamo bisogno di nuove energie che siano linfa nuova per il partito alle soglie del 2000…” .
Il commissario Sanza già in quella sede avrebbe indicato chi avrebbe dovuto guidare la città subito dopo quel vuoto che gli diede ragione: bisogna eleggere 40 consiglieri e la Dc ne portò…22. Tra questi il professor Simeone. Ma l’inizio di quella consiliatura fu un parto pentagemellare nel senso che non si trovò l’accordo per eleggere il successore di Michele Forte che nel frattempo era diventato il consigliere comunale più votato. Si svolsero due consigli d’insediamento – si arrivò ad ipotizzare il coinvolgimento (rigettato) dell’allora Pci presente in consiglio con la civica “Alternativa per Formia” – quando il 23 luglio 1985 il neo capogruppo della Dc Ugo Rivera candidò Simeone alla carica di sindaco alla testa di una coalizione monocolore.
Quelli che stavano per iniziare furono 11 mesi “terribili e affascinanti” per lo stimato docente di scuola superiore. Simeone sembrava assolvere al ruolo di Davide contro il sempre più dominante Golia (Michele Forte) ed il suo de profundiis politico si registrò a Terracina in un drammatico congresso provinciale della Dc. La componente Andreottiana lo vinse e Simeone rimase legato alla Base della Dc. E poi il segretario provinciale Federico Fauttilli annunciò (forse a malincuore) che a Formia, così come nel governo a Palazzo Chigi, doveva nascere il pentapartito con la partecipazione anche del Psi, del Psdi, del Pri e del Pli. Fu deciso di porre fine alla sindacatura di Simeone per il quale il pomeriggio del 28 giugno 1986 rimase indigesto nella sua esistenza. Sapeva di avere le ore contate come Primo Cittadino alla luce del nuovo accordo politico sopraggiunto e con eleganza e obbedienza politica decise di rassegnare le dimissioni sapendo che pronto a tornare a guidare la città era Michele Forte.
Durissime le parole che pronunciò il prof: “Desidero esprimere augurio a cinque partiti politici affinchè sappiano finalmente dare a Formia un’amministrazione stabile e di larga partecipazione politica. Ritengo di aver assolto fino in fondo al mandato che il mio partito, all’unanimità, mi ha affidato il 23 luglio dello scorso anno. Tocca ora a tutti fare in modo che il lavoro svolto non venga rovinato per fatti collaterali e di interesse privatistico”.
Simeone avrebbe potuto contestare le direttive politiche che gli arrivarono dalla Dc di Latina ma da uomo di partito ingoiò quel rospo che, a posteriori, fu lenito dalle felicitazioni che gli arrivarono da sinistra in quegli anni terribili: fu il solo, forse insieme al capogruppo Dc Ugo Rivera, a ripristinare, grazie alla sua capacità di dialogo e di collaborazione, quel “clima di rispetto” con gli allora e agguerriti gruppi di minoranza. Da quel giorno la storia della vita politica di Formia cambiò e forse terminò anticipatamente la carriera politica di un uomo buono, onesto e con un difetto: l’inclinazione al dialogo.
Con un maxi gruppo consiliare (arrivò a 28 consiglieri su 40 dopo le amministrative del maggio 1990) – neanche il Partito Comunista bulgaro di quegli anni poteva vantare questi numeri – Michele Forte diventò l’indiscusso “dominus” della vita politica di Formia sino al 1992. Eppure anche in quei momenti terribili per la politica cittadina – il sindaco Forte fu sospeso in pieno consiglio comunale – il professor Simeone non tardò ad evidenziare la sua inclinazione protesa alla responsabilità, anche nei riguardi di quella Dc che l’aveva pugnalato gratuitamente alle spalle. Il 14 settembre 1992 con un Comune prigioniero della Procura di Latina e delle forze di polizia il neo sindaco Vittorio Marciano chiese al professor Simeone di tornare in Giunta e l’interessato rispose affermativamente benchè non facesse parte del consiglio comunale. Ma quel sistema di potere aveva i mesi contati ed il primo ad accorgersene e, soprattutto, a dirlo fu Franco Simeone.
I suoi funerali si svolgeranno oggi, domenica 7 giugno, alle ore 15,30, presso la chiesa che era diventata la sua seconda casa, quella di San Giovanni Battista. Alla moglie e ai figli Simona, Giovanni e Sergio arrivino le nostre più sentite e affettuose condoglianze.