Formia / Rifiuti, contenzioso Futuro Rifiuti Zero e Centro servizi ambientali verso il Consiglio di Stato

FORMIA – Nel giorno, lunedì, in cui è in programma a mezzogiorno l’attesa conferenza stampa al comune di Formia dell’amministratore unico della “Futuro Rifiuti zero” Raffaele Rizzo, si svolgeranno quasi contemporeamente presso il “Centro servizi ambientali” di Castelforte una serie di incontri operativi molto attesi alla luce del Tar del Lazio-sezione di Latina (presidente Riccardo Savoia, giudice estensore Valerio Torano) di respingere il ricorso – dell’azienda castelfortese contro il provvedimento della Frz che la scorsa primavera aveva disposto lo stop del conferimento dei rifiuti indifferenziati della “Frz” presso l’impianto di via Viario con nuova destinazione la Saf di Colfelice.

Dalla pubblicazione (del 12 dicembre) della sentenza del Tar – che si era pronunciato il 22 novembre scorso dopo un rinvio a settembre – i vertici e i legali del Csa si sono imposti un religioso silenzio che potrebbe essere interrotto lunedì dopo un briefing con i legali di fiducia avvocati Gianluca Sasso e Luigi Imperato. Quest’ultimi due ultimi si sono limiti a definire “errata, nella forma e nella sostanza” la sentenza del Tar del Lazio nel momento in cui andava a censurare il trattamento degli indifferenziati (codice 20.03.01) prodotti dai comuni di Formia e Ventotene, avvenuto con la gestione del Tm (trattamento meccanico) piuttosto che con il Tmb (trattamento meccanico biologico).

Un fatto è certo: il Centro servizi ambientali ha fatto sapere di aver perso una battaglia ma non la guerra promossagli apertamente dal neo amministratore della “Frz” Rizzo appena essere stato nominato dai sindaci Gianluca Taddeo e Carmine Caputo. Le indiscrezioni trapelano col contagocce ma il Csa ha davanti due opzioni che ora deve vagliare per respingere l’accusa della “Frz” di non possedere le caratteristiche tecniche e normative per trattare i rifiuti indifferenziati. I legali Sasso ed Imperato non hanno voluto credere ai loro quando il Tar nella voluminosa sentenza accusa il Csa di non aver depositato le analisi merceologiche sui rifiuti indifferenziati trattati.

Gli avvocati Sasso ed Imperato hanno verificato questa considerazione e l’hanno definita “infondata”. Le analisi merceologiche sono state trasmesse al Tar in una prima memoria in data 1 luglio e, abbracciando il periodo ottobre 2021-marzo 2023, contenevano una frazione organica “sotto soglia, uguale e poco più superiore al 15%. Secondo gli avvocati Sasso ed Imperato non è stato corretto sentenziare che le analisi del Csa non hanno valore probatorio ….semplicemente perché non sono state neppure prese in esame nonostante fossero allegati agli atti della controversia. Il “Centro servizi ambientali” intende difendere a denti stretti il proprio operato in quanto il Tar – a suo dire – non ha verificato in sede di istruttoria come l’esito delle sue ultime analisi merceologiche effettuate quando era ancora incaricato dal “Futuro Rifiuti zero” è stato analogo, identico (15,90% della frazione organica) ai primi accertamenti biologici effettuati dal nuovo soggetto incaricato dalla “Frz”, la Saf di Colfelice.

Se c’è stata una corretta gestione del rifiuto indifferenziato da parte di due distinte strutture industriali del ramo, aveva senso revocare l’incarico al Csa per affidarlo sino al prossimo 31 dicembre all’azienda ciociara? Questo interrogativo potrebbe campeggiare nella richiesta di sospensiva che i legali del Csa potrebbero inoltrare al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar ma non si esclude un’iniziativa ancor più clamorosa: un’istanza di revocazione da presentare alla stessa sezione di Latina del Tar.

Il legale della municipalizzata dei comuni di Formia e Ventotene, Vittorina Teofilatto, nella sua memoria difensiva al Tar ha ribadito la corretteza della società perché, “dopo aver verificato che la prossimità della frazione umida era arrivata al ….30%, non è stato ritenuto necessario esaminare anche la frazione inferiore a 20 mm essendosi di gran lunga superata la soglia limite prestabilita”.

Il Tar nella sua sentenza ha deciso, a sorpresa, di trasmettere gli atti alla Procura della Repubblica di Cassino e alla Corte dei Conti per assumere “eventuali provvedimenti”. L’iniziativa non ha fatto spaventato l’azienda di Castelforte : avrebbe disposto da tempo alcune indagini difensive per dimostrare come la frazione umida nei rifiuti ìndifferenziati ricevuti sia improvvisamente raddoppiata, passando al 15% al 30%. Il contenzioso ora si svilupperà davanti il Consiglio di Stato e presso la Procura di Cassino presso la quale il Csa vuole mostrare le sua carte a fronte dell’accusa del Tar di essere “un operatore privato sulla base di un titolo giuridico inesistente”.

Se così fosse, non è stata limpida la stessa condotta negli ultimi anni e mesi dei comuni di Formia e Ventotene di servirsi di una struttura “illegale”? Sono stati a questo punto omissivi e inadempienti gli altri comuni clienti del Centro servizi ambientale di Castelforte e, pertanto dovrebbero temere – nella logica del Tar – guai giudiziari della Procura di Cassino? E’ inverosimile che sia stata innescata forma di terrorismo industriale in un settore ed in comprensorio che meritano altre risposte in termini di legalità e di trasparenza?

(In copertina immagine di repertorio)

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