Cronaca

Latina / Omicidio e tentato omicidio per scongiurare furto in casa, rischia il carcere l’avvocato Palumbo

Potrebbero aprirsi da un momento all’altro – il tempo della notifica della sentenza – le porte del carcere per Francesco Palumbo dopo la durissima decisione giovedì sera della Corte di Cassazione che lo ha condannato ad 11 anni di reclusione (da scontare in carcere) relativamente all’omicidio di Domenico Bardi e al tentato omicidio di Salvatore Quindici per scongiurare un tentativo di furto all’interno dell’abitazione dei suoi genitori in via Palermo nel capuologo pontino.

I legali dell’avvocato di Latina, i colleghi Leone e Zeppieri, hanno provato sino all’ultimo – il Procuratore generale aveva chiesto l’inammissibilità del loro ricorso – a chiedere l’annullamento della sentenza della Corte di Appello di Roma che il 13 gennaio scorso aveva condannato, appunto, l’avvocato Palumbo a ben 11 di anni carcere. E la difesa dell’uomo ha presentato un quadro omicidiario diverso a quello ricostruito dalla Procura rispetto a quanto avvenuto quella drammatica domenica del 15 ottobre 2017.

Palumbo – informato sul suo cellulare da un messaggio del sistema di allarme – corse immediatamente presso l’abitazione della madre quando sorprese Bardi e Quindici mentre effettuavano un tentativo di furto.

L’avvocato era armato: decise di uscire da casa con una pistola regolarmente denunciata e – sempre secondo la versione dell’accusa – nel giardino condominiale dell’abitazione della madre colpì quattro volte Bardi, da una distanza di quasi 9 metri, alle spalle (mentre scendeva da una scala poggiata sul muro della palazzina) e ferì gravemente Quindici intento a scappare.

Furono sparati dodici colpi in sequenza e la Procura, al termine delle sue perizie balistici, arrivò ad una conclusione: quelli che non furono colpi per difendersi o dettati dalla semplice paura ma furono sparati per uccidere. Un’ipotesi investigativa condivisa il 22 aprile 2022 dalla Corte d’Assise di Latina che condannò l’avvocato Palumbo a 14 anni di reclusione (due addirittura in più rispetto alla requisitoria della Procura), all’interdizione perpetua dai pubblici uffici e all’interdizione legale per la durata della pena. La sentenza definitiva della Cassazione arriva dopo che all’avvocato Palumbo erano state concesse le attenuanti – era infatti incensurato – e lo stesso imputato aveva provveduto a risarcire i familiari di Bardi e di Quindici.

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