Latina / Scandalo Karibu e consorzio Aid: viaggi, regalie e bonifici, ecco l’ordinanza del giudice Molfese

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LATINA – Da Salvatore Ferragamo all’Hilton di Fiumicino passando per alcune delle strutture ricettive più note della provincia di Latina, dai ristoranti “Barbitto” e “Foro Appio” di Sezze a “Marechiaro” di Latina, dalla “Catena” di Sermoneta sino al villaggio turistico Aenea’s Landing di Latina. Presso questi locali sono stati più volte ospiti alcuni degli indagati raggiunti da una circostanziata ordinanza del Gip del Tribunale di Latina Giuseppe Molfese che, destinatari in qualità di vertici della cooperativa sociale “Karibu” e del Consorzio Aid di un provvedimento di sequestro preventivo finalizzato alla confisca per un importo di ben 61 milioni di euro, sono accusati di aver utilizzato fondi pubblici per migliorare la gestione dell’accoglienza dei migranti in Italia per acquistare gioielli, capi d’abbigliamento d’alta moda, beni di lusso, per effettuare viaggi e per frequentare centri estetici, ristoranti, discoteche, agriturismi e B&B.

Nell’ordinanza di 152 pagine chiesta dai sostituti procuratori Andrea D’Angeli Giuseppe Miliano nel mirino ci sono quasi sempre le due donne finite ai domiliciari, Marie Therese Mukamatsindo e Liliane Murekatete, suocera e moglie del deputato ex Verdi Sinistra Italiana Aboubakar Soumahoro e membri del Consiglio di Amministrazione della cooperativa “Karibu”. Sono finite ai domiciliari perché “entrambe rivestono tuttora cariche in società che hanno come core businness ambiti affini alla gestione migranti”.

Se per la procura di Latina andavano tutti arrestati, l’ordinanza ha invece imposto l’obbligo di dimora in un Comune della provincia di Alessandria per l’altro figlio della fondatrice, Michel Rukundo mentre nessuna misura è stata estesa ad un secondo figlio della Mukamitsindo, Richard Mutangana, interessato nel dicembre dello scorso dicembre dalle prime misure interdittive. L’ordinanza del Gip Molfese ipotizza lo svolgimento quali la frode nelle pubbliche forniture, bancarotta fraudolenta patrimoniale (per distrazione) e auto-riciclaggio ed i soldi erano al centro di tutto o, meglio, di “una struttura delinquenziale organizzata a livello familiare” in cui le fatture false servivano a evadere le tasse e giustificare. in sede di rendicontazione la richiesta di finanziamenti alla Direzione Centrale per lo Sprar, il sistema di protezione per i richiedenti asilo e rifugiati.

L’accusa è circostanziata quando nel momento in cui i fondi pubblici, anziché migliore il funzionamento dei Cas di Aprilia (Via Lipari), di Latina (Hotel de la Ville Central) e di Maenza (Casal dei Lupi) gestiti dalla Karibu, e quelli dei Cas di Latina (Via Romagnoli e Via del Pioppeto) gestiti da Consorzio Aid, finivano a favore della società Jumbo Africa con destinazione finale alcuni conti esteri. La Procura di Latina ha chiesto ed ottenuto dalla Guardia di Finanza di monitorare il flusso dei contributi ottenuti da Karibù; quasi 7 milioni di euro nel 2017, quasi 10 milioni nel 2018 e altri 7 milioni nel 2019. Nella fase del Covid sono passati dal milione e 325mila euro del 2000 ai 204mila del 2022 passando per i 325 mila euro del 2021.

Secondo le stime della Finanza solo dalla Prefettura di Latina, dal 2017 al 2022, Karibu ha ricevuto 3 milioni euro e “buona parte del denaro non è stato adoperato per le finalità preposte“. Non solo bonifici, carte prepagate e conti ma anche acquisti esorbitanti di capi d’abbigliamento Armani e Guess o gioielli a fronte della situazione in cui versavano i migranti in “strutture da terzo mondo”. Marie Therese Mukamatsindo e Liliane Murekatete sono finite ai domiciliari, accusate di non aver “esitato a disfarsi della documentazione anche contabile della coop Karibu”. E l’indagine potrebbe allargarsi poiché il commissario liquidatore di Karibu ha segnalato alla Procura maggiori distrazione di denaro.

È chiara l’ordinanza del Gip Molfese quando sostiene che “dagli accertamenti compiuti si evidenziavano condotte distrattive medianti pagamenti privi di giustificazione ed esulanti le finalità sociali, remunerazioni personali non giustificate, nonché bonifici all’estero tutti idonei a cagione il dissestro della Karibu“. Le conseguenze di questo disseto sono finite sulla teste dei tanti lavoratori, che pagati poco e male, ora chiedono di essere risarciti. Il loro unico portavoce da anni è il sindacato Uiltucs di Latina che sarà presente con la sua costituzione di parte civile nell’udienza preliminare in programma il 3 novembre (dopo il rinvio nei giorni scorsi)davanti il Gup del Tribunale di Latina.

Nell’intervista video allegata Giafranco Cartisano, segretario provinciale della Uiltucs, ringrazia a “nome dei lavoratori tutti” gli inquirenti sul lavoro e sui sviluppi della vertenza Coop Karibu e Consorzio Aid , “una percorso vertenziale iniziato da mesi grazie alla responsabilita’ e determinazione dei tanti lavoratori e lavoratrici compreso le tante denunce anche di minori, ospiti delle case per minori. Le nostre posizioni, la tanta documentazione le tante dichiarazioni, che evidenziavano il mancato pagamento di circa 400mila euro di retribuzioni e competenze non pagate, oggi rispondono grazie al lavoro degli organi competenti alle tante famiglie ai tanti lavoratori che – ha aggiunto Cartisano – hanno, con il loro coraggio seguito ed esposto dalla Uiltucs Latina, hanno contribuito all’interruzione di una vera e propria emorragia del denaro pubblico.

Abbiamo sin dall’inizio come Uiltucs Latina cercato di denunciare e gridare che le risorse destinate all’accoglienza ed integrazione venivano distorte sino ad arrivare al mancato pagamento dei salari, in alcuni casi sino a 20 mensilita’ – osserva – Siamo sicuri che il coraggio dei lavoratori il nostro lavoro di categoria che rappresenta questi lavoratori arrivera’ a compimento e di conseguenza rispondera’ a questi lavoratori con l’indennizzo delle spettanze, ricordiamo che sul nostro territorio sono stati erogati ben 62milioni di fondi pubblici ( fonte Ministero degli Interni) attraverso progetti”.

A tutt’oggi i lavoratori non hanno percepito nulla a fronte di una vertenza per la quale la Uiltucs Latina afferma di essere “fiera di aver interrotto questo flusso di denaro pubblico a questi fantomatici rappresentanti dell’accoglienza e dell’integrazione – Oggi il ripristino della dignita’ a questi lavoratori a queste lavoratrici non potra’ mai essere riconsegnato – ha concluso Cartisano – il lavoro a loro importante e stato distrutto da personaggi che con il sacrificio dei tanti lavoratori e dei tanti migranti hanno incassato solo il profitto. Siamo certi che le spettanze ai lavoratori saranno erogate ma il lavoro in questa vicenda e stato distrutto e calpestato”.

INTERVISTA Gianfranco Cartisano, segretario provinciale Latina Uiltucs