Latina / Inchiesta “Puro Sangue Ciarelli”, condonne più lievi al processo con il rito abbreviato

Cronaca Latina

LATINA – Esultano le difese dopo la conclusione del processo celebrato con il rito abbreviato davanti il Gup del Tribunale di Roma Rosalba Liso per quattro delle 15 persone arrestate a Latina il 15 giugno 2022 nell’ambito dell’inchiesta “Puro Sangue Ciarelli”. L’indagine, condotta dalla Squadra mobile di Latina e coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia Luigia Spinelli, prendendo lo spunto da alcuni racconti di alcuni collaboratori di giustizia, portò alla luce presunti affari illeciti del clan Ciarelli che si sarebbero concretizzati con una serie di richieste estorsive ai danni di imprenditori, professionisti, commercianti e semplici cittadini che per timore di ritorsione non denunciarono alcunché.

Ci pensarono alcuni collaboratori di giustizia che diedero impulso ad un’operazione che prese il nome dal profilo facebook scoperto dagli investigatori e utilizzato da alcuni esponenti del clan per inviare messaggi e intimidire le vittime. Martedì il Gup Rosalba Liso con le accuse di estorsione, truffa, violenza privata, danneggiamento e lesioni, reati aggravati dalla finalità e dal metodo mafioso, ha condannato Roberto Ciarelli a nove anni di carcere a fronte dei 12 richiesti dall’accusa; a due anni Maria Grazia Di Silvio, nei confronti della quale erano stati sollecitati 6 anni e 7 mesi; a due anni ciascuno Valentina Travali e Francesco Iannarilli quando la richiesta della pubblica accusa per entrambi era stata molto più pesante, di 6 anni e sette mesi di carcere.

Le condanne sono state più lievi del previsto in quanto il Gup per il solo Roberto Ciarelli ha riconosciuto l’aggravante del metodo movente quest’ultima che la sentenza odierna ha riconosciuto soltanto a carico di Roberto Ciarelli. Le indagini della Squadra Mobile hanno accertato come gli imputati garantissero a diversi detenuti una forma di protezione a condizione che i rispettivi familiari per far fronte a questo servizio – si fa per dire – versassero somme di danaro per garantire ai detenuti una forma di tutela da possibili violenze, minacce e ritorsioni.

Il Clan Ciarelli – secondo l’accusa – aveva inoltrato le sue richieste estorsive a diversi locali della movida di Latina e stabilimenti balneari di Terracina.