Formia / In scena la commedia “Plus Ultra”,ovvero la leggerezza di ridere di una scelta esistenziale

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FORMIA – Non è difficile per gli amanti del teatro recuperare gli espliciti riferimenti a mostri sacri come Totò (“Totò, Peppino e la malafemmena” e “La banda degli onesti”) ed Eduardo De Filippo (“Io non ti pago”) o spostarsi in tutt’altra epoca – con una citazione dell’ “Otello” di William Shakspeare. E’ il testo della commedia “Plus Ultra” – portata in scena dalla compagnia teatrale “La Matassa” sul palcoscenico della Corte Comunale di Formia, al culmine di una tourneè in tutta la provincia di Latina.

Una sceneggiatura che guarda alla tradizione del teatro “classico” – che suggerisce una certa competenza e consapevolezza in materia, nonostante la giovane età – ma originale e attuale: davanti alla scelta di inseguire il proprio sogno (il teatro) o la realtà e le sue contingenze, cosa scegliere? E’ attorno a questo interrogativo che gira il testo di Umberto Maria Sasso, che ha curato anche la regia, sviluppato con Antonio Masella e Giuseppe Tibaldi.

Accanto a loro – tutti e tre anche in scena nei ruoli di Giuseppe e Antonio Capone (Umberto Maria Sasso e Giuseppe Tibaldi) e in quelli dell’avvocato Lo Turco (Antonio Masella) del signor Buonocore, proprietario dello stabile del teatro in cui vivono tra mille peripezie economiche i “fratelli Caponi” – siamo due è plurale!, la simpaticissima sorella Capone, Lavinia De Luca; l’elegante Annamaria Zuppardi; lo spiritoso duo Davide Mantovan ed Erika Colledanchise Masella; senza dimenticare lo strampalato mutismo “lateralizzato” (solo a destra) del brillante Stefano Lecora e le danze di Francesca Mincione (in coppia con Erika Colledanchise Masella).

In uno spettacolo che strizza l’occhio al teatro napoletano, con un testo che affronta una crisi esistenziale allo specchio della crisi di un teatro, con sfumature caratteriali esilaranti di personaggi credibili al limite della “normalità”, “Plus Ultra” centra la virtù della leggerezza con la quale rende godibile un’argomento come il punto interrogativo tra i sogni e la concretezza della realtà nella quale non sempre si sostanziano.

Due atti fatti, dunque, di battute pungenti, capacità d’impovvisazione – come è accaduta nella replica formiana dello spettacolo in cui ha trovato improvvisamente spazio un siparietto incentrato sui bigliettini da visita dell’avvocato Lo Turco – colori, toni e volumi capacità di giocare sulle varie dimensioni del teatro e le musiche, per le quali c’è stata la consulenza speciale del maestro Umberto Scipione.

C’è una piccola porzione di teatro danza che spia la “rivista”; c’è una componente musicale, che guarda per un attimo ad “musical”, c’è il teatro partecipato, che porta gli attori in mezzo al pubblico, come a voler condividere la storia, ma soprattutto come a voler condividere la conclusione festante, per liberare la pressione emotiva che una scelta impone e che apre al vero finale, che ben sottolinea l’importanza non di ciò che si sceglie, ma di scegliere.