Formia / La fotografia drammatica di Francesco Ciccolella e il suo racconto in “Liberamente disadattati”

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FORMIA – “Un giorno ero al mercatino di Piazza Dante (Na) con la mia amica Marianna, vidi una Zenith e mi dissi: «Cesco perchè no, comprala e prova a scattare!»”. Francesco Ciccolella nella città partenopea studiava inglese e coreano all’Orientale. La fotografia non era nei suoi piani e neanche tra le sue passioni, ma l’incontro con Marianna – sua collega universitaria, appassionata di istantanee – lo ha aperto alla possibilità di imparare – oltre alle lingue che già studiava – un nuovo linguaggio: visivo, appassionato, creatore.

E’ evidente che certe vite non si incrociano per caso. Così la spinta di Marianna fece sì che la fotografia diventasse la cifra stilistica di questo 27enne formiano che dopo la prima Zenith non si è più fermato. Pollice e indice hanno scattato tantissimo negli ultimi anni senza mai tradire il primo amore per l’analogico ed il suo – questo sì innato – gusto per il vintage. Non usa macchinette digitali, né post-produzione. Il suo scatto è nudo e teatrale. La sua sembra una “fotografia drammatica”, in cui paiono rivivere storie messe in scena in un teatro di posa.

Ed è proprio per raccontare la storia della sua passione che ha deciso di curare e occuparsi personalmente e autonomamente – col solo supporto di un grafico Matteo Parente e la stampa di una tipografia – di un volume dal titolo “Liberamente disadattati”. Un “volume uno” della sua storia fotografica di “traduttore autodidatta in immagini” dedicato alla donna più importante della sua vita: alla donna che mi ha donato, vita, nome e amore – scrive nel testo parlando della mamma.

Un testo per raccontarsi, dunque, ma anche per raccontare. Cinque capitoli dedicati a precisi scatti pensati e realizzati per narrare degli spaccati di vita. The fame monster – primo capitolo – è la storia dell’imprevedibilità, ma anche della vulnerabilità della popolarità; un modo di ripensare i famosi quindi minuti di celebrità di Andy Warhol, ma soprattutto foto in grado di fissare gli effetti della sua comparsa e scomparsa. Il potere e la violenza delle reazioni all’approvazione sociale su individui sempre più fragili.

Cosmogonia secondo capitolo – è una parentesi fotografica nella quale Francesco Ciccolella immagina invece il suo mondo; abitato da creature frutto della sua fantasia, provenienti da lontano, unità di una popolazione variegata e in equilibrio nel riconoscere la diversità come elemento naturale.

Flamboyant terzo capitolo – ispirato agli eccessi di feste sulle righe, nelle quali si ha l’impressione che ad essere celebrato sia proprio il potere immaginifico e la libertà di esprimersi e manifestarsi con la cifra stilistica che meglio proietta gli stati d’animo dei festanti.

Quarto capitolo è Grim Serensde è una conversione fotografica dell’argomento molto attuale e dibattuto rispetto alle unioni omosessuali: uno sposo solo sull’altare con dei fiori commemorativi di un dolore e non della gioia che la celebrazione di un nuovo amore dovrebbe portare con sé. Un inno a mettere la libertà d’amare avanti a tutto e il diritto alla felicità davanti agli stereotipi.

Ultimo capitolo è Rural Views dedicato a degli scorci di paesaggi.  Io non amo fotografare i paesaggi, preferisco le persone, la loro espressività, ma le foto di questo capitolo ritraggono luoghi che quel giorno erano abitati da bellissime sensazioni, legate ad una persona che era lì con me. Forse, quindi, anche con queste foto sto raccontando ancora persone… – ci ha confidato Francesco.

Così chiude questo primo volume di “Liberamente disadattati”: così come spesso capita di sentirsi quando non ci si riesce a piegare allle convenzioni, quando si vuol dare spazio al proprio io, con orgoglio, coraggio e sfidando limiti e pregiudizi. Francesco Ciccolella – impegnato, nel tempo, con una collaborazione con il periodico trimestrale Gazzetta di Gaeta è ora autore delle immagini di copertina dei singoli della giovane cantautrice formiana Camilla Pandozzi.

Nel suo futuro vede sicuramente un volume due, per continuare a raccontarsi e a racontare. Ha molte idee, tra le quali approfondire con uno studio ancora più dettagliato e teorico questa passione, ma l’estro e l’attitudine quelle già ce le ha!.

Al di là dell’italiano, l’inglese e il coreano, la sua “linguamadre” sembra proprio che cominci con il tradizionalissimo “CIS!”.

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