Ambiente

Sud Pontino / Fenomeni di torbidità in mare, Barba di Giove e Articolo Uno: “servono provvedimenti”

SUD PONTINO – “Puntuale come, ogni anno. ad agosto, la Regione Lazio, tramite l’Assessore all’Ambiente, ci informa che i rilievi svolti dall’ARPA sulle schiume in mare e i relativi fenomeni di torbidità sono associati ad un fenomeno naturale di proliferazione algale che non comporta alcun rischio per la salute umana. Nello stesso comunicato, come ogni anno, si specifica che si tratta di un fenomeno dovuto al caldo ed alla presenza di nutrienti quali azoto e fosforo nelle acque marine. Quindi niente panico. Peccato che la Regione sorvoli sulle cause del fenomeno. Un fenomeno destinato a peggiore per le temperature destinate ad aumentare, a causa della crisi climatica” – con queste parole intervengono sulla comunicazione ad hoc sull’argomento a firma dell’assessore regionale Elena Palazzo, di Beniamino Gallinaro per l’Associazione Ecologista la Barba di Giove e  Mariarita Manzo dell’ Associazione Articolo UNO.

“Oltremodo niente ci rassicura che  alghe potenzialmente tossiche possano in futuro contribuire alla proliferazione algale. Non è forse il nostro Golfo già sede di un’alga potenzialmente tossica come Ostreopsis Ovata? La presenza di fosforo e azoto viene tranquillamente data per scontata come fosse un fenomeno naturale sulle quali non è possibile intervenire. Le temperature sempre più elevate e le concentrazioni di nutrienti quali azoto e fosforo sono dovute alle attività umane e la Regione dimentica che il Golfo di Gaeta  dal 2010 è stato dichiarato Area Sensibile. Quali erano le finalità dell’Area Sensibile? Guarda caso quelle di limitare gli scarichi di azoto e fosforo. Che cosa è stato fatto per questo? Praticamente nulla” – spiegano.

“Chiediamo quindi che venga elaborato dalla Regione un piano di azione che dia compiutezza alle prescrizioni previste per il decollo dell’area sensibile del Golfo. Tali prescrizioni – forse è utile ricordarlo – sono rimaste praticamente sulla carta.. Intendiamo ricordare che la delibera sull’area sensibile prevede oltre alla delocalizzazione  degli impianti di acquacoltura (a proposito  come sono andati avanti i comuni di Formia e Gaeta su questo?),  una serie di interventi ulteriori di cui non è ancora chiaro lo stato della loro realizzazione. Tra questi, la depurazione, l’individuazione degli scarichi e il contenimento dei nutrienti (azoto e fosforo) di origine agricola”- aggungono.

E concludono: “La Direzione Regionale Ambiente e Cooperazione tra i Popoli del Dipartimento Territorio avrebbe dovuto istituire una Task Force composta da tutti gli Enti competenti in materia di tutela delle coste per svolgere azioni di indagine, di studio, di monitoraggio e strutturali tese a ridurre il carico di sostanze inquinanti in mare, nonché a verificare l’eventuale necessità di una modifica alla delimitazione dell’area sensibile, da noi più volte richiesta.   Sarebbe opportuno allora verificare quante di queste prescrizioni o impegni siano stati adempiuti e se la Regione ha l’intenzione reale di attuarle, per contribuire con energia al raggiungimento di soluzioni definitive. Il tempo del burocratico comunicato estivo  è finito. Servono provvedimenti”.

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