Attualità

Formia / Libero accesso alle spiagge, l’ass. “Fare Verde”: “l’Amministrazione ne garantisca il diritto”

FORMIA – “Il diritto dei cittadini di accedere alle spiagge e al mare è un tema che puntualmente si propone all’inizio di ogni stagione balneare, laddove purtroppo molte delle aree costiere italiane, soprattutto le più belle, hanno subito nei decenni un inesorabile processo di privatizzazione di fatto, con la comparsa di muri, cancelli, inferriate e barriere di ogni tipo, poste a delimitare gli spazi di arenile dati in concessione per uso turistico-ricreativo, oppure posti a ridosso di proprietà private, abitazioni, alberghi ecc”. E’ la premessa secondo la quale interviene sull’argomento il gruppo di Formia dell’associazione ambientalista Fare Verde ETS – ODV – in particolare nelle persone dei suoi referenti  Dr. Marco Belli e l’Avv. Stefano D’Auria  – costatando il verificarsi di questa dinamica anche nella città pontina.

Tant’è che – proseguendo – scrivono: “È ciò che accade a Formia da diversi decenni – ci si sta riferendo al tratto costiero che va dalla rotonda dei Carabinieri sino a Santo Janni  dove quasi tutti gli accessi al mare sono occlusi al passaggio dei residenti e dei turisti. Negli altri casi – alquanto limitati – non vi è certamente un clima di ospitalità nei confronti di coloro che, esercitando i loro sacrosanti diritti, riescono a raggiungere la spiaggia”.

Sono anni che l’Associazione – come ricorda – si dedica al tema e alle battaglie per la tutela dell’ambiente, per far sì che i cittadini siano messi nelle condizioni di poter godere pienamente dei benefici del proprio territorio.  A tal fine non disdegnano di appoggiare altre persone e organizzazioni che si battono in tal direzione.

“Le leggi e la giurisprudenza – scrivono, dunque, spiegando ancora come salvaguardare un proprio diritto –  sostengono che il diritto di accesso al mare è e resta inviolabile, essendo legato alla intrinseca funzione di uso pubblico del bene comune demanio marittimo, a prescindere dalla proprietà.  La migliore scienza giuridica e la giurisprudenza prevalente concordano comunque nel ritenere che il mare territoriale non costituisca un bene demaniale o patrimoniale dello Stato ma sia una res communis omnium, un qualcosa che tutti possono utilizzare per i loro bisogni. L’art. 1 comma 254 della Legge 296/2006 stabilisce: Le regioni, nel predisporre i  piani  di  utilizzazione  delle aree del demanio marittimo, sentiti  i  comuni  interessati, devono altresì  individuare  un  corretto  equilibrio  tra  le  aree concesse a soggetti  privati  e  gli  arenili  liberamente  fruibili; devono inoltre individuare le modalità e la collocazione dei  varchi necessari al fine di  consentire  il  libero  e  gratuito  accesso  e transito, per il  raggiungimento  della  battigia  antistante  l’area ricompresa nella concessione, anche al fine di balneazione”.

“Tra le tante pronunce giudiziarie – annoverano ancora –  la più emblematica è quella della Corte di Cassazione (Sez. III Pen. N. 15268/2001) la quale ha ritenuto responsabili del reato di cui all’art. 1161 del codice della navigazione alcuni condomini che avevano nel corso degli anni eliminato attraverso la costruzione di abitazioni un’antica strada che consentiva a tutti di accedere al mare, statuendo che sul fondo gravasse una servitù collettiva pubblica, esercitata da una collettività indeterminata di soggetti considerati uti cives, quali titolari di un pubblico interesse di carattere generale, e non uti singuli, quali soggetti che si trovano in una posizione qualificata rispetto al bene che si pretende gravato”.

E concludono: “Con tali premesse ci si aspetta a stretto giro un intervento dell’Amministrazione Comunale e delle Autorità preposte   che renda effettivo l’esercizio del diritto in esame da parte dei cittadini interessati – a tal fine sarebbe appropriato il collocamento di opportuna cartellonistica indicante i vari accessi. La legalità dovrebbe trovare applicazione pratica e non restare semplicemente uno sterile argomento da convegni”.

Share