Castelforte / Truffa “Bonus Cultura”, pronto il ricorso al Riesame contro il “sequestro per equivalenza”

Castelforte Cronaca

E’ in fase di calendarizzazione già nei prossimi giorni la presentazione del ricorso al Tribunale del Riesame di Napoli contro il decreto di sequestro preventivo per equivalenza che, emesso dal Gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere Alessandra Grammatica, è stato notificato ad un imprenditrice di Castelforte Filomena Crudo e di Cellole Antonio Rafaniello rispettivamente per le somme di 222mila euro e di due milioni e 248mila euro relativamente ad una presunta truffa consumata ai danni dell’ex Ministero dei Beni e le attività culturali relativamente alle agevolazioni previste dal Bonus Cultura istituto dal governo di Matteo Renzi con la legge numero 208 del 28 dicembre 2015.

Il Gip Grammatica ha emesso i due provvedimenti di sequestro per equivalenza perché – secondo la ricostruzione investigativa effettuata dalla tenenza di Sessa Aurunca della Guardia di Finanza, Crudo (rappresentante legale della “Shop 2k Srl”di Cellole) e Rafaniello (amministratore di quest’ultima società e legale rappresentante della “Omega srl”, in precedenza “Teknotrend srl”), grazie ad un’attività di vendita di commercio al dettaglio di computer, software e attrezzature per ufficio e ad un punto vendita on line sul sito “Teknofriend.it”, avrebbe raggirato il Mibact concedendo ai neo maggiorenni residenti su un territorio vasto tra il sud pontino, l’alto casertano ed il basso frusinate la possibilità di beneficiare del bonus cultura.

Per la legge numero 208/2015 era un contributo per un valore massimo di 500 euro a favore dei neo diciottenni da destinare all’acquisto di libri, e-book, biglietti per l’accesso ai musei, teatri e cinema e soprattutto di materiale hi tech e informativo. La Guardia di Finanza di Sessa Aurunca è stata invitata a monitorare le attività di Cellole di Crudo e Rafaniello perché era arrivata al Mibact, tramite la società accreditata Consap spa, un numero abnorme di fatture da liquidare per l’acquisto effettuato dai neo diciottenni grazie al “Bonus Cultura”. Nello specifico sono 5931 emesse dall’ ”Omega srl” e 1147 rilasciate dalla “Shop 2k srl” che avrebbero provocato un raggiro – che sarebbe stato compiuto dal 22 dicembre 2017 al 22 ottobre 2010 – per uno particolare stratagemma messo in atto da due società distinte ma, nella sostanza, accumunate dalla stessa collaudata attività imprenditoriale e commerciale.

Cosa sarebbe successo? La “Teknotrend srl” avrebbe permesso ai possessori del bonus cultura di acquistare strumenti e apparecchiature elettroniche diverse da quelle consentite per il contributo. A loro, di fatto, veniva data la possibilità di convertire l’importo del contributo statale in un “coupon Teknotrend” – di valore corrispondente al bonus, decurtato di una percentuale di circa il 15% – spendibili in apparecchi elettronici quale smartphone, computer, tablet, videogiochi, televisori e finanche di lavatrici e lavastoviglie. Peccato che questa merce non fosse compresa nell’elenco previsto dalla legge fortemente voluta 8 anni fa dal governo Renzi. Il Riesame che sarà presentato in settimana dagli avvocati Roberto Palermo (per Filomena Crudo) e Carlo De Stavola (Antonio Rafaniello) vuole innanzitutto negare una compiacenza tra l’imprenditrice di Castelforte e quello di Cellole. Lo dimostra l’importo delle somme che sarebbero state truffate al Mibact: 222 mila per le fatture emesse dalla Shop 2k srl contro il milione e 999mila euro per quelle inviate alla Consap dalla Teknotrend.

Il ricorso al Riesame dell’avvocato Palermo nasce da un bizzarro errore nel senso che la società di Cellole aveva inserito per sbaglio l’Iban bancaria della “Shop k srl” per vedersi arrivare i bonifici dalla Mibact. A fare il resto ci hanno pensato i finanzieri del tenente Pasquale Cirelli. Hanno prima verificato l’entità dei bilanci delle due società dal 2016 al 2019 riscontrando anomale relative al cosiddetto “costo del venduto”. Il valore, ricavato dalla differenza tra il valore delle giacenze iniziali risultanti dall’inventario e dalle scritture contabili, sommato al costo degli acquisti effettuate dalle due società e l’ammontare del valore delle giacenze finali ricavate dall’inventario e dalla scritture contabili – risultava essere in negativo. Ecco l’inevitabile prima conclusione del Gip Grammatico: “Appariva quantomeno anomalo che l’esercente avesse operato dal 2016 al 2019 sempre in perdita”.

E poi la classica delle investigazioni: una perquisizione a campione svolta il 10 giugno 2021 nel negozio di Cellole. I finanzieri acquisirono gli ordini effettuati dall’intero territorio nazionale e gli indizi diventarono prove quando neo diciottenni, muniti di Bonus Cultura, anziché acquistare computer e e book per la loro formazione, avevano utilizzato il coupon rigenerato per portare a casa o regalare a mamma e papà telefonini, cuffie, forni micronde, rasoi elettronici, tv al plasma di ultima generazioni e finanche lavastoviglie e lavatrici. Nel ricorso al Riesame l’avvocato Palermo ha anticipato che la 51enne Filomena Crudo allegherà anche una sentenza di assoluzione incamerata alcuni mesi fa dal Tribunale di Cassino con lo stesso reato (truffa) e sempre con la parte offesa, il Ministero per i beni e le attività culturali.