Formia / Antonio Bardellino è ancora vivo? La scoperta del bunker e le ricerche mai interrotte

Cronaca Formia

FORMIA – Il rinvenimento da parte di Polizia, Carabinieri e Dia di un nascondiglio sotterraneo, realizzato nel piano interrato di un’anonima e mal tenuta villetta, in via dei Pini 7, all’interno del parco “Villaggio del Sole”, in località Acquatraversa a Formia, potrebbe ora rilanciare le indagini sugli ultimi anni in vita del fondatore del clan del Casalesi Antonio Bardellino.

Gli investigatori, coordinatori dalla coordinatrice della Dda di Napoli Rosa Volpe e dal sostituto procuratore Vincenzo Ranieri, hanno deciso ora, nell’ambito delle rilanciate indagini del ferimento del nipote Gustavo nel febbraio 2022 presso la concessionaria “Autobuonerba”, di verificare un altro inquietante interrogativo: e se Antonio Bardellino non è stato ucciso in Brasile nel febbraio 1988 per mano di Mario Iovine e invece ha continuato a frequentare, pur nascondendosi sotto terra in un bunker di modestissime dimensioni, gli altri componenti della sua famiglia in fuga da San Cipriano d’Aversa?

Gli investigatori ipotizzano che il primo capo dei Casalesi sarebbe stato in vita, frequentando Formia e gli altri centri del Golfo, almeno sino al 2018, anno in cui morì all’età di 73 anni e i suoi familiari chiesero la dichiarazione di morte sospetta relativamente all’agguato mortale subito 30 anni prima in Brasile. Questa richiesta fu avanzata per tentare di bloccare le ricerche di Bardellino.

C’è una precisa intercettazione telefonica che ha attirato l’attenzione della Dda di Napoli. “Salutami papà”, questa la frase proferita dal fratello di Antonio Bardellino, Silvio, salutando uno dei nipoti a Santo Domingo. Dall’altra parte del telefono, uno dei figli di Rita De Vita e di Bardellino, a quella telefonata dello zio avrebbe risposto con un “Sì”. La frase è stata inserita nell’inchiesta della Procura Antimafia di Napoli che è sulle tracce di una nuova alleanza fra camorristi della vecchia sponda Casalese e i nipoti del “boss dei due mondi”, ovvero Callisto e Gustavo Bardellino. Da loro riparte il filone dell’inchiesta che si collega al ferimento di Gustavo avvenuto un anno e mezzo fa presso l’autosalone Buonerba a Formia.

Ad avvalorare l’ipotesi – perchè tale è  – che Antonio Bardellino sia ancora vivo è una foto sequestrata il 24 novembre 2011 a Formia ad un altro nipote di Antonio Bardellino, Angelo, in occasione di un suo arresto operato dalla Squadra Mobile di Latina: ritraeva un uomo a mezzo busto. Fu paragonata alla quella segnaletica del boss e l’esito avrebbe certificato una “compatibilità totale” tra le due immagini, quella che ritraeva la persona sconosciuta e quella ufficiale di Antonio Bardellino. Quest’ultimo, quindi, se fosse stato in vita nel 2011, non sarebbe stato quindi assassinato nel 1988 come certificato dalla sentenza Spartacus nel 2005.

A parlare di Antonio Bardellino sarebbe stato il 4 agosto 2015 il 70enne Giuseppe Favoccia: raccontò agli agenti della Digos di aver incontrato nel 2010 Antonio Bardellino “presso lo scalo aeroportuale di New York”, dove aveva accompagnato la figlia di Ernesto Bardellino. Poi, nel 2017, Favoccia, sempre agli agenti della Mobile, avrebbe raccontato che Bardellino senior si era spostato tra il Paraguay e l’Uruguay, per interessi nel settore ittico. E’ una testimonianza credibile? Per gli inquirenti sì dal momento che Favoccia – ed è stato appurato – effettuò 13 anni fa un viaggio nella grande mela.