Formia / Villaggio Don Bosco, il concerto di beneficenza dell’etnomusicologo Ambrogio Sparagna [VIDEO]

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FORMIA – La riproposizione di una delle sue più intime e raffinate opere, la “Messa Popolare”, sarà la colonna sonora della cerimonia con cui, probabilmente subito dopo l’estate, sarà riaperta completamente al culto la chiesa del Cuore immacolato di Maria, presso il villaggio Don Bosco a Formia. L’ha annunciato il maestro Ambrogio Sparagna nel corso e al termine della sua applaudita esibizione promossa per raccogliere fondi che saranno necessari per sostenere economicamente i lavori di ricostruzione della chiesa colpita da un violento incendio nella notte tra il 7 e l’8 aprile scorso.

L’etnomusicologo ha voluto mantenere fede ad una promessa lanciata quand’ancora le fiamme stavano distruggendo il luogo di culto inaugurato soltanto 16 anni fa: “Appena sarà possibile sarò lì da voi – aveva scritto Sparagna – per offrire il mio personale contributo”. E il più importante rappresentante della “word music” italiana nel tardo pomeriggio di martedì, al tramonto del sole, era sul prato dell’oratorio di Acquatraversa affiancato dai giovanissimi organettisti di Maranola e dal coro “Polifonia Aurunca” diretto dalla moglie, il tenore Anna Rita Colaianni.

L’occasione è stato il concerto che, alla presenza di un pubblico strabocchevole nonostante l’orario non proprio ottimale, ha avuto un titolo assai impegnativo “Agire l’accoglienza” grazie alla perfetta e simbiotica organizzazione della cooperativa sociale “Diaconia, del “Sai” di Formia e dell’amministrazione comunale.

Sparagna era decisamente contento di aver suonato per la raccolta fondi a favore della ricostruzione della chiesa del Cuore Immacolato di Maria e per una comunità “che è una ricchezza per la nostra città. Esprime sempre di più il desiderio di stare insieme senza ‘se’ e senza ‘ma’ – ha dichiarato nell’intervista video allegata – Lo fa con semplicità, con gioia e con la ricchezza tipica dell’accoglienza”.

E a non caso l’attivo parroco, don Mariano Salpinone, era anch’egli molto orgoglioso della scelta di aver contribuito ad organizzare un’esibizione di musica popolare che ha nel dna un gene, quello di favorire la socializzazione, l’aggregazione e “di incontrare la bellezza dell’altro”. Bello e toccante il momento in cui Sparagna per definire con un’indovinata metafora il villaggio Don Bosco “un’isola di gioia” ha messo un braccio sulle spalle di don Salpinone definendolo un “fedele, generoso e coraggioso nostromo di cui seguiamo la rotta”.

L’etnomusicologo di Maranola, senza essere interpellato sulla vicenda, ha commentato poi la decisione di alcuni rappresentanti del mondo istituzionale locale di essere per qualche centinaio di metri i portatori della statua di San Michele in occasione del pellegrinaggio di domenica scorsa su Monte Redentore: “Certi preti sono importantissimi per le proprie comunità- ha commentato letteralmente l’artista nell’intervista video – Senza dimenticare una cosa rivolgendosi a don Salpinone: Scherza con i fanti e lasciare stare i santi“.

Il parroco del villaggio don Bosco non ha mancato di sottolineare tutti gli interventi realizzati che hanno reso “quasi normale” la chiesa di Acquatraversa ospitando, dopo il vasto e pericoloso incendio, non solo le prime comuni, anche un matrimonio e i primi funerali. C’è purtroppo molto da fare, interventi che, andando a modificare la precedente configurazione della struttura, comporteranno un impegno economico di quasi mezzo milione di euro. E il sacerdote ha commentato positivamente la scelta di aver ospitato questo tipo di concerto: “La musica popolare – ha aggiunto anch’egli nell’intervista video allegata – esprime l’accoglienza di un popolo, la traduzione di diversi paradigmi culturali . Il compito delle istituzioni dovrebbe essere quello di risvegliare le energie di un popolo. Al momento questo ruolo lo svolgono le parrocchie ma non possono esser lasciate sole”.

A Sparagna ha fatto piacere esibirsi, infine, in occasione dell’annuale giornata mondiale del Rifugiato e dal 2016 il villaggio Don Bosco ha inaugurato un riuscito e coraggiosissimo e rischioso processo di accoglienza grazie alla rete, quotidiana, di tanti laici impegnati che preferiscono assistere un giovane immigrato che non parlare per niente l’italiano piuttosto che farsi immortalare davanti una statua raffigurante un santo.

E in quest’ottica l’etnomusicologo ha spiegato perché anch’egli si senta un rifugiato rivelando un aneddoto familiare di cui in pochi sapevano l’esistenza. “Qualche anno fa scrissi un’opera musicale chiamata Il Viaggio di Giuseppeantonio. Era mio nonno – ha concluso – che era partito a piede da Maranola, alla fine dell’800, insieme ai suoi fratelli per arrivare a Marsiglia, in Francia. La sua famiglia aveva perso tutto dopo una crisi che colpì la marineria militare di Gaeta con cui intratteneva rapporti di natura economica. Erano anche dei rifugiati e lì si sono salvati con la musica. Questa storia per me rappresenta un segno, è come se avessi un marchio familiare – ha concluso Sparagna – una lettera scritta nel cuore che, quando posso, grazie anche al mio lavoro, leggo con assoluto piacere”.

INTERVISTE video Ambrogio Sparagna, etnomusicologo e Don Mariano Salpinone, parroco chiesa Cuore Immacolato di Maria Formia