Latina / In sala operatoria per togliere un’ernia finisce col perdere l’uso della spina dorsale

Cronaca Latina

LATINA – Doveva essere l’operazione risolutiva di una fastidiosa ernia e invece si è trasformata in una tragedia. La causa? Una presunta infezione ospedaliera capace di corrodere finanche la spina dorsale. Una donna di soli 40 anni di Latina ha promosso un tentativo di conciliazione – in programma l’11 maggio prossimo – con la Giomi spa, la società proprietaria dell’Icot di Latina in cui la paziente era stata ricoverata dall’11 al 13 febbraio 2022. La paziente si era ricoverata presso la clinica sulla Pontina per essere sottoposta ad un intervento di “Artrodesi con discectomia e posizionamento di distanziatore interspinoso”.

Doveva essere – secondo il suo legale, l’avvocato Renato Martelli – un intervento di routine che ha trasformato la 40enne pontina da una paziente con dolori alla schiena per ernia in un “robot” con necessità permanente di un busto senza il quale “la giovane rischia di crollare e piegarsi in due”. L’avvocato Renato Mattarelli, che assiste la donna nelle procedura di mediazione necessaria per l’avvio della imminente causa di risarcimento, ha evidenziato che “..l’intervento è stato eseguito sulla sola ernia L4-L5 mentre era necessario intervenire anche sulla contigua ernia L5-S1 che risultava espulsa dalla RM colonna pre-operatoria. L’intervento sulla vertebra L4-L5 è stato inutilmente eseguito poiché l’ernia è stata solo parzialmente asportata…..”.

Soprattutto il legale della giovane pontina imputa alla struttura sanitaria del Gruppo Giomi la contaminazione del sito chiurgico che ha provocato – a suo dire – “una gravissima infezione non diagnostica ai controlli post-operatori e che ha rapidamente eroso la colonna vertebrale con estensione dell’infezione in sepsi a tutto l’organismo”.

Conseguentemente si è reso necessaria “..l’urgente rimozione chirurgica, presso una struttura ospedaliera di Milano del dispositivo infetto e delle ernie infra L4-L5 parzialemente asportata e L5-S1 non asportata…” e soprattutto “…un lungo ricovero salvavita (PO di Latina) per arginare la sepsi ed evitare l’ulteriore avanzamento dell’erosione vertebrale con rischio di cedimento della colonna…”.

Secondo l’avvocato Mattarelli ad aggravare le responsabilità vi sarebbero state, poi, le presunti imprudenti dimissioni della paziente dopo l’intervento all’Icot del febbraio 2022. La giovane aveva infatti una postura inclinata sul lato destro con impossibilità di stare in piedi e cedimento della gamba sinistra.

La vicenda della 40enne pontina ripropone, purtroppo, la troppo e sottovalutata problematica delle infezioni ospedaliere che costituiscono il principale evento avverso di un ricovero e che “nel caso di Latina rappresesenta solo la punta dell’iceberg”- ha aggiunto l’avvocato Mattarelli.In Italia ogni anno sono censiti circa 11mila decessi e decine di migliaia di pazienti infettati che sopravvivono ma con conseguenze devastanti come nel caso della 40enne pontina.