Formia / Le “Olive di Maranola” nei menù del Seicento: la scoperta nella “Lucerna de corteggiani”

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FORMIA – Le “olive di Maranola” erano già note, apprezzate ed esportate nel Seicento. A scoprirlo è l’appassionato di storia locale, Daniele Elpidio Iadicicco, che in un un dei volumi storici più interessanti della cucina partenopea del ‘600 – “Lucerna de corteggiani” –  scritto nel 1634 da Giovanni Battista Crisci, uno dei cuochi più famosi della Napoli di quel tempo –  trova in diversi menù le “Olive di Maranola”.  Con questa locuzione si intendono proprio olive provenienti dall’attuale frazione collinare di Formia, Maranola per l’appunto; d’altra parte, secondo quanto spiega anche il professor Giuseppe Nocca, a quel tempo, questa denominazione non era esemplificativa di una particolare varietà, ma solo della zona di raccolta e quindi di provenienza.
In un altro testo, la “Storia della Cucina napoletana” si apprende che “a differenza degli altri testi di gastronomia del tempo ‘La Lucerna’ non contiene ricette, cioé istruzioni su come preparare le pietanze, ma più di 400 menù, ognuno dei quali comprende dai 18 ai 200 piatti differenti”. Lo chef Crisci le inserisce in tre di queste centinaia di menù: “Olive di Maranola negre soffritte con oglio, e pepe sopra”; “Olive di Maranola soffritte con oglio, e pepe” e “Olive di Maranola servite con limoncello, e pepe”.
Non solo, ma secondo quanto ci rivela ancora Iadicicco, nello stesso testo si trova anche l’ “Oliva di Gaeta”, ciò vuol dire che Crisci, pure conoscendo la più nota nomenclatura ‘Oliva di Gaeta’ – sostenuta chiaramente, come noto, dalla partenza delle merci dal porto di Gaeta – le differenzia nei menù . “Insomma un prodotto già citato 400 anni fa, dimostrando come i nostri produttori locali fossero già in grado di esportare. Per capire l’importanza del riferimento basti pensare che è l’unico prodotto citato in questo libro dell’intero Golfo di Gaeta” – commenta Iadicicco.