Formia / Spaccio di droga, al via giovedì il processo con rito abbreviato per Fustolo e altri 13 imputati

FORMIA – Le prove raccolte dagli inquirenti sono cosi schiaccianti ed evidenti che non serve lo svolgimento di un’udienza preliminare. I quattordici indagati, raggiunti da misure cautelari in carcere o ai domiciliari e comunque firmatari di altrettanti ricorsi al Riesame, vadano direttamente a processo.

Era quanto chiedeva il 27 settembre scorso il sostituto procuratore della Direzione Distrettuale antimafia di Roma, Corrado Fasanelli sul conto di 14 componenti dell’organizzazione criminale che, considerata la più longeva e collaudata ma anche la più pericolosa e specializzata nella detenzione ai fini di spaccio di droga e, in particolare, di cocaina, era stata neutralizzata lo scorso 24 maggio dagli agenti del gruppo della Guardia di Finanza e del commissariato di Polizia di Formia notificando un’ordinanza di custodia cautelare di oltre trecento pagine firmata dal Gip del Tribunale di piazza Clodio Francesco Patrone. Lo stesso magistrato in meno di venti giorni dalla richiesta pervenutagli dal Pm della Dda aveva disposto il giudizio immediato che inizierà ufficialmente giovedì 9 febbraio, alle 9.30, davanti il collegio “A” – quello presieduto dalla dottoressa Assunta Tillo – presso la Corte d’Assise del Tribunale di Cassino.

Il dibattimento diretto è stato chiesto per Carmine Fustolo, di 56 anni, Italo Ausiello, di 59 anni, Ivan Calenzo, 45 anni, Laura Supino, di 38 anni, Luca Centola, di 40 anni, di Enrico De Meo, di 33 anni, Roberto De Simone, di 52 anni, Giuliano D’Urso, di 48 anni, Angelo Lombardi, di 51 anni, Civita Lombardi, di 38 anni, Marco Massimiani, 43 anni, Emanuele Tornincasa, di 27 anni, Gianfranco Simeone, di 54 anni e di Abbassi Alì, di 34 anni.

I loro nomi campeggiarono in una voluminosa ordinanza del Gip Patrone con cui aveva notificato, su richiesta del sostituto Procuratore della Dda di Roma Corrado Fasanella, gli avvisi di garanzia per altre 16 persone rimaste a piede libero. Tutti avrebbero fatto parte, a vario titolo, secondo le risultanze della Dda capitolina, di un’associazione finalizzata al traffico, cessione e detenzione di sostanze stupefacenti, tentato omicidio, sequestro di persona a scopo di estorsione, detenzione e porto abusivo di armi comuni da sparo.

Gli arresti eseguiti a fine maggio 2022 concretizzarono un’attività investigativa che, estesa a tutto il 2020, era iniziata l’anno prima mettendo insieme due filoni d’inchiesta avviati dalla Guardia di Finanza e dalla Polizia con l’arresto di un pusher campano sorpreso a Formia a cedere una dose di cocaina e di un’altra persona sorpresa in possesso di 116 grammi di cocaina e di 16mila euro in contanti. L’attività probatoria della Dda aveva definito il compito di ogni singolo componente di questo sodalizio guidato dai gestori di un mini market di generi alimentari per gestire l’attività di spaccio approfittava della sua vicinanza nei pressi di alcune scuole, del Sert dell’ospedale Dono Svizzero e dei locali della movida formiana nel rione di Mola.

Nell’ordinanza del Gip Patrone c’erano i mandanti di azione violente finalizzate al recupero dei crediti vantati dai vari pusher, i promotori per l’acquisto e la successiva rivendita sul mercato locale di ingenti quantitativi di droga o, più semplicemente, chi tagliava e custodiva la sostanza stupefacente. Sullo sfondo di questa operazione anti droga – culminata anche lo svolgimento di quindici perquisizioni domiciliari – c’era stato anche un tentativo di omicidio e di sequestro di persona, il cui processo di secondo si è svolto davanti la Corte d’Assise d’appello del Tribunale di Napoli. Un pusher, ora indagato a piede libero, maturò un debito di 31mila euro per una partita di droga non pagata. Esponenti dello stesso gruppo criminale lo condusse sulle rive del Lago Patria e, dopo averlo legato mani e collo con una fune, lo minacciarono di gettarlo in acqua documentando l’episodio con un video. Alla scena presenziò la fidanzata della vittima con il chiaro intento di intimorirla e convincerla a saldare immediatamente il debito di droga.

Disponendo il giudizio immediato, il Gip ha “scremato” i capi di imputazione rispetto al contenuto della sua ordinanza custodiale. Ora sono 42 che evidenziano come questa organizzazione abbia avuto il monopolio dello spaccio al minuto della droga, soprattutto cocaina sul territorio del sud pontino, per lo più a Formia. Ricevuta la fissazione del giudizio immediato, che di fatto ha bypassato lo svolgimento dell’udienza preliminare davanti il Gup, si è subito attivato il nutrito collegio difensivo formato dagli avvocati Vincenzo Macari, Matteo Macari, Pasquale Cardillo Cupo, Walter Marrocco, Alfonso Furgiuele, Maria Paola Samarelli, Pasquale Di Gabriele e Flaviana Coladarci.

L‘udienza di giovedì con l’ammissione delle prove, scioglierà molti dubbi circa la volontà, al momento sconosciuta, di diverse difese di aver optato per alcuni riti alternativi come quello abbreviato. Manca l’ufficialità ma è assai probabile che moltissimi dei 14 imputati decideranno di essere processati con il rito ordinario. Quello che sta iniziando in piazza Labriola è un processo che ricalca molto altre tre operazioni analoghe (“Anni 2000”, “Touch & Go” e “Traquederos”) compiute dalle forze di polizia sul territorio del sud pontino contro lo spaccio delle sostanze stupefacenti. La sua importanza è sintetizzabile anche da un altro aspetto logistico: moltissimi degli imputati da alcuni giorni sono stati trasferiti da diverse strutture penitenziarie italiane nel carcere di Cassino per partecipare al processo presieduto da un giudice – ed è questa un’altra curiosità – di Formia, la dottoressa Assunta Tillo….

Gestione cookie