Formia / Inverno demografico e prospettiva di vita nel Golfo, le proposte dell’ass. “Incontri e Confronti”

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FORMIA – Si terrà venerdì 27 gennaio, con inizio alle 18, presso il caffè Tirreno in via Vitruvio a Formia, l’incontro/dibattito pubblico organizzato dall’associazione Incontri & Confronti, dal titolo “Lavoro, Ambiente, Welfare: prospettive nel golfo di Gaeta”. L’incontro prende le mosse dall’analisi di alcuni dati e parametri statistici, che tratteggiano la situazione economico- sociale della popolazione in maniera originale, partendo dall’invecchiamento degli abitanti, dalla diaspora giovanile, dalla dinamica dei redditi, e vuole avanzare alcune proposte tese a dimostrare che, nonostante i dati non confortanti, uno sviluppo dei territori del Golfo è ancora possibile.

“Che il Golfo di Gaeta stia invecchiando non costituisce una novità per i suoi abitanti. L’indice di vecchiaia, rapporto che misura quanti anziani sopra i 65 anni ci sono ogni 100 giovani sotto i 14 anni, è infatti passato, tra il 2011 e il 2020, da 189 a 270 per Gaeta, da 132 a 193 per Formia e da 128 a 180 per Minturno. Il dato del Lazio per l’anno 2020 è 173. Quello che, invece, non è facile immaginare è come si vivrà nel golfo tra 25 anni, quando più di un residente su tre avrà oltre 65 anni. Le proiezioni ISTAT sul punto, basate sulla tendenza del movimento demografico rilevato per gli anni pregressi, non lasciano adito a dubbi” – spiega una nota che annuncia l’evento.

“Oggi  – si legge ancora –  nel golfo quelli che hanno più di 65 anni sono circa uno su quattro. Lo si vede bene dalla tabella allegata, tratta dai dati ISTAT, relativi all’anno 2020. Gaeta è il comune percentualmente più vecchio rispetto al numero di abitanti. Minturno sta messo meglio, in mezzo si trova Formia. Ma che conseguenze ci saranno sul modo di vivere e sull’economia? Non si vuole parlare degli sforzi finanziari a cui sarà chiamato lo Stato per pagare le pensioni e assicurare un’accettabile livello di sanità. Sul punto molti analisti affermano che la situazione, intorno al 2050, diverrà economicamente insostenibile se non si modificano gli attuali parametri. Si vogliono qui invece fare alcune considerazioni sui riflessi che tale situazione futura potrebbe avere sulla economia del golfo. Diminuendo il numero di giovani verranno compressi quei settori di spesa tipici di quella fascia di età. Così trasporti, abbigliamento, calzature, ristorazione, movida, divertimenti… ne risentiranno, perché gli anziani, statisticamente, spendono meno in quei settori. Probabilmente ci sarà anche un calo di persone che guidano la macchina propria, lasciando le strade meno intasate”.

“Con buona probabilità a risentirne potrebbero essere anche i prezzi delle case, perché calerà il numero dei giovani in cerca di abitazioni. Risulta scarsamente consolatorio affermare che sarà il mercato delle seconde case per le vacanze a sostenere i prezzi, perché la ricchezza di un territorio non può basarsi soltanto su presenze stagionali. Al contrario l’aumento dell’età media porterà beneficio nell’assistenza medica, nell’assistenza domiciliare, nei prodotti alimentari (e non solo) specifici per la terza età e in tutti quei settori capaci di far vivere gli anziani in buona salute per gli anni guadagnati. Anche parte dell’edilizia si adeguerà ai nuovi bisogni: l’esigenza di disporre di abitazioni in compound in cui non ci siano barriere architettoniche, con ampie zone di verde e con strutture centralizzate di servizi (di tipo medicale, culturale, sportivo per la terza età….), farà cambiare il modo di costruire nelle nostre zone” – aggiunge.

E conclude: “Comunque il dato più preoccupante sarà quello relativo al crollo della popolazione in età lavorativa. Anche se il numero complessivo dei residenti nel golfo potrebbe scendere di poco, fortemente apprezzabile sarà invece la diminuzione della popolazione in età lavorativa. Sempre meno lavoratori dovranno farsi carico di sempre più persone che campano di pensione o di assistenza. In statistica il dato che più l’approssima è il c.d. indice di dipendenza strutturale, inteso come rapporto tra chi non lavora e chi lavora. A Gaeta l’indice è passato da 51,7% nel 2011 a 64,0 % nel 2021; a Formia da 48,1% a 59,2%; a Minturno 51,6% a 57,2%. L’ISTAT stima che, a livello nazionale, nel 2042 l’indice possa addirittura salire all’82%, non lontano dal rapporto paritario tra numero di lavoratori e numero di persone che non lavorano. Come la politica e le amministrazioni del golfo vogliano cimentarsi con questi scenari prossimi e indirizzare le risorse del territorio, non è dato sapere”.