Formia / Pastificio Paone, dopo la sentenza del Tar parla un rappresentante della famiglia [VIDEO]

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FORMIA – Non si è fatta attendere la severa e polemica presa di posizione della famiglia Paone o, meglio, di quanto resta della governance della “Domenico Paone fu Erasmo spa”, la società proprietaria dell’omonimo ex pastificio di piazza Risorgimento, dopo la sentenza del Tar del Lazio-sezione di Latina che ha bocciato la richiesta degli stessi privati di beneficiare di un risarcimento danni di cinque milioni e 240 mila euro da parte del Comune per la sua decisione di revocare il 30 maggio 2012 il permesso a costruire, finalizzato alla trasformazione dell’ex sito alimentare in un centro commerciale, rilasciato dallo stesso ente con la determina dirigenziale numero 182 del 5 novembre 2008.

Ha accettato di parlare uno dei vecchi soci della realtà industriale formiana Erasmo Paone nell’intervista video allegata prende atto della decisione del Tar per la quale valuteranno “la opportunità di un ricorso”. Naturalmente davanti al Consiglio di Stato. Il Tar nelle sue valutazioni contenute in una sentenza di ben 33 pagine ha assunto caratteri censori nei confronti della vecchia gestione societaria del pastificio formiano perché se avesse voluto trasformarlo, attraverso un cambio di destinazione, da opificio industriale a centro commerciale-direzionale “per collocarvi tre medie strutture di vendita ed uffici avrebbe dovuto effettuare due prescrizione: elaborare un piano lottizzazione che, previsto dalle norme di attuazione del Piano regolatore vigente del comune di Formia, avrebbe costretto la società ad un sacrificio economico nel 2008 di quasi 400 mila euro per redigere un piano di lottizzazione per ottenere il cambio di destinazione urbanistica e, poi, accettare la riduzione di quasi il 75% delle cubature preesistenti. Erasmo Paone si è rifugia nel linguaggio caro alla diplomazia per dire che “la materia è stata complessa e sicuramente al tempo l’allora dirigenza si è avvalsa del consiglio di validi professionisti ma mai ha cercato di non rispettare la normativa”.

Erasmo Paone poi chiama in causa il comune per questo ripensamento deciso nel 2012, probabilmente quando le vicissitudine dell’inchiesta giudiziaria denominata “Sistema Formia” avevano inglobato anche le diatribe urbanistiche del pastificio di piazza Risorgimento. Il comune ha avuto paura dieci anni fa dei possibili provvedimenti cautelari da parte del magistrato titolare del fascicolo, il sostituto procuratore Giuseppe Miliano? Erasmo Ciano su un fatto è categorico: “Iniziammo i lavori ma le contestazioni (revoca del permesso a costruire) ci vennero fatte solo dopo quattro anni e durante le fase iniziale del cantiere. Si è quindi proceduto – dichiara nell’intervista video – in pieno rispetto anche della contestata decisione comunale in autotutela che ricordiamo molto tardiva rispetto allo stesso permesso originario riformato. Questo evidenzia ancora di più l’assurdità di una vicenda dove ad onesti imprenditori non sono bastati due permessi ufficiali e rispettati per riuscire a sopravvivere alle paludi della burocrazia e della giustizia di questo Paese”.

Per Paone “il risultato di questa situazione è sotto gli occhi di tutti- aggiunge – Oggi c’è un immobile al centro di Formia che attende di conoscere l’utilizzo che se ne potrà fare dopo aver rappresentato la città in tutto il mondo e aver garantito centinaia di posti di lavoro”.  A dire di Erasmo Paone la decisione di dieci anni fa del comune di aver revocato il permesso a costruire , seppur indirettamente, ha “comportato una cambiamento della gestione della centenaria azienda ormai in mano a terzi non del territorio e con un futuro che appare assai incerto. L’attuale proprietà non offre alcuna sicurezza circa una regolare riapertura dello stabilimento di Penitro dove ci sono due entità societarie che si stanno sfidando a livello legale: la proprietà dell’immobile e quella della fabbrica. Purtroppo il liquidatore – è il riferimento va al commercialista ciociaro Maurizio Taglione – in sede di concordato preventivo ha operato uno ‘spezzatino’ di un’azienda che era stata risanata a spese della mia famiglia raggiungendo un record di fatturato. Questa è l’Italia dalla quale – conclude con un pizzico di amarezza Erasmo Paone – gli imprenditori seri e responsabili devono solo fuggire”.

INTERVISTA video, Erasmo Paone, ex socio ““Domenico Paone fu Erasmo spa”