Tra tensioni e accordi ancora da trovare: ecco le candidature sul tavolo per le Regionali

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LAZIO – Dopo dieci anni di governo firmati Nicola Zingaretti il Lazio si prepara alle Regionali, in una quadra che sembra difficile da trovare per tutti gli schieramenti in campo… A partire dal centrosinistra che ha già il nome, ma non l’accordo, fino al centrodestra, che, al contrario ha l’accordo ma non ancora il nome. Tra tensioni, veleni, frecciatine la campagna elettorale prende forma. Ecco dunque gli schieramenti e i nomi sul tavolo.

Nel segno della professionalità: il Pd lancia Alessio D’Amato

Il Partito democratico, in maniera compatta, propone un modello, il Modello Lazio, quello che ha portato il centrosinistra a governare la Regione per un decennio. Ma propone anche un nome autorevole, pronto a guidare la Pisana nel nome della professionalità: quello dell’assessore alla sanità Alessio D’Amato, in prima linea durante tutta l’emergenza Covid.

L’atteggiamento compatto è, però, anche cauto: se i dem hanno voluto chiarire fin da subito che D’Amato non è un’imposizione del Terzo Polo – Calenda in primis -, si sono detti anche disposti a ricorrere alle primarie, se i membri della coalizione lo ritenessero opportuno. L’obiettivo è chiaro: portare a casa il risultato, evitando quanto si è visto nelle Nazionali, schierando un campo largo, il più largo possibile, tant’è che allo stesso D’Amato è stato dato mandato di sondare il terreno e cercare alleati. Fino a nuovo ordine, infatti, il tavolo delle trattative resta fermo.

Il no alle primarie di Azione- Italia Viva

Per ora, della coalizione, fanno già parte Azione e Italia Viva, il Psi, Demos e +Europa. In un campo che mira ad essere larghissimo, però, le tensioni non mancano. E se è vero che il nome di D’Amato non è un’imposizione di Calenda, è vero anche che Azione-Italia Viva ha chiarito la propria posizione in merito all’alleanza.

Sia Azione che i renziani ci saranno se il nome resta quello di D’Amato, per loro non c’è bisogno di primarie…

I segnali di fumo al M5s: in cerca di una distensione per il campo largo

Il no alle primarie di Renzi e Calenda sembra un chiaro riferimento alla posizione del M5s e al dubbio amletico: ci sarà o non ci sarà in questo campo largo? Difficile dirlo, al momento.

Quello che è certo è che il Segretario dei dem sta cercando di inviare segnali di fumo ai pentastellati, nella speranza che la fumata finale sia bianca sul nome del candidato. In sostanza, afferma che le risposte di cui il M5s è in cerca sono già state date: si trovano tutte nella bozza di programma  buttata giù nei mesi scorsi.

L’obiettivo conclamato è quello di una possibile distensione, che riporti il clima della campagna elettorale a quello precedente alle Nazionali, prima, anzi, della caduta del governo Draghi. Una distensione, che, però, se non avrà avere luogo avrà dei responsabili: Giuseppe Conte in primis.

Ripartire dal programma: i rosso-verdi provano a fissare le condizioni

In una coalizione che vuole avere in sé più anime e sensibilità non mancano le contraddizioni, i punti di scontro, le tensioni.

Ed è proprio una tensione, quella che si registra dall’area rosso-verde della sinistra. L’Alleanza Verdi-Sinistra, Sinistra Civica Ecologista e Articolo 1, prima che il tavolo delle trattative fosse “congelato”, aveva posto una propria condizione: azzerare la candidatura di D’Amato e ripartire dal programma.

L’obiettivo dichiarato è quello di verificare la convergenza sui temi e, solo in secondo momento, sciogliere il nodo sul volto da spendere in campagna elettorale. Una condizione che, come affermato dal Segretario di Articolo Uno, vuole riportare nel perimetro della coalizione i pentastellati, senza i quali, a suo avviso, si andrebbe incontro a una sconfitta.

Non c’è tre senza quattro: la posizione di Demos

Per non farsi mancare nulla, in questo campo larghissimo ha voluto dire la sua anche Paolo Ciani. Per il leader di Demos l’obiettivo primario è riaprire il dialogo con Conte e il M5s per capire se c’è la possibilità di riavviare un percorso comune.

Una volta sciolto questo nodo, per Ciani non ci sarebbe bisogno di primarie…

Opposti schieramenti, opposti i problemi: centrodestra alla ricerca di un candidato

Forse troppo occupato a formare il governo nazionale, il paradosso del centrodestra è che sulla Regionali ha il problema opposto rispetto agli avversari: ha la coalizione ma non il candidato. Una questione spinosa se non si vogliono concedere vantaggi al centrosinistra, ma che rischia di creare una spaccatura interna: il nome sul piatto sarà un affare di FdI?

Il punto è capire quanto peserà proprio il risultato delle Nazionali, che ha visto trionfare FdI per l’appunto, con Giorgia Meloni prima donna Premier. Un punto questo su cui ha cercato di dire la sua Maurizio Gasparri, sottolineando come, per l’elettorato romano, servono candidati ben riconoscibili… Una frase che sembra una frecciatina. Il riferimento è al passato prossimo delle comunali di Roma, dove la candidatura di Enrico Michetti, per alcuni, risultò un errore, come dimostrò, poi, la verità delle urne.

Intanto, Nicola Procaccini, eurodeputato ed ex sindaco di Terracina, ha fatto sapere che, se la Meloni glielo chiedesse, sarebbe disponibile a guidare la Regione Lazio… Mentre, Vittorio Sgarbi, sottosegretario alla Cultura, ha proposto la candidatura di Fabio Rampelli, attuale vicepresidente della Camera, nome, che avrebbe trovato l’approvazione di Antonio Tajani, che, però, ha ribadito l’assenza di un accordo…

L’altro nodo del centrodestra: i candidati consiglieri

Se per il centrosinistra squadra che vince non si cambia, per il centrodestra il punto è che, a livello regionale, e forse anche in virtù delle Nazionali, quella squadra, di fatto, non c’è. Nei vari territori, infatti, si sta discutendo sui candidati consiglieri regionali da proporre nelle liste.

In particolare, nella Caput Mundi stanno valutando quella che sarà la lista di Frosinone. Voci di corridoio fanno sapere che tra i nomi potrebbero esserci quello di Daniele Maura, già Presidente del Consiglio Provinciale, come anche l’ex deputato Antonello Iannarilli e il vice coordinatore provinciale di FdI, Gabriele Picano.

Ma soprattutto, resta da capire come influirà la disponibilità alla candidatura arrivata dall’ex vicesindaco di Frosinone, Fabio Tagliaferri.