Cassino / Delitto Serena Mollicone, parla ancora la Difesa: “nessun indizio che sia diventato prova”

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CASSINO –  La regola del sospetto non è l’anticamera della civiltà. Nessuno indizio è salito di un gradino per trasformarsi in una prova dibattimentale. Il collegio difensivo della famiglia Mottola ha ricordato una celebre frase di Giovanni Falcone per chiedere l’assoluzione piena di Franco, Marco ed Annamaria nella seconda giornata dedicata alle difese nell’ambito del processo per il delitto di Serena Mollicone. La miglior difesa è l’attacco e l’avvocato Mauro Marsella ha creato scompiglio tra i banchi della Procura nella parte conclusiva della sua arringa. A mezzanotte e 43 minuti del 2 giugno 2001, nell’ora presunta in cui Franco Mottola e la moglie Annamaria occultavano il cadavere di Serena nel boschetto di Fonte Cupa, l’ex comandante era al telefono a casa con papà Guglielmo per fare il punto sulle prime ricerche della studentessa. Secondo la difesa Mottola lo comproverebbero i tabulati telefonici dell’utenza fissa della famiglia Mollicone – che saranno allegati agli atti del processo prima della sua conclusione in programma con la sentenza prevista per il 15 luglio – ed un’informativa invata alla Procura del Maresciallo Gaetano Evangelista che sostituì Mottola alla guida della Stazione di Arce.

Marsella è stato durissimo quando ha definito inattendibile la versione resa nel 2008 da Santino Tuzi prima che il brigadiere si togliesse la vita. “Perchè Santino è stato in silenzio per sette anni? – si è interrogato Marsella- Perchè la Procura ha definito Tuzi inattendibile nel 2015 e successivamente ha cambiato idea?”. Tuzi, dopo essere stato convocato in Procura a Cassino, si è suicidato – secondo il legale – per amore e l’avvocato Marsella, rivolgendosi con lo sguardo alla figlia Maria,  ha aggiunto come la famiglia dovrebbe accertare la responsabilità morale di questa “tragedia”.

Sulla querelle delle impronte  è stato citato  l’omicidio di  Yara Gambirasio. Il suo autore si conosce perchè ha lasciato tracce del suo Dna.  Per il delitto di Serena le impronte rinvenute non sono di “nessuno dei cinque imputati”. Mancando  i doverosi “agganci scientifici”, il delitto di Serena potrebbe non essere avvenuto nella tarda mattinata del 1 giugno 2001…Per l’avvocato Marsella la principale consulente della Procura, la patologa forense Cristina Cattaneo, non ha escluso che il delitto possa essere avvenuto in un  range orario di 24-48 rispetto al ritrovamento del cadavere. La conclusione di Marsella ha contenuto la richiesta di assoluzione per la famiglia Mottola con un’altra bordata per la Procura: tante presunzioni non fanno una prova, ma un errore giuridico.

In precedenza l’avvocato Piergiorgio Di Giuseppe nella sua arringa di quasi quattro ore  aveva accusato la Procura di Cassino di aver creato un “frastuono mediatico” in relazione al ruolo svolto da Marco Mottola quale esecutore materiale dell’omicidio di Serena: “Non è possibile definirlo socialmente pericoloso. Solo due testi su 11 hanno riferito che spacciasse droga, un’ipotesi del resto ampiamente prescritta e mai diventata oggetto di indagine o di un procedimento penale”. L’avvocato Di Giuseppe ha chiarito, poi, come nessun depistaggio sia attribuibile al comandante Mottola. L’ufficiale, anzi, avrebbe promosso immediatamente indagini sulle ricerche di Serena subito la sua scomparsa. Questa attività  è stata “molto serrata” e, nonostante ciò, l’ex Maresciallo con la sua famiglia è stato “messo alla gogna”. Per il difensore del presunto omicida di Serena nessuna delle prove scientifiche prodotte dalla Procura inchioda lui, il figlio e la moglie. In quest’ottica la porta del bagno dell’alloggio sfitto della caserma non è l’arma del delitto  – il foro provocato dall’urto non è compatibile con l’altezza di Serena – Nessuna delle impronte trovate nel nastro adesivo con cui fu immobilizzato, il cadavere della 18enne appartiene a Franco, Marco ed Annamaria e le tracce lignee non sono della stessa porta rotta. “In questo processo – ha concluso Di Giuseppe – l’indizio degrada in illazione e congettura”.

Si torna in aula lunedì con la sua conclusione delle arringhe difensive della famiglia Mottola – è atteso l’intervento dell’avvocato Francesco Germani – cui seguiranno poi le attese controrepliche del sostituto procuratore Maria Beatrie Siravo dopo le bordate ricevute dagli avvocati Marsella e Di Giuseppe.

INTERVISTE video Mauro Marsella, avvocato difensore famiglia Mottola;

Dario De Santis, legale parti civili Antonio e Guglielmo Mollicone;

Maria Tuzi, figlia Santino Tuzi, Elisa Castellucci, legale parte civile famiglia Tuzi.