Formia / Detenzione ai fini di spaccio di droga, l’operazione di Polizia e Gdf smantella un’organizzazione [VIDEO]

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FORMIA  – L’organizzazione più longeva e collaudata a Formia ma anche la più pericolosa e specializzata nella detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti e, in particolare, di cocaina. E’ quella che il gruppo della Guardia di Finanza ed il commissariato di Polizia di Formia, agli ordini del tenente Colonnello Luigi Galluccio e del vice questore Aurelio Metelli, pensano di aver smantellato all’alba di martedì eseguendo, grazie ad un massiccio utilizzo di una cinquantina di agenti e mezzi, tra cui alcune unità cinofile ed un elicottero, un’ordinanza di custodia cautelare di oltre trecento pagine che, chiesta il 27 aprile 2021 da uno dei pm di punta della Direzione Distrettuale antimafia di Roma, Corrado Fasanella, è stata emessa ora dal Gip del Tribunale di piazza Clodio Francesco Patrone.

Per 11 componenti di questo sodalizio si sono spalancate le porte del carcere romano di Rebibbia: Carmina Fustolo, 55 anni di Formia; Italo Ausiello, di 59 anni di Ceva (Cuneo); Ivan Calenzo, 44 anni di Napoli; Luca Centola, 39 anni di Formia; Enrico De Meo, 32 anni di Formia; Roberto De Simone, 41 anni di Formia; Giuliano D’Urso, 47 anni di Formia; Angelo Lombardi, 50 anni di Formia; Civita Lombardi, 37 anni di Formia; Marco Massimiani, di 42 anni di Cori; Emanuele Tornincasa, di 26 anni di Napoli e Gianfranco Simeone, di 53 anni di Formia.

Due degli indagati hanno ottenuto gli arresti domiciliari: si tratta del tunisino Alì Abbassi, di 33 anni di Cisterna e di Laura Supino, di 37 anni di Formia. L’attività d’indagine è stata lunga e meticolosa e ha consentito di iscrivere il nome di ulteriori sedici persone sul registro degli indagati con l’ipotesi accusatoria di aver far fatto parte d un’associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, cessione e detenzione ai fini di spaccio, tentato omicidio, sequestro di persona a scopo di estorsione, estorsione nonché detenzione e porto abusivo di armi comuni da sparo. Sono: Abassi Ouail, tunisino di 45 anni residente a Cisterna; Giuseppe Basco, di 45 anni di Formia; Luca Cassetta, di 25 anni di Latina; Maria Luisa Cotugno, di 47 anni di Formia; Rosario D’Acunto, di 49 anni di Formia; Salvatore Fustolo, di 50 anni di Formia; Milena Maddalena, 46 anni di Formia; Marco Morabito,di 33 anni di Minturno; Elvira Oliva, di 32 anni di San Cipriano D’Aversa; Domenico Onorato, 40 anni di Arzano; Sergio Scudiero, di 44 anni di Formia; Giuseppe Sorrentino, di 47 anni di Formia; Gelsomina Tarallo, di 32 anni di Itri; Antonio Tornincasa , di 52 anni di Arzano.

Gli arresti eseguiti martedì mattina all’alba concretizzano un’attività investigativa che, estesa a tutto il 2020, era iniziata nel 2019 mettendo insieme due filoni d’inchiesta avviati dalla Guardia di Finanza e dalla Polizia, quando furono arrestati un pusher campano sorpreso a cedere una dose di cocaina e di un promotore dell’associazione trovato in possesso di 116 grammi di cocaina e di 16mila euro in contanti. L’attività probatoria della Dda ha consentito di definire in questo sodalizio il compito ed il ruoli di ogni singoli componenti.

La gran parte di loro indistintamente aveva un nomignolo o un soprannone derivante dalle rispettive caratteristiche somatiche, dal proprio credo calcistico (un indagato era noto come “Koulibaly”, il difensore centrale del Napoli di cui era un fan), dalla propria attività professionale svolta prima di entrare a far parte in questa organizzazione ( De Simone è indentificato come “Roberto il finanziere” per via della sua attività nel corpo interrotta lo scorso anno dopo un arresto della Polizia mentre cedeva una dose di droga nei pressi della torre di Mola) o dai rispettivi gusti ed interessi gastronomici.

Le oltre trecento pagine dell’ordinanza del Gip Patrone hanno poi un’altra caratteristica: questo sodalizio “affiliava” giovanissime donne alle quali veniva attribuito un nomignolo, diverso dai rispettivi nomi di battesimo, per evitare che venissero identificate dagli inquirenti attraverso la “valanga” di intercettazioni telefoniche e ambientali registrate dopo il nulla osta del Pm Fasanella della Dda capitolina. Un fatto è certo: l’attività di spaccio sarebbe ruotata attorno ad un mini market di generi alimentari di via Emanuele Filiberto a Formia – gestito da Carmina e Salvatore Fustolo, quest’ultimo raggiunto da un avviso di garanzia ma da qualche settimana impegnato ad effettuare un percorso di recupero presso una comunità terapeutica dopo l’ultimo arresto operato dagli agenti del commissariato di Polizia – che faceva leva sulla sua vicinanza nei pressi di alcune scuole di ogni ordine e grado, il Sert dell’ospedale Dono Svizzero e i locali della movida formiana nel rione marinaro di Mola a Formia.

Ciascuno, poi, svolgeva un compito: c’erano i mandanti di azioni violente finalizzate al recupero dei crediti vantati dai vari pusher, i promotori per l’acquisto – due tre volte la settimana – e la successiva rivendita sul mercato locale di ingenti quantitativi di droga o, più semplicemente, chi tagliava e custodiva la sostanza stupefacente. Sullo sfondo di questa operazione anti droga – culminata anche lo svolgimento di quindici perquisizioni domiciliari, per lo più, nel quartiere popolare di Rio Fresco Scaccigalline e nella frazione di Maranola – c’è anche un tentativo di omicidio e di sequestro di persona che proprio mercoledì sarà affrontato dai giudici della Corte d’Assise d’appello del Tribunale di Napoli. Un componente dell’organizzazione, indagato a piede libero, maturò un debito di 31mila euro per una partita di droga non pagata. Esponenti dello stesso gruppo criminale d’appartenenza lo sequestrarono e lo condussero sulle rive del Lago Patria, ai confini delle province di Caserta e Napoli. Dopo averlo legato mani e collo con una fune, lo minacciarono di gettarlo in acqua documentando l’episodio con un video subito postato sui social.

Per la Dda di Napoli (allora) e di Roma ora fu un plateale gesto di forza che avrebbero dovuto un carattere “pedagogico” per tutti i componenti dell’organizzazione. A questa scena presenziò la fidanzata della vittima con il chiaro intento di intimorirla e convincerla a saldare immediatamente il debito. Dopo la sua esecuzione, l’ordinanza del Gip Francesco Patrone è finita sotto la lente d’ingrandimento del nutrito collegio difensivo che, composto dagli avvocati Pasquale Di Gabriele, Vincenzo Macari, Matteo Macari e Pasquale Cardillo Cupo, sta valutando – come si evince nelle interviste video allegate – l’ipotesi di impugnarla davanti il Tribunale del Riesame in considerazione del venir meno di due elementi previsti dal codice di procedura penale: la reiterazione del reato ed il pericolo di fuga.

INTERVISTE Matteo Macari e Pasquale Di Gabriele, avvocati.