Cassino / Delitto Serena Mollicone, nell’ultima udienza le deposizioni delle dott.sse Regimenti e Bruzzone

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CASSINO – Così è morta Serena Mollicone. Non ha deluso le aspettative l’ultima udienza, la prima dopo la pausa Pasquale, del processo per la morte della 18enne studentessa di Arce che si sta celebrando davanti la Corte D’assise del Tribunale di Cassino. E’ stata davvero scioccante la ricostruzione delle ultime ore di vita della ragazza assassinata – secondo la Procura di Cassino – il primo giugno 2001 all’interno della Caserma dei Carabinieri del suo paese.

La dottoressa Luisa Regimenti è stata invitata a deporre in qualità di medico-legale di parte della famiglia Mollicone. A suo dire Serena sarebbe stata sbattuta contro una porta all’interno della caserma, lasciata agonizzante per sei ore e poi soffocata con del nastro adesivo. La morte della studentessa sarebbe sopraggiunta alle ore 19 circa del primo giugno 2001. “Ciò si deduce dalla temperatura del corpo, registrata a suo tempo, e dalla deposizione delle uova della mosca verde sul corpo”. La dottoressa Regimenti ha analizzato tutte le consulenze redatte dal 2001 in poi che poi ha sintetizzate nella sua redatta con la riapertura delle indagini, da parte del sostituto procuratore Maria Beatrice Siravo, nel 2016 . Il dato più agghiacciante – secondo la dottoressa Regimenti – è un altro: Serena poteva essere salvata se fosse stata soccorsa in tempo. Addirittura poteva essere curata dal momento che le fratture riportate dall’urto contro la porta dell’alloggio sfitto della caserma di Arce non erano letali. Serena, se portata in tempo in ospedale, si sarebbe messa in piedi in un paio di mesi”. Un fatto è certo. Quando il corpo della povera Serena è stato abbandonato nel boschetto di Fonte Cupa, legato ad un arbusto ma senza segni forzature,era già privo di vita.

Nel corso dell’udienza le fasi drammatiche del delitto sono state ripercorse da un altro perito di parte civile della famiglia Mollicone. La criminologa Roberta Bruzzone ha sostenuto come le “lesioni vitali esterne sono quelle riscontrate al volto, all’arcata sopracciliare e temporale, ma anche retro auricolare. Le fratture craniche non sono state mortali. La dottoressa Bruzzone, ha confermato come il decesso di Serena sia avvenuto “per soffocamento” provocato dal nastro adesivo “strettole attorno alla bocca e al naso”. Il delitto poi sarebbe stato provocato da mani esperte: “Chi ha ucciso Serena aveva una grande consapevolezza criminologica ecco perchè non sono state trovate tracce . Quando il suo decesso non avveniva come auspicato, la ragazza è stata soffocata: il nastro le è stato applicato sulla bocca per metterla a tacere”. La dottoressa Bruzzone ha parlato anche di omicidio d’impeto “commesso da due persone diverse: il colpo di un impulsivo prima e la calma di chi ha, poi, confezionato il corpo”.

In aula è comparso un teste invocato sempre dalle parti civili, Massimiliano Gemma, il marito di Anna Rita Torriero, l’amica di Santino Tuzi. Nel 2008 l’uomo aveva dichiarato di essere a conoscenza della presenza di Serena Mollicone in caserma del primo giugno 2001. Glielo riferì la moglie Anna Rita che quella mattina era andata in caserma per portare un panino al brigadiere di Sora poi suicida l’11 aprile 2008. Gemma però ha spiegato più volte di non ricordare la dichiarazioni del 2008, ma poi incalzato dal presidente della Corte, il giudice Massimo Capurso, ha confermato quanto dichiarato nel corso delle sommarie informazioni ai carabinieri e al pm nel 2008. La conferma della presenza di Serena in caserma la mattina del primo giugno era stata sottolineeata da un’amica della Torriero, l’italo-brasiliana Sonia Da Fonseca che, ascoltata in una delle ultime udienze, aveva riferito alla Corte d’Assise quanto ripetuto da Gemma: Anna Rita Torriero le disse di aver visto Serena in caserma il giorno in cui scomparve e fu uccisa.