Cassino / Delitto Mollicone, le rivelazioni dei due tossicodipendenti di Ferentino al responsabile del Sert

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CASSINO – Il 4 giugno 2001, all’indomani del ritrovamento del cadavere di Serena Mollicone, già  circolavano il movente e l’autore del delitto della studentessa di Arce. Furono due tossicodipendenti di Ferentino a riferirlo all’allora responsabile del Sert di Frosinone . L’ha rivelato lo stesso dottor Fernando Ferrauti – per anni dirigente del dipartimento di Salute mentale della stessa Asl e nel 2001 responsabile dell’osservatorio della Prefettura sulle tossicodipendenze – nel corso della nuova udienza del processo per la morte di Serena in corso di svolgimento davanti la Corte d’Assise del tribunale di Cassino. Ferrauti ha raccontato di essere stato avvicinato all’esterno del Sert del capuologo ciociaro da due fratelli tossicodipendenti di Ferentino. Il dirigente Asl non sapeva ancora del ritrovamento del corpo di Serena quando venne informato del delitto dai due giovani assuntori che, subito incalzati, fecero il nome del figlio del comandante dei Carabinieri. E perchè sarebbe stato Marco Mottola il presunto autore del delitto? Perchè Serena l’avrebbe voluto ‘sputtanare’, rovinargli il mercato della droga di Arce e i…’clienti buoni’.

Ferrauti raccontò ai carabinieri quell’episodio e indicò i nomi di coloro che gli fecero quelle confidenze. Il dirigente Asl ha ammesso di non essere mai andato dai Carabinieri semplicemente perchè andarono loro, a più riprese, da lui. Ferrauti, a cui fu chiesto di essere sottoposto al test del dna, ha rivelato di aver subito nell’autunno 2001 una perquisizione che, sprovvista di alcun mandato, turbarono molto lui e l’anziana madre al punto da non volersi più occupare di questa misteriosa vicenda. Ma Ferrauti ma hai creduto alle confidenze dei fratelli di Ferentino? Inizialmente no, perchè gli sembrava inverosimile che ad uccidere Serena fosse il figlio del comandante della stazione di Arce.

Incalzato dai difensori di Franco, Marco e Annamaria mottola, gli avvocati Franco Germani e Piergiorgio Di Giuseppe, il dottor Ferrauti ha confermato di non essere mai stato invitato a denunciare quanto era a sua conosenza perchè le indagini – come detto – erano state avviate nel frattempo dagli stessi Carabinieri.

Drammatica è stata la deposizione in aula di Marco Malnati, il compare del brigadiere dei Carabinieri Santino Tuzi suicida l’11 aprile 2008 a poche ore dal suo ritorno in procura a Cassino per confermare la rivelazione regina del processo: di aver visto Serena Mollicone entrare nella caserma dei carabinieri la mattina del 1 giugno 2001. Secondo Malnati il brigadiere Tuzi lo avrebbe inviato più volte ad evitare di parlare dell’omicidio di Serena – il giorno della scomparsa si augurava che la ragazza venisse ritrovata “ancora in vita” – perche’ aveva paura. Malnati ha dichiarato, inoltre, di avere, dopo 21 anni dai fatti, “ancora paura”.  Ed in aula non ha voluto confermare alcune dichiarazioni rilasciate ai pm inquirenti ad una trasmissione televisiva. Un aspetto l’ha ribadito: Santino non si è tolto la vita per una delusione sentimentale. Il sostituto procuratore Beatrice Siravo si è riservata ora la facoltà di acquisire gli atti per citare Malnati sia per falsa testimonianza che per oltraggio in aula nei riguardi dell’ex magistrato titolare dell’inchiesta, il sostituto procuratore Maria Perna.

Che il brigadiere Tuzi non sia suicidato nel 2008 per la decisione dell’amante Annarita Torriero di lasciarlo l’ha sottolineato a più riprese in aula la figlia Maria. Il carabiniere di Sora, dopo il trasferimento, era contento di prestare servizio nella stazione di Fontana Liri, di essere prossimo alla pensione e di essere diventato nonno. A respingere la tesi del suicidio di Santino l’aveva confermato lo stesso papà Guglielmo a Maria Tuzi in incontro che si svolse nella sua cartolibreria nei giorni successivi alla tragedia del piazzale della diga di Arce.

La prima parte dell’udienza era stata monopolizzata dall’intervento in video conferenza dal consolato di Perth in Australia, dove insegna nella locale Università, dell‘entomologa forense Paola Magni. Relazionando sul ciclo vitale di alcune larve che si svilupparono sul cadavere della povera Serena, la professoressa Magni è arrivata ad una conclusione: il corpo della studentessa è stato abbandonato nel boschetto di Fonte Cupa nella fascia notturna tra il 1 ed il 2 giugno 2001. Per la consulente della Procura una mosca verde ha depositato le sue uova sul cadavere di Serena all’alba del giorno successivo del suo omicidio. Si tornerà in aula il 22 aprile subito dopo la pausa pasquale.

Il presidente della Corte d’Assise del Tribunale di Cassino, Massimo Capurso, ha intanto definito la calendarizzazione delle prossime udienze che precederanno l’attesa requisitoria dei Pm inquirenti. Il 22 aprile sarà ultimato l’esame della lista testi dell’avvocato Dario De Santis. Il presidente Capurso ha disposto l’accompagnamento coattivo, dopo la loro assenza nell’udienza del 25 marzo scorso, del’attuale marito della signora Torriero, Massimiliano Gemma e di Vincenzo De Luca, il proprietario della ferramenta presso la quale secondo i Carabinieri sarebbe stato venduto il filo di ferro con cui furono immobilizzati i piedi di Serena dopo il delitto. In più saranno ascoltate, in qualità di consulenti tecnici della parte civile di Armida Mollicone, la stessa sorella di Serena, la criminologa Roberta Bruzzone (dovrà ricostruire la dinamica dell’aggressione subita dalla vittima sulla scorta delle consulenze tecniche acquisite agli atti) e la specialista di medicina legale Luisa Regimenti.

Nelle successiva udienza del 29 aprile i riflettori saranno puntati sull’ex comandante del Ris di Parma, il generale Luciano Garofano, sulla professoressa Laura Volpini. Sono i periti di parte civile nominati da Antonio e Guglielmo Mollicone: il primo dovrà illustrare gli aspetti biologici e dattiloscopici riscontrati sul cadavere di Serena, la seconda riferirà invece sugli elementi psicologici che hanno provocato l’omicidio della studentessa di Arce.

E’ prevista l’audizione anche del Maresciallo in congedo Bruno Cimini. Avrebbe dovuto deporre venerdì ma l’ex Carabinieri è diventato ufficialmente irreperibile dopo aver ricevuto quindici giorni la convocazione cui diede forfait per problemi personali. Citato sempre dalla parte civile dei fratelli Guglielmo e Antonio Mollicone, l’ex maresciallo Cimini dopo la scomparsa di Serena il 1 giugno 2001 fu personalmente protagonista delle ricerche della studentessa che furono estese presso la sua abitazione laddove ricomparve misteriosamente il telefonino della studentessa uccisa.

Sempre il 29 aprile è in agenda l’interrogatorio volontario cui ha deciso di sottoporsi uno dei cinque imputati, il luogotenente dei Carabinieri Vincenzo Quatrale. E’ l’unico che al momento – gli altri sotto processo sono Franco, Marco e Annamaria Mottola e Francesco Suprano – ha deciso di rilasciare alla Corte d’Assise del Tribunale dichiarazioni spontanee. Imputato di concorso morale nell’omicidio di Serena e nell’istigazione al suicidio di Santino Tuzi, il luogotenente Quatrale sarà – a meno di ripensamenti degli altri quattro imputati – l’unico che accetterà di rispondere alle domande dei Pm Siravo e Fusco e dei legali delle parti civili.