Minturno / Inchiesta sull’appalto della videosorveglianza, tutto è partito da un’intercettazione

Cronaca Minturno

MINTURNO – Il contenuto di un’intercettazione telefonica, registrata il 14 settembre 2017, avrebbe provocato il coinvolgimento del sindaco di Minturno e neo presidente della Provincia di Latina Gerardo Stefanelli nella nuova e delicata inchiesta della Procura di Cassino nella gestione della gara d’appalto per l’ampliamento della videosorveglianza nel territorio comunale. Il sindaco Stefanelli, l’ex comandante della Polizia Locale Mario Vento, l’ingegnere Laura Mancini che aveva realizzato il progetto denominato “Smart tecnology for Minturno’s Security” e oggetto di richiesta di finanziamento alla Regione Lazio e l’amministratore della società “A.M. Tecnologia e Sicurezza srl” che si occupa di installazioni di impianti, Marcello Arnone, sono ora indagati di turbata libertà degli incanti.

Secondo le risultanze investigative contenute nella conclusione delle indagini preliminari da parte del sostituto procuratore Chiara D’Orefice i quattro avrebbe pilotato l’esito di una gara d’appalto che aveva ottenuto due coperture economiche: la prima di 50mila euro della Regione, la seconda di circa 44mila euro del comune di Minturno. Secondo la Procura ci sarebbero state “collusioni e preventivi accordi” tra i quattro per incaricare “A.M. Tecnologia e Sicurezza srl” attraverso il frazionamento in due del valore dei contratti. Il primo venne deciso da Vento con la determina numero 72 del 9 maggio 2018 per un importo di quasi 22mila euro, il secondo – deciso sempre dal responsabile di servizio Vento – adottato 16 giorni più tardi con la determina numero 144 per un importo di 39.894 euro che sfiorò la soglia di legge (40mila euro) entro la quale gli incarichi possano essere affidati direttamente.

L’inchiesta della Procura di Cassino ha preso il via da un’indagine più ampia, portata avanti nel 2015 dalla Dda di Roma sul Comune di Formia, relativa ad appalti a ditte in odore di camorra. Gli inquirenti avevano sospettato che Arnone, cognato dell’allora sindaco di Formia, Sandro Bartolomeo, avesse eseguito una bonifica ambientale nello studio del primo cittadino e avevano iniziato a intercettarlo. Tra le conversazioni intercettate ne erano spuntate un paio con Stefanelli, che chiedeva al finanziere informazioni per preparare il progetto con cui partecipare al bando sulla videosorveglianza. Da lì gli altri accertamenti e le accuse sulle determine fatte dall’ex comandante della polizia locale a favore della ditta del finanziere.

Sono undici le intercettazioni telefoniche ed ambientali registrate tra il 18 agosto 2017 ed il 14 settembre dello stesso anno. In una – quella del 14 settembre – il sindaco di Minturno parlava al telefono con Marcello Arnone, ufficialmente in servizio presso il gruppo di Formia della Guardia di Finanza ma “amministratore di fatto della società affidataria dell’appalto della videosorveglianza di cui deteneva il 40% delle quote societarie”. La conclusione cui è arrivata la Procura è stata la seguente con la conclusione delle indagini preliminari notificate – ironia della sorte – dagli stessi finanzieri formiani: con la loro condotta Stefanelli, Vento (coinvolto in questa vicenda nel ruolo di responsabile del servizio nelle determine di affidamento diretto dei lavori di ampliamento della videosorveglianza), l’ingegnere Laura Mancini e, appunto, Arnone, con lo spacchettamento dei due incarichi “riguardanti però lavori omogenei” avrebbero impedito che l’intervento fosse deciso attraverso una regolare gara pubblica.

L’opera aveva ricevuto due finanziamenti di oltre 99mila euro ma doveva essere – scrive il sostituto procuratore D’Orefice – “programmabile in maniera unitaria sin dall’inizio”. Il Comune di Minturno e la Regione Lazio in effetti hanno risparmiato alla distanza 40mila euro – le due determine di Vento hanno avuto un importo di quasi 62mila euro – ma per la Procura di Cassino sarebbe stata necessaria l’applicazione dei quanto prevede l’articolo 36 del decreto legislativo numero 50/2006 in base al quale per affidamenti ed esecuzioni lavori di importi pari o superiori a 40mila ed inferiori a 150mila “l’affidamento deve avvenire tramite procedura negoziata e deve essere preceduto dalla previa valutazione di tre preventivi ove esistenti e quindi deve essere subordinato all’esplicazione di una procedura di gara anche se informale o atipica”. Quanto prevede la norma e scrive il sostituto procuratore D’Orefice al Comune di Minturno sino al 25 settembre 2018 non sarebbe avvenuto.

Il sindaco di Minturno, Gerardo Stefanelli, ha deciso di incaricare l’avvocato Renato Archidiacono per farsi assistere ora nella fase più delicata dell’intera controversia che potrebbe preludere in una richiesta di rinvio a giudizio al Gup del Tribunale di Cassino. “Non ero a conoscenza di questo procedimento penale ha osservato il sindaco e presidente della Provincia Stefanelli – Ma sono molto sereno perché, sebbene il tema della sicurezza sia sempre stato una priorità per me, tanto da aver ottenuto anche un importante finanziamento regionale, non mi sono mai sovrapposto al lavoro degli uffici. Manifesto la mia piena disponibilità alla magistratura per approfondire i fatti del 2017 a cui si fa riferimento. Sono fiducioso come sempre nel loro importante lavoro.” L’avvocato Archidiacono si è dichiarato pronto a rimodulare il castello accusatorio della Procura di Cassino: “Siamo sereni e fiduciosi nel lavoro dei magistrati e chiederemo subito un interrogatorio davanti il Pm inquirente. Non capiamo cosa c’entri il sindaco in questa vicenda- ha concluso il legale di Latina – lavori sono stati affidati in due determine dal dirigente”. Anche i legali di Vento, Macini ed Arnone, gli avvocati Luciano Riccardelli e Mattia Aprea, hanno preannunciato di presentare le loro controdeduzioni e, se fosse possibile, di chiedere un interrogatorio a favore dei rispettivi assistiti.