CASSINO – Serena, prima di essere sbattuta contro la porta del bagno dell’alloggio sfitto della caserma di Arce, ha avuto una colluttazione con il suo assassino tanto da riportare alcune escoriazioni alle gambe e al torace. Ha lottato, ha cercato di difendersi poco prima che venisse scaraventa contro quella che è l’arma del delitto.
Non ha tradito le aspettative la nuova udienza, forse la più importante tenuta sinora, del processo per la morte di Serena Mollicone avvenuta il 1 giugno 2001. Sono comparsi davanti Corte d’assise del tribunale di Cassino i principali testi della procura, la patologa forense Cristina Cattaneo e l’ingegnere meccanico del Politecnico di Milano Remo Sala. Con le loro conclusioni tecnico scientifiche erano state aperte nel 2016 le indagini per la misteriosa morte di Serena al punto che, dopo anni di omissioni, reticenze e depistaggi, fu concessa la riesumazione del cadavere di Serena.
Interrogata dai Pm Siravo e Fusco, la dottoressa Cattaneo ha utilizzato più volte l’avverbio ‘assolutamente’ per ribadire l’esistenza di una compatibilità tra il segno trovato sulla porta rotta e chiusa del bagno e la frattura cranica isolata sulla parte del capo di Serena. Questo trauma, da cui è scaturita un’emorragia, sarebbe stato provocato da un urto contro una superfice piana, la porta del bagno. Il delitto sarebbe avvenuto tra le ore 11 e le 11.40 di venerdì 1 giugno 2001, l’epilogo di una colluttazione cui è seguita l’asfissia che non ha dato scampo a Serena che, se soccorsa, poteva essere salvata. Il decesso della studentessa sarebbe avvenuto almeno tra le 24 e le 48 ore precedenti rispetto all’orario del ritrovamento del cadavere nel boschetto di Fonte Cupa.
La dottoressa Cattaneo e soprattutto l”ingegnere Sala hanno escluso che il foro sulla porta – ricostruzione avvenuta da una simulazione di laboratorio molto contestata dalle difese- possa essere stato causato da un pugno. Franco Mottola ha sempre detto che sia stato lui a darlo ma durante una lite con il figlio Marco. I periti della procura l’hanno escluso dopo aver riscontrato un difetto nella chiusura nella stessa nocca dell’ex comandante della stazione di Arce.
La dottoressa Cattaneo ha aggiunto poi come l’urto contro la porta, avvenuto ad un’altezza di un metro e 53 centimetri da terra, abbia creato una ferita di un centimetro e mezzo all’altezza dell’arcata sopraccigliare e dello zigomo sinistro di Serena.
Il controesame è stato monopolizzato dalle difese di Franco Marco e Annamaria Mottola. Gli avvocati Di Giuseppe, Marsella e Germani hanno contestato come sulla porta non siano state rinvenute tracce biologiche della vittima e viceversa e hanno sottolineato l’incompatibilità tra l’altezza di Serena , nello specifico del suo zigomo ed il punto del foro in cui ci sarebbe stato l’urto mortale.
In aula i riflettori sono stati puntati anche sull’ex comandante dei Ris di Parma, il generale Luciano Garofalo,e sulla criminologa Roberta Bruzzone. Sono i consulenti di parte civile della famiglia Mollicone che, insieme al criminologo Carmelo Lavorino della difesa della famiglia Mottola, saranno ascoltati nelle prossime udienze, la prima della quale è stata fissata per venerdì 28 gennaio.
INTERVISTE alla criminologa di Parte Civile Roberta Bruzzone; allo zio di Serena, Antonio Mollicone; all’avvocato di Parte Civile Federica Nardoni e al criminologo della Difesa Carmelo Lavorino.