Gaeta / Delitto Gallinaro, prosciolto per incapacità di intendere e di volere Benedetto Montaquila

Cronaca Gaeta

Benedetto Montaquila deve essere prosciolto perché era incapace di intendere e di volere il 14 marzo 2021 quando con un pugno uccise, senza un apparente motivo, Alessandro Gallinaro, il pensionato di 77 anni che attendeva la moglie uscire dalla messa domenicale presso la chiesa di Santo Stefano Protomartire nel quartiere degli Eucalipti a Gaeta. Lo ha deciso mercoledì, al termine di una lungacamera di consiglio, il Gup del Tribunale di Cassino Alessandra Casinelli a conclusione del rito abbreviato nei confronti del 48enne che, imputato di omicidio preteritenzionale, una settimana fa aveva lasciato il carcere romano di Rebibbia (con destinazione l’istituto psichiatrico “Salus” di Formia) perché sarebbe diminuita la sua pericolosità sociale.

La sentenza del Gup è scaturita, invece, proprio dal contenuto dalla perizia dello psichiatra Donato Rufo,il consulente del Tribunale di Cassino che aveva relazionato sull’esito delle operazioni peritali svolte lo scorso dicembre nel carcere di Rebibbia dove si trovava il trovava il tossicodipendente di Gaeta. Il Gup ha disposto con la sua sentenza che Montaquila – difeso dall’avvocato Piergiorgio Di Giuseppe – trascorra i prossimi due anni presso la Rems individuata nei giorni scorsi, quella di Torricella in Sabina, in provincia di Rieti, e venga sottoposto periodicamente a visite di controllo per verificare la sua reale pericolosità sociale

La sentenza del Gup è stata accolta con soddisfazione dal legale dell’uomo, l’avvocato Di Giuseppe, che aveva nominato quale perito di parte il dottor Paolo Galimberti, mentre le parti civili, attraverso l’avvocato Vincenzo Macari, si sono avvalsi della consulenza dello psichiatra Carmine Carillo. Per il precedente perito del Tribunale di Cassino, Ottavo Di Marco, Montaquila era stato affetto da una psicosi schizofrenica con aspetti paranoidei che, provocata dall’assunzione di droghe, ha comportato la compromissione totale della sua capacità di intendere e di volere al momento del fatto omicidiario.

Il magistrato titolare delle indagini, il sostituto procuratore Emanuele De Franco, inizialmente aveva invece chiesto che Montaquila venisse processato con il giudizio immediato. Su sua richiesta la difesa del 48ennne ha chiesto ed ottenuto lo svolgimento del rito abbreviato nelle cui battute iniziali l’avvocato Vincenzo Macari si era costituito parte civile per conto della moglie e dei due figli di Gallinaro. Lo stesso legale della famiglia della vittima non ha mancato di rimarcare come vi sia nell’ordinamento un imbarazzante vuoto normativo che, se idoneamente colmato, avrebbe potuto vedere salva la vita del povero Gallinaro. Se il perito del Gup non ha mancato di rappresentare come il Montaquila non potrà mai distaccarsi dall’assunzione di medicine, l‘avvocato Macari nel suo appassionato intervento ha stigmatizzato come negli anni scorsi alcun provvedimento era stato mai assunto dalle Autorità sanitarie o amministrative.

Negli ultimi due anni Montaquila aveva liberamente scelto di non assumere i medicinali presso il centro ospedaliero dove si trovava in cura, senza che alcuna istituzione assumesse posizione in merito a possibili recrudescenze di condotte violente. Non si è fatta attendere la replica dell’avvocato Di Giuseppe, secondo il quale proprio la costante assunzione di farmaci da parte di Montaquila nel corso dell’ultimo anno trascorso nel carcere romano di Rebibbia abbia attenuato la sua pericolosità sociale.