Cassino / Delitto Serena Mollicone, grande attesa per la nuova udienza di venerdì prossimo

Cronaca Frosinone

CASSINO  – Serena Mollicone entrò veramente nella caserma dei Carabinieri di Arce la mattina del 1 giugno 2001? Questo sarà uno degli interrogativi che venerdì nella nuova udienza del processo per l’omicidio della studentessa di Arce il sostituto procuratore Maria Beatrice Siravo porrà alla signora Rosa Mirarchi . La teste dal 1995 al 2004 era addetta alle pulizie della stazione dell’Arma di Arce dove – secondo l’ipotesi investigativa della Procura della Repubblica di Cassino – Serena sarebbe stata uccisa al termine di un’improvvisa aggressione.

L’interrogatorio della signora Mirarchi è il più atteso nell’udienza venerdì in programma davanti la Corte d’assise del Tribunale di Cassino e sarà incentrato sugli interventi di pulizia che l’addetta avrebbe svolto nell’alloggio sfitto della caserma dove – secondo la ricostruzione degli inquirenti – ci sarebbe stato il delitto. Si preannuncia lungo ed interessante l’interrogatorio ed il successivo controesame delle difese del Maresciallo dei Ris dei Carabinieri Giampiero Lago. Nel 2001 venne incaricato di effettuare una consulenza biologica su 12 reperti sequestrati nella caserma di Arce: il perito isolò 10 tracce di Dna maschile e due appartenenti ad altrettante donne. E’ atteso davanti la Corte d’assise del tribunale di piazza Labriola anche Cesare Raponi,anch’egli dei Ris che nel 2013 e nel 2016 venne incaricato di effettuare un riscontro sulla perizia di Lago. Arrivò a due conclusioni: sulla porta del bagno contro la quale sarebbe stata sbattuta Serena non rinvenne il Dna appartenente a nessuno dei cinque imputati ma di un superiore che effettuò alcuni accertamenti sullo stesso arredo quando venne messa a disposizione degli inquirenti. Atteso in aula anche il Maresciallo Salvatore Pletto, del reparto operativo del comando provinciale dei Carabinieri di Frosinone, uno dei principali collaboratori dell’ex comandante Pietro Caprio.

L’udienza di venerdì è molto attesa dopo la richiesta dei legali difensori dei tre principali imputati, Franco, Marco e Annamaria Mottola, di desecretare l’elenco delle persone, ben 275, a cui fu chiesto di rilasciare le rispettive impronte digitali per compararle con quelle, tutt’altro che nitide, rinvenute sul nastro adesivo con cui il 1 giugno 2001 furono immobilizzate le mani e le gambe di Serena dopo essere stata uccisa in circostanze tuttora misteriose. La richiesta è stata formalizzata dal criminologo di parte Carmelo Lavorino dopo che nell’ultima udienza del dibattimento venerdì scorso il Maresciallo dei Carabinieri dei Ris Roberto Gennari, considerato un super-esperto di indagini dattiloscopiche, aveva dichiarato di non aver trovato sul nastro che legava il cadavere di Serena e su un contenitore dei rifiuti rinvenuto nel boschetto di Fonte cupa nessuna impronta digitale appartenente o compatibile ai tre componenti della famiglia Mottola e agli due imputati, Francesco Suprano e Vincenzo Quatrale