Formia / Presentazione del libro “Nata due volte” di Simone Di Giulio

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nata due volte simone di giulioFORMIA – “La prima vita di Mirella Di Tullio inizia il 18 luglio 1948. E’ la più piccola della famiglia, cresce coccolata dall’amore dei genitori e dei fratelli, inizia a lavorare, si innamora di Pino, lo sposa e mette al mondo due bambini. Ma la sua vita cambia drasticamente il 5 ottobre del 1996 all’interno dello stabilimento Cirio di Sezze scalo, dove la donna lavora.

Quel giorno un drammatico incidente su un macchinario che etichetta le bottiglie di conserva le fa rischiare seriamente la vita, la costringe a due anni in ospedale con circa 40 interventi e, di fatto, la fa nascere una seconda volta. Dopo 17 anni la voglia di raccontare quello che è successo a lei e alla sua famiglia prende il sopravvento e da qui nasce l’idea di un libro che vuole narrare una storia di coraggio, di dignità e di forza d’animo.

“Ci sono storie che meritano di essere raccontate”. Queste sono le parole che si leggono nell’introduzione del libro “Nata due volte” scritto dal giornalista di Simone Di Giulio.

Simone Di Giulio
Simone Di Giulio

Sarà presso la Factory “Leggendarie” di via Vitruvio, a Formia, sabato 16 maggio, alle 18, che l’autore, presentato da Rossella Tempesta e incalzato dalle domande di Antonia De Francesco, racconterà dal vivo le vicende che lo hanno portato a scegliere di raccontare la storia di Mirella Di Tullio, una storia di un “ordinaro” incidente sul posto di lavoro, ma allo stesso tempo di uno “straordinario” coraggio nella quotidianità di una vita che la protagonista, dignitoso esempio di “Donna”, non ha mai pensato di lasciare andare. Il tutto narrato con la delicatezza di un quadro ridipinto di tutto punto da chi, come un giornalista, è abituato, ma non si rassegna a raccontare le criticità e le disgrazie di ogni giorno.

Un appuntamento imperdibile per chi ha voglia di scoprire una storia di denuncia che Mirella ha potuto raccontare, di contro a quanti invece le sorti non permettono di farlo, ma soprattutto di rinascita. Perchè di lavoro si dovrebbe vivere, ma non morire (o rischiare di farlo!).