Cronaca

Omicidio Campanale, la difesa chiede la derubricazione a omicidio preterintenzionale

MINTURNO – Derubricare il reato contestato dalla Procura di Cassino, da omicidio volontario ad omicidio preterintenzionale applicandovi una serie di attenuanti, tra cui quella della provocazione. Sono stati protagonisti i legali della difesa nella penultima udienza del rito abbreviato in cui è imputato Eduardo Di Caprio, l’uomo di 37 anni che la serata del 25 gennaio 2019, a bordo della sua Ford Fiesta, in via Antonio Sebastiani a Scauri investì mortalmente Cristiano Campanale, di 28 anni e, subito dopo il fatto, brandendo un bastone, aggredì il fratello, Andrea, di 23 anni. I riflettori del Tribunale di Cassino e del Gip Salvatore Scalera sono stati puntati sui difensori di Di Caprio, gli avvocati Pasquale Cardillo Cupo e Domenico Iaderosa che nelle loro arringhe hanno chiesto che il loro assistito venga processato con un nuovo capo d’imputazione facendo leva sul fatto che l’investimento di Campanale non avrebbe dovuto conoscere un esito tragico e mortale.

Cristiano Campanale e Eduardo Di Caprio

Eduardo Di Caprio agì quella sera accecato dall’ira dopo aver ricevuto – secondo quanto hanno detto gli avvocati Cardillo Cupo e Iaderosa – alcuni messaggi whattsapp dal forte contenuto provocatorio per via di presunti sentimenti di rivalsa e gelosia legate alle rispettive attività lavorative e professionali. Questa presa di posizione della difesa segue di fatto la richiesta, pesantissima, del sostituto procuratore Beatrice Siravo che aveva sollecitato, nonostante il rito abbreviato preveda uno “sconto” di un terzo della pena in caso di condanna, la pena all’ergastolo di Di Caprio con le accuse di omicidio volontario, tentato omicidio e lesioni. La sentenza è prevista ora nell’udienza già calendarizzata per il prossimo 5 novembre, molto attesa dalle numerose parti civili. E tra queste una è quella rappresentata da Andrea Campanale, parte offesa nel processo ma il primo a costituirsi parte civile contro l’imputato, affiancato dal fratello Francesco, dai genitori Mario e Maria Grazia e da due zii.

I familiari della vittima, assistiti da un “pool” di legali davvero agguerrito come gli avvocati Roberto Palermo, Attilio Di Nardo, Francesco Ferraro e Piergiorgio Di Giuseppe, hanno chiesto che nel processo venga coinvolta, nonostante il tipo di reato, la compagnia assicurativa dell’auto a bordo della quale si trovava Di Caprio. Ma, nonostante la citazione, la compagnia “Cattolica” con la quale appunto era assicurata l’auto dell’investitore ha declinato l’invito. L’obiettivo è chiaramente risarcitorio nei confronti della vittima. I legali difensori di Di Caprio, tuttavia, hanno già chiesto ed ottenuto che il loro assistito venga processato con il rito abbreviato dopo che il Gip Di Croce, raccogliendo una specifica istanza della Procura di Cassino, aveva disposto il giudizio immediato, by-passando l’udienza preliminare alla luce di un quadro probatorio definito “chiaro ed evidente”.

Secondo la ricostruzione della Procura Di Caprio alla vista dei fratelli Campanale che, lo stavano attendendo sul marciapiede all’altezza del civico 401 di via Antonio Sebastiani – di fronte l’attività commerciale di famiglia – sterzò improvvisamente verso destra. L’utilitaria, alla velocità di 40 chilometri orari, abbattè un palo della segnaletica che, cadendo, investì in pieno Campanale tanto da riportare lo “sfacelo cranico-encefalico”. Il fratello non ebbe il tempo di difendersi e di allontanarsi e l’aggressione subita dal bastone che aveva con sé Di Caprio gli procurò lesioni giudicate guaribili in 15 giorni. Il rito abbreviato in corso di svolgimento deve chiarire, in effetti, la causa, il movente del volontario investimento operato da Di Caprio che – secondo quanto ha affermato la difesa nell’udienza di giovedì- non è ancora emersa dalle carte della Procura della Repubblica di Cassino.

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