Sistema Formia, anche il consigliere comunale Giovanni Costa tra gli indagati e chiede di essere ascoltato in Procura

Cronaca Formia

FORMIA – Gli uffici della segreteria dell’ex sindaco di Formia Sandro Bartolomeo al secondo piano del palazzo municipale tra il 2016 e la primavera dell’anno 2017 erano pieni di cimici. E poi molti amministratori in carica in quel momento e funzionari comunali avevano il telefono sotto controllo, ignari del fatto che loro conversazioni erano captate prima dalla Direzione Distrettuale antimafia di Napoli e poi dalla Procura della Repubblica di Cassino. Tra questi c’è un consigliere comunale in carica, Giovanni Costa, che, eletto nella maggioranza Villa e da qualche mese all’opposizione, all’epoca dei fatti era assessore alle attività produttive della Quarta Giunta di centrosinistra di Sandro Bartolomeo.

Costa, come l’ex primo cittadino ed altre quindi persone tra funzionari comunali e imprenditore, da qualche giorno ha ricevuto la conclusione delle indagini preliminari per quello che sembra essere un nuovo filone, aggiornato in base ai tempi, del “Sistema Formia”. Turbata libertà degli incanti ma anche falsità materiale ed ideologica. Sono le pesanti ipotesi investigative che, al momento restano tali – ricorrono in cinque capi d’imputazione nella conclusione delle indagini sottoscritta dal sostituto procuratore Chiara D’Orefice. Dopo Bartolomeo, ora anche Costa – attraverso l’avvocato Ermenegildo Pompei – ha chiesto di essere interrogato dal pm inquirente. Vuole ribadire la sua totale estraneità al capo d’accusa – il principale della conclusione delle indagini preliminari – riguardante il conferimento alla società “Prometeo srl” di Roma del servizio di formazione ed assistenza tecnica per il rafforzamento della capacità building del personale dell’ente per l’accesso ai fondi europei negli anni 2017 e 2018. Secondo la Procura il reato si sarebbe consumato dal 18 aprile 2016 al 4 maggio dell’anno successo. E le anomalie sarebbero state due: il comune non espletò alcun bando di gara ma vennero invitate solo tre ditte ma – secondo le risultanze investigative della Procura – il risultato finale già si conosceva.

I fatti. Dal Suap del comune, lo sportello unico delle attività produttive, alle 15.20 di venerdì 10 febbraio 2017 partì una Pec indirizzata al rappresentante legale Massimo Di Fazio della Prometeo per chiedergli di presentare una propria offerta economica per aggiudicarsi il servizio. Avrebbe dovuto contenere un importo con un ribasso, del 3%, già definito in partenza, del prezzo a base d’asta: da 32.700 euro previsto a 31.719 euro. In questo modo questa offerta avrebbe avuto la meglio – come si è verificato – su quella presentata dalla “Lp Consulting srl”. E il ruolo di Costa? Eccolo: in qualità di assessore ai fondi europei del comune di Formia si era impegnato a sbloccare l’iter procedurale che avrebbe portato all’approvazione della delibera numero 254 del consiglio comunale di Formia del 12 agosto 2016 avente per oggetto “Collaborazione ed assistenza tecnica per l’accesso ai fondi europei-Linea di indirizzo”. Per la procura questa delibera consiliare sarebbe stata propedeutica per l’approvazione della determinazione dirigenziale numero 1 del 10 gennaio 2017 e l’invio lo stesso giorno, alle 15.20, della Pec di invito alla Prometeo a rendere nota la propria offerta. L’incarico vero e proprio venne conferito dall’area economico finanziaria del comune con un’altra determina del 4 maggio 2017. Per questa ipotesi di reato gli indagati sono l’ex sindaco Bartolomeo, l’ex assessore Costa, Enrico Fabozzi, Gennaro Santoro, gli imprenditori Massimo Di Fazio e Davide D’Arcangelo, l’ex dirigente comunale Marilena Terreri e i funzionari comunali Vienna La Valle, Gioconda Terreri e Antonietta Franciosa, all’epoca principale collaboratrice dell’Architetto Marilena Terreri e ora componente della segreteria particolare del sindaco Paola Villa.

Secondo l’avvocato Pompei l’ex Costa deve essere sentito dal Pm Chiara D’Orefice perché – come si evince dalle intercettazioni telefoniche e ambientali – era “l’unico che mostrava molta rigidità a compiere questa presunta combine. Lo dicono al telefono molti diirgenti e funzionari comunali che hanno trovato in Giunta una resistenza unica per l’affidamento di quell’incarico alla Prometeo”. Non è un caso che Giovanni Costa che nelle settimane successive si dimise dall’incarico di assessore e iniziò la lunga agonia della Giunta Bartolomeo, culminata nel dicembre con le dimissioni del sindaco Pd ed il commissariamento del comune di Formia. Intanto lo stesso ex primo cittadino ha rinnovato, attraverso il suo legale, l’avvocato Luca Scipione, la richiesta di essere interrogato ma il fascicolo del procedimento è vuoto. Le carte sequestrate al comune non ci sono (e tantomeno a Formia) e molti difensori stanno cercando di ottenere una proroga di un altro mese per imbastire le loro memorie qualora i rispettivi indagati non venissero sentiti dalla Procura. Ma come nacque questo filone di indagine? Quasi per caso. I giudici dell’antimafia di Napoli stavano cercando di capire se la camorra si fosse infiltrata o meno nella gestione del maxi finanziamento del governo per la realizzazione della strada Pedemontana. Quando avevano capito che dell’arteria non era stato approvato un progetto definitivo ed esecutivo hanno affidato l’incarico di proseguire l’inchiesta alla Procura ordinaria. E così ha fatto il sostituto procuratore Chiara D’Orefice.