Formia / Impianto di cremazione al cimitero di Castagneto, primo stop al progetto

Formia Politica

FORMIA – La fretta potrebbe far partorire i gattini ciechi. Avrà fatto ricorso a questa antica e sempre attuale massima popolare la maggioranza civica che sostiene il sindaco di Formia Paola Villa in relazione all’ipotesi progettuale presentata da una società campana, attraverso una nota agenzia funebre cittadina, di realizzare un impianto (o tempio) di cremazione lungo la strada provinciale via Rotabile, a ridosso del cimitero di Castaneto. La conferenza dei capigruppo venerdì mattina avrebbe voluto e potuto inserire l’argomento nel consiglio comunale già calendarizzato per il 15 luglio ma le urla che hanno vivacizzato il pomeriggio la seduta congiunta delle commissioni Urbanistica, Lavori e Ambiente erano ancora troppo forti erano ancora troppo forti per assumere una decisione audace e rischiosa sul piano politico. Si è aggiunto il contenuto dell’esposto sottoscritto da 530 cittadini residenti nella zona di Castagneto che hanno motivo il saggio ed esperto consigliere comunale di maggioranza di “Un’altra Formia” Gerardo Forte a chiedere di fermare le bocce e di attendere…

Il progetto per la realizzazione di questo impianto di cremazione non convince quasi tutti, sia le forze di minoranze (Lega, Pd, Udc e Forza Italia, forza politica quest’ultima che ha preannunciato con fare attendista di far conoscere il suo parere in consiglio comunale) che la composita maggioranza. I dubbi sono venuti al presidente della commissione urbanistica Lino Martellucci (“possiamo anche parlarne ma il sito attulamente prescelto pone problemi”), alla consigliera di maggioranza Valentina Forcina e all’indipendente Giovanni Costa. Non essendoci unanimità d’intenti è toccato al presidente del consiglio comunale Pasquale Di Gabriele far finta di niente: il 15 in aula approderà il delicato rendiconto dell’esercizio finanziario 2019, sull’impianto di cremazione forse sarà convocata una seduta monotematica. E’ difficile pensare che ciò accada prima della pausa estiva e non mancano già i mugugni di chi (il presidente della commissione Lavori Pubblici Fabio Papa?) ipotizzava e pretendeva l’integrazione dell’ordine consiliare del 15 luglio.

Che la maggioranza non riesca ad affrontare e risolvere una questione amministrativa, costretta sempre a fare ricorso allo strumento del rinvio è il coordinamento “Left” di Formia: “Vogliamo dirlo, senza mezze misure, a questa amministrazione: basta segreti. Assistiamo, ormai, da troppi mesi a questo infelice spettacolo per cui le decisioni più importanti vengono prese a porte chiuse e condivise soltanto al proprio interno. Questa città sta diventando il labirinto del Minotauro di cui la povera Arianna (ossia, i nostri cittadini) sono in balia in attesa del proprio Teseo. Noi stiamo lavorando proprio perché Arianna esca dal labirinto e, perciò, cercheremo in tutti i modi di ottenere risposte alle troppe domande che riguardano un’opera così importante. Non soltanto: ci batteremo affinché vengano prese tutte le misure preventive per garantire la sicurezza dei nostri cittadini e delle nostre cittadine.”

Il capogruppo del Pd e di Formia bene comune, Claudio Marciano afferma come la realizzazione di un forno crematorio in località Castagneto “presenti notevoli criticità. Il progetto del non è del Comune, né risponde ad una logica di pianificazione pubblica. E’ un project financing proposto da una cordata di privati per la maggior parte fuori zona, su un terreno di proprietà privata, con un investimento il cui obiettivo è fare utili per decine di milioni di euro”. Il forno crematorio accoglierà non meno di 1600 salme all’anno: probabilmente molte di più. Formia ha un fabbisogno attuale al di sotto delle 50 salme l’anno. Dovrebbe servire un’area molto più ampia di quella del sudpontino: Lazio, Abruzzo, Molise e, all’occorrenza, Campania. “Più salme brucerà, più sarà redditizio, non ci saranno limiti al numero di bare e alla loro provenienza. In Commissione qualcuno della maggioranza si è fatto sfuggire che non è esclusa l’estensione alle carcasse animali – ha stigmatizzato Marciano – Il forno sarà costruito in un’area abitata da centinaia di persone, con scuole, mercati, cinema, e uffici. La localizzazione non cade per pochi metri nella fascia di rispetto di un fossato. L’area individuata è agricola e sarà necessaria una variante al Prg da far approvare in Regione, con allungamento dei tempi, quando a Gaeta si è già pronti per costruirne uno a Piroli, in zona industriale, e quando a Castel Volturno, a meno di 50 km, c’è già un forno attivo”. Il capogruppo Dem, infine, pone la questione ambientale. Il forno crematorio ha un impatto in termini di emissioni e di produzione di rifiuti speciali rilevante: “E’ vero, ci sono filtri e tecnologie che riducono l’impatto ambientale, ma non lo rimuovono completamente, e solo a condizioni sempre ottimali di manutenzione. Del resto, lo stesso discorso vale per gli inceneritori, le discariche, le centrali a carbone, qualsiasi altra infrastruttura impattiva: ci sono sempre dei filtri magici che depurano l’aria, purtroppo poi si scopre che non funzionano. La cremazione è un servizio fondamentale per il futuro della gestione dei servizi cimiteriali. Culturalmente, vi è una disponibilità crescente verso questa pratica, anche per la difficoltà di costruire nuovi loculi. Tuttavia, oggi non discutiamo di questo. Discutiamo di un affare di pochi privati, che vuole imporre una nuova servitù alla città per tornaconto personale, senza la minima ottica pubblica”.