Terracina / Elezioni amministrative 2020, in cerca di candidati contro la Tintari

Politica Terracina

TERRACINA – AAA candidato cercasi. Non tutti vogliono vestire in questi giorni i panni di Francesco Zicchieri, deputato terracinese eletto il 4 aprile 2018 nel collegio uninominale di Frosinone ma segretario regionale della Lega. La frattura politicamente e personalmente insanabile con Fratelli d’Italia ha messo in un angolo il carroccio e Forza Italia che a tre mesi dalle posticipate elezioni amministrative non riescono a trovare, ad individuare il proprio candidato a sindaco da contrapporre alla 51enne vice sindaco facente Funzioni Roberta Tintari, espressione a sua immagine e somiglianza del neo deputato europeo e sindaco uscente di Terracina Nicola Procaccini.

L’ex sottosegretario Claudio Durigon, lo stesso Francesco Zicchieri ed il potente coordinatore regionale di Forza Italia Claudio Fazzone ad inizio febbraio sembravano aver tirato un sospiro di sollievo dopo aver ottenuto un timido “si” a candidarsi a sindaco da parte dell’ex revisore dei conti del Comune Luigi Torre. Fu una disponibilità molto blanda perché Torre-considerato una “prima scelta” della Lega ma gradito anche a Forza Italia grazie alla buona presentazione del consigliere comunale azzurro Augusto Basile per il fatto che la compagna è una stretta collaboratrice dell’ex revisore dei conti – rimase in sella pochi giorni. L’interessato con un comunicato di tre righe provocò una doccia ghiacciata a Zicchieri ritirando la sua disponibilità a candidarsi per mai chiariti motivi personale. Il lockdown naturalmente ha mandato in naftalina il patto del ristorante “Centosedici” e le pesantissime “fatwa” lanciate all’indirizzo di Nicola Procaccini che, fiutando il tranello che gli era stato preparato, non partecipò perché invitato sul piano politicoed elettorale ad abiurare, a resettare una maggioranza amministrativa che negli ultimi dieci anni ha governato (e bene) la città di Monte Giove.

Procaccini, disertando quell’incontro reso incandescente dalle velenose accuse dell’imprenditore televisivo e presidente del consiglio comunale Gianfranco Sciscione, ha lasciato il cerino accesso in mano al trio Durigon-Zicchieri-Fazzone. Ora rischiamo di bruciarsi perché, nonostante l’emergenza sanitaria del Covid 19 sia abbonda mentente conclusa, continuano a ricevere sempre e la stessa (negativa) risposta dai destinatari della precisa avance a candidarsi a sindaco.E sono stati tanti i “rifiuti” che personalmente ha dovuto incassare il terracinese Zicchieri: dagli imprenditori della sanità privata Benedetto Fontana ed Erika Votta al segretario nazionale dell’Ugl Paolo Capone passando per il coordinatore provinciale della Lega, il terracinese Silviano Di Pinto. I giorni trascorrono inesorabilmente e la proposta di sacrificarsi la Lega l’ha avanzata anche al proprio capogruppo consiliare,una richiesta fisiologica che Valentino Giuliani sembrava aver accettato quando… Quando sarebbe arrivato il veto,imprevisto, della componente di Forza Italia e, dunque, del Senatore Fazzone: la sfida di Giuliani non è stata definita altamente convincente solo perché il capogruppo del carroccio vanta un’antica amicizia personale con Armando Cusani,il sindaco di Sperlonga e due volte presidente della Provincia che continua a primeggiare la black list fazzoniana.

Se lo stesso Gianfranco Sciscione attende sempre di ricevere una telefonata – ipotesi che potrebbe concretizzarsi qualora non ci fossero più petali da sfogliare a questa margherita – questi rifiuti hanno motivato il tandem Lega-Forza Italia a cambiare tattica e strategica. L’obiettivo è stato nell’ultima settimana piazzare un cavallo di legno ai piedi della mure di Troia pronta per essere saccheggiata da un momento all’altro. In quest’ottica la Lega in principal modo ha provato a sondare il terreno nella metà campo avversaria.La cosa non è passata inosservata, nonostante i suoi impegni parlamentari a Strasburgo, a Nicola Procaccini e puntuale ed analoga è stata la riposta “Grazie ma non mi interessa” data dagli assessore all’ambiente Emanuela Zappone, all’urbanistica Pierpaolo Marcuzzi e ai Lavori Luca Caringi. Insomma metà Giunta presieduta da Roberta Tintari è stata invitata a praticare un’azione di sabotaggio o,peggio, ad emulare le gesta evangeliche dell’Iscariota nell’orto di Gestemani. Lo schieramento opposto, a questo punto, ha deciso di potenziare e di accelerare, quale forma di risposta politica,una forma di campagna acquisti chenon ha fatto altro che disorientare l’avversario che già da mesi si trova all’angolo senza ossigeno e stordito.

La candidatura di Roberta Tintari –sostenuta da uno schieramento in cui campeggiano due forze politiche nazionali come Fratelli d’Italia e Cambiano con Toti ma anche le civiche SìAmo Terracina, Uniti e Liberi e Terracina con Roberta Tintari- ha continuato a fare proselitismo anche nel… centro sinistra. Arrivano dal Pd, da cui sono fuoriusciti da tempo – l’ex candidato a sindaco Alessandro Di Tommaso (alle ultime amministrative prese più voti rispetto alle liste che lo candidavano, molti di più dello stesso Nicola Procaccini) e Pino D’Andrea e,dunque, recependo l’appello-invito della stessa sindaca facente funzioni: “Vogliamo cominciare da subito a raccogliere le idee e le disponibilità personali di chiunque voglia contribuire a realizzare la Terracina del futuro. Chi vuole dare una mano, potrà farlo insieme con noi già da subito, collaborando alla stesura del programma”. Non ci sarà il consigliere comunale Andrea Bennato (“Massimo rispetto per il cammino politico da lui intrapreso, ma non si ravvisano più i necessari presupposti di fiducia e condivisione di percorso.”) ma Davide Di Leo sì. E’consigliere comunale in carica per conto della lista civica che alle amministrative del 2016 sosteneva la candidatura a sindaco del forzista Gianluca Corradini.Ora ha deciso di trasferirsi armi a bagagli in Fratelli d’Italia. Il passaggio l’ha ratificato il direttivo locale del partito di Giorgia Meloni, alla presenza dell’ex assessore Fabio Minutillo, coordinatore della campagna elettorale di Fdi, degli assessori Marcuzzi e Zomparelli, e dell’europarlamentare Nicola Procaccini.

Recordman di preferenze (458) nella ex lista Corradini alle ultime elezioni 2016, Davide Di Leo nasce politicamente in Alleanza Nazionale occupandosi, sul piano amministrativo, della riorganizzazione del personale del comune di Terracina: “Finalmente oggi corono il mio desiderio di tornare nella comunità ideale in cui è nata la mia passione per la politica. E lo faccio insieme a tanti amici con cui ho condiviso in questi anni un progetto essenzialmente civico. D’altra parte, non potevamo non rispondere all’appello di chi sta riuscendo a ricomporre la dolorosa frammentazione della destra italiana. Giorgia Meloni sta facendo persino di più: sta riuscendo ad allargare il progetto politico di FDI, senza rinunciare alla coerenza di un percorso antico che ci è caro. Non vedo l’ora di battermi per lei e per la candidatura a sindaco di Roberta Tintari. In cui intravedo la stessa fermezza ideale di Giorgia, accompagnata da una innata disponibilità nei confronti dei più deboli”. E la candidata a sindaco Roberta Tintari, nonostante si ispiri ad un parlamentare europeo di Fratelli d’Italia come Nicola Procaccini,continua a fare azione di reclutamento nel centro…sinistra terracinese.

L’ultima arrivata in ordine di tempo è la capogruppo “superstite” del Partito Democratico in comune, Valentina Berti, che, dopo i precedenti passaggi di Di Tommaso e di D’Andrea nella coalizione elettorale della Tintari, non aveva alcuna intenzione di vestire il panda in via d’estinzione. Avevano detto di no a candidarsi a sindaco Fabrizia Abate e l’ex assessore regionale alle Politiche sociali Rita Visini e la Berti era andata oltre: “Facciamo le primarie per una maggiore democrazia cittadina Le soluzioni dentro il partito e nel rapporto con la città potevano e dovevano essere diverse – ha detto l’ex capogruppo Dem – I dirigenti locali hanno scelto di seguire la loro strada senza ascoltare minimamente le istanze che provenivano dal territorio. Ho provato con senso di responsabilità a non lasciare nulla di intentato. Il silenzio e l’immobilismo davanti alle molteplici sollecitazioni sono emblematiche di una differenza di visione e di prospettiva”. Anche qui neanche un risposta o un accenno e dunque, inevitabile è stata la scelta di cambiare aria arrivando a denunciare un’”incomunicabilità tra le mie idee e quelle del Pd ormai irrimediabile Ho rappresentato i miei elettori con coerenza fino alla fine, ma qualcosa si è rotto tra me e il Pd, un partito che non riconosco più e dal quale non sono riuscita a farmi ascoltare. Il mio impegno per la città prosegue in una lista civica che mi consentirà di contribuire con le mie idee al bene comune. Quello che stiamo vivendo è un momento storico in cui bisogna metterci in discussione per il bene della città”.

Alla Berti interessa davvero poco che la coalizione elettorale in cui è entrata a far parte possa ispirarsi ad un bravo deputato europeo che arriva da una direzione, politica e culturale, diversa, dalla destra sociale: “Ho preso coscienza che i risultati, sebbene tra persone di orientamenti diversi, si possono raggiungere con il dialogo e la condivisione. Con Roberta Tintari c’è sempre stato un confronto schietto, orientato esclusivamente al bene della città”.