Sezze / Illegale gestione del cimitero: al via il processo dell’inchiesta “Omnia2”, 29 persone alla sbarra

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SEZZE – E’ iniziata ed stata subito rinviata, a causa di un difetto di notifica, al 20 dicembre prossimo l’udienza preliminare nei confronti 29 persone indagate dai sostituti procuratori Carlo Lasperanza e De Valerio De Luca sulla gestione negli ultimi anni del cimitero di Sezze. Nulla di fatto, dunque, davanti al Gup Giorgia Castriota che ha ricevuto ben quattro richieste di costituzione di parte civile: si tratta del Comune di Sezze, dell’associazione ’Caponnetto’ e di due privati cittadini. L’udienza preliminare è stata aggiornata al 20 dicembre quando dovranno passare al contrattacco gli avvocati Renato Archidiacono, Antonio Orlacchio, Dino Lucchetti, Giancarlo Vitelli, Italo Montini, Angelo Farau.

Saranno chiamati a respingere la richiesta di rinvio a giudizio formulata dalla Procura, nell’ambito dell’inchiesta “Omnia 2”, con le ipotesi di reato di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, in concorso e continuato; induzione indebita a dare o promettere utilità; distruzione, soppressione o sottrazione di cadavere, in concorso e continuato; peculato continuato; concussione in concorso; tentativo di minaccia o violenza in concorso per costringere a commettere un reato; esecuzione di lavori in assenza del titolo abilitativo e in violazione del regolamento di polizia mortuaria.

I destinatari delle accuse sono invece l’ex custode del cimitero Fausto Castaldi; il dipendente comunale Maurizio Panfilio; Antonio Castaldi, figlio di Fausto e titolare di un’impresa edile; i titolari delle agenzie funebri Gianni e Giusino Cerilli, Alfredo De Angelis, Fausto Perciballe, Gianluca Ciarlo; i marmisti Francesco e Antonio Fanella; l’ex consigliere comunale Antonio Piccolo, l’ex vice sindaco Antonio Di Prospero, Pino Reginaldi, il vigile urbano Paolo Rosella e finanche l’ex comandante dei carabinieri di Sezze Mattia Benvenuto.

Furono proprio i Carabinieri a scoperchiare questo vaso di illegalità e di abusi che avrebbero come epicentro il camposanto del centro lepino, laddove la figura del custode avrebbe costretto i privati a versare somme di denaro per assicurare una sepoltura ai propri cari. Determinante sarebbe stato l’azione di un funzionario del Comune, il responsabile ad emettere la prevista determina di assegnazione dei loculi o delle tombe, a sepoltura già realizzata. Le indagini della Procura hanno anche accertato il presunto pagamento di ingenti importi di denaro da parte di imprese interessate ad ottenere dal custode la realizzazione di lavori edilizi e di decorazione delle tombe. Si tratta di interventi che avrebbe dovuto realizzare una società partecipata dal Comune.

Nella richiesta di rinvio a giudizio sono infine evidenziati diversi episodi di malcostume e di cattiva gestione del cimitero di Sezze. Alcuni in particolare hanno accertato il trasferimento di salme regolarmente sepolte che venivano mischiate ai resti di altre tombe, un’operazione illegittima autorizzata sempre dal custode per consentire la costruzione di nuove tombe da cedere, dietro pagamento, ai richiedenti cittadini di Sezze.