Minturno / Cadavere trovato al Garigliano, indagato un imprenditore agricolo

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MINTURNO – Omicidio volontario e occultamento di cadavere. Sono queste le ipotesi di reati per le quali il sostituto procuratore della Procura di Santa Maria Capua Vetere, Gerardina Cozzolino, ha iscritto nel registro degli indagati il nome di un uomo di mezza età, accusato di aver ucciso prima e occultato poi il corpo senza vita di Verginica Vinatoru, la donna di 52 anni di nazionalità rumena, il cui cadavere in avanzato stato di decomposizione fu rinvenuto il 10 ottobre scorso nelle vicinanze della foce del fiume Garigliano.

Verginica Vinatoru

Si tratta di un imprenditore agricolo operante nella zona di Minturno, che potrebbe essere stato un suo ex datore di lavoro. Secondo una pista che stanno seguendo i carabinieri della compagnia di Sessa Aurunca, l’uomo avrebbe sorpreso la donna, al termine di una dura giornata di lavoro, mentre si impossessava di una gallina. Probabilmente voleva mangiarla. L’uomo non ebbe compassione e la picchiò violentemente. La lasciò a terra svenuta. Quando la donna si riprese chiese aiuto e fu trasportata in ospedale. Scattò la denuncia per quei fatti e l’imprenditore potrebbe finire, presto, sotto processo. Potrebbe essere questo il movente del delitto di Verginica Vinatoru, ritrovata, alcuni mesi fa, cadavere nel fiume Garigliano.

A questa importante conclusione investigativa sono giunti i carabinieri della compagnia di Sessa Aurunca che, dopo aver cercato di identificare la donna diffondendo le immagini dei brandelli dei suoi indumenti e alcuni monili di scarso valore economico, le avevano dato un nome e cognome attraverso le impronti digitali della mano destra. I carabinieri, diretti dal Capitano Giuseppe Fedele, sono riusciti a capire tante cose della donna, fermata due volte nel casertano nel 2014 e nel 2015 e sempre per furto, ai danni di un anziano di 75 anni di Sessa Aurunca e di un caseificio di Baia Domizia. Verginica Vinatoru era conosciuta per essere dedita ai furti per sopravvivere ad un’esistenza di stenti, che spesso approfittava di qualche pasto caldo alla Caritas e di raccattare elemosina in giro.