Formia / Pastificio Paone, nominati i nuovi direttori

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FORMIA – Lavorare, lavorare e soltanto lavorare. E’ il motivo d’ordine che si è imposto il nuovo management del Pastificio Paone di Formia dopo aver definito, agli inizi del mese, presso lo studio del notaio Luca Troili di Roma, gli ultimi adempimenti tecnico-burocratici ed amministrativi relativi all’acquisto, attraverso un bonifico in saldo di oltre due milioni e 600mila euro, della nota azienda alimentare formiana nell’ambito del concordato preventivo numero 4 concesso nel 2015 dal Tribunale di Cassino. La nuova proprietà ha deciso per il momento di soprassedere ad iniziative pubbliche e allo svolgimento di una conferenza stampa di presentazione dei propri obiettivi imprenditoriali ma l’intento del patron, il manager italo-argentino Octavio Alejandro Quentin, è di “farsi giudicare dal lavoro che sapremo svolgere a favore dello stesso pastificio, delle sue maestranze che sono state tutte ed interamente assorbite, della città e dell’intero comprensorio”.

Quentin a Formia arriva sempre in maniera defilata, quasi anonima, ma a guidare le fila della nuova governance sono la moglie cassinate, la professoressa Monica Maria Ortolani e il nuovo consiglio d’amministrazione della società acquirente che, trasformatasi in per azioni dopo essere stata concepita a responsabilità limitata, si completa con il legale del gruppo, l’avvocato Andrea Granzotto, Fabrizio Cerè e Pierpoaolo Guazzo. Definito il gradito ed apprezzato assorbimento di tutti gli organici della vecchia società che resta in piedi anche per seguire le vicende tecnico-amministrative e giudiziarie tuttora pendenti legate allo storico pastificio di piazza Risorgimento tuttora sotto sequestro con le accuse di lottizzazione abusiva e abusivismo edilizio, i nuovi vertici dell’azienda di Formia hanno mantenuto fede anche ad una promessa: la conferma della gestione aziendale che, nonostante la spada di Damocle del concordato preventivo, ha rilanciato il pastificio Paone in tutto il mondo con la definizione di importanti commesse e la riconquista di fette di mercato che si consideravano perdute definitivamente.

“Il mestiere a chi lo sa fare” e con questa consapevolezza la nuova proprietà ha deciso di affidare il timone del stabilimento di Penitro a due fratelli, Fulvio (è l’amministratore unico della vecchia società) e Domenico Paone, che negli ultimi anni hanno dovuto (da soli) affrontare le onde, altissime, della crisi e rintuzzare gli assalti del Tribunale di Cassino e, di conseguenza, dei creditori. Questo compito l’hanno saputo assolvere e a loro sono state affidate quelle che possono essere considerate la direzione gestionale e commerciale dello stabilimento al cui esterno in questi giorni sono comparse per la prima le bandiere con il logo del pastificio Paone. Anche questo è un segno dei tempi? Che Quentin e i suoi più stretti collaboratori abbiano deciso di soprassedere alla rituale conferenza stampa di presentazione, la ragione forse dipende dalle future mosse del Consorzio di sviluppo industriale del sud-pontino. E’ noto che la nuova proprietà del pastificio Paone nei i prossimi due anni – come prevede lo stesso concordato preventivo autorizzato dal Tribunale di Cassino – dovrà versare un canone mensile di locazione di 15 mila euro alla Corex srl di Battipaglia, la società leader in Italia nell’import ed expert del “made in Italy” nel settore alimentare che ha prelevato in un’altra vendita i capannoni dello stabilimento di Penitro per poco più di due milioni di euro.

Ma la Corex, al momento, non è proprietaria ancora di nulla. Lo potrebbe essere formalmente tra una settimana e, più precisamente, tra un mese quando il 30 ottobre quando scadranno i termini entro i quali il Consorzio industriale del sud-ponino dovrà decidere se impugnare o meno davanti il Consiglio di Stato una sentenza del Tar-sezione di Latina che ha accolto integralmente il ricorso promosso dal liquidatore giudiziale Maurizio Taglione del pastificio Paone contro la delibera del consiglio d’amministrazione dello stesso Cosind, la numero 27 del 25 marzo scorso, con cui era stato avviato il procedimento amministrativo finalizzato all’esproprio dei capannoni del nuovo pastificio alle stesse condizioni economiche con cui era stata aggiudicata la vendita alla società salernitana.

Il Consorzio industriale non ha ancora deciso di ricorrere al secondo grado della magistratura amministrativa. Il suo direttore amministrativo, Giampaolo Scalesse, ha inviato al professor Orazio Abbamonte l’intero carteggio che ha ricevuto dal liquidatore giudiziale Taglione sull’avvenuta vendita del pastificio alla società controllata da Quentin: “Le garanzie non mancano perché vengano garantite le maestranze in forza e la continuità produttiva ed imprenditoriale. E’ quello che a noi preme più di tutti: che il pastificio Paone continui a produrre la pasta e ad esportarla in Italia ed in tutto il mondo. L’intero fascicolo è al vaglio del nostro legale che ci farà sapere se eventualmente impugnare al Consiglio di Stato l’ordinanza, per noi sfavorevole, del Tar del Lazio”. In attesa della definizione di questa controversia la nuova proprietà dovrà versare il canone d’affitto di 15 mila nelle casse della procedura di concordato, danaro che, unitamente ai due e 600mila euro del bonifico mostrato al notaio Troili, formeranno l’attivo che i creditori, di diverso tipo, si divideranno. Quest’ultimi, riuniti in assemblea, hanno annunciato la richiesta di un piano di riparto in base alle loro rivendicazioni debitorie pregresse utilizzando il danaro versato dalla “Domenico Paone spa”.

Questo adempimento potrebbe svolgersi in un’unica circostanza qualora il consorzio industriale decidesse di evitare di impugnare davanti il Consiglio di Stato la vendita dei capannoni alla “Corex “ di Battipaglia. In caso contrario i creditori potrebbero già ricevere le prime spettanze economiche loro dovute ma “accontentandosi” del danaro nella disponibilità nelle casse della procedura del concordato.

Saverio Forte