Formia / Pastificio Paone, formalizzato l’atto di cessione

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FORMIA – Un bonifico, in saldo, di oltre due milioni e 600mila ha sancito martedì sera un significativo e doloroso passaggio di consegne nella seppur giovane storia industriale della provincia di Latina e, in particolare, del sud pontino. Il ramo d’azienda del pastificio Paone ufficialmente non è più nella disponibilità dell’omonima famiglia formiana ma ha cambiato definitivamente proprietà. L’atto di cessione, previsto dal concordato preventivo numero 4 concesso nel 2015 dal Tribunale di Cassino, è stato formalizzato presso lo studio del notaio Luca Troili di Roma dove ad adempiere agli ultimi e laboriosi adempimenti tecnico-burocratici sono stati il liquidatore giudiziale Maurizio Taglione per procedura del concordato preventivo e, in rappresentanza del soggetto inquirente, la “Domenico Paone spa”, la neo rappresentante legale, la professoressa Monica Maria Ortolani ed il rispettivo legale, l’avvocato Andrea Granzotto, che della “Domenico Paone spa” è anche consigliere insieme a Fabrizio Cerè e Pierpoaolo Guazzo.

La professoressa cassinate Ortolani ha operato per conto del manager italo-argentino Octavio Alejandro Quentin di cui è la… moglie. L’atto di compravendita è stato definito a pochi giorni dall’adempimento di due passaggi fondamentali. Innanzitutto la “Domenico Paone”, da una società a responsabilità limitata (era stata costituita il 4 giugno scorso) si è trasformata in una società per azioni con un capitale sociale di 50mila euro. Questa modifica è avvenuta il 10 settembre quando, oltre all’aumento del capitale che è stato portato a 50mila euro frutto di 50 azioni, è stata definita la composizione del consiglio d’amministrazione, in carica sino al 31 dicembre 202, e del collegio sindacale di cui sono stati chiamati a farvi parte il presidente Maurizio Baldassarini, i sindaci Emilio Gianfelice (è di Latina) e Roberto Munno mentre i supplementi sono stati nominati Antonio Vicentini e Alessandro Gennaro. La nuova proprietà del pastificio formiano, intanto, ha deciso di ubicare la propria sede legale laddove è stato realizzato dieci anni il nuovo e moderno sito produttivo, in via delle Industrie, nella zona industriale di Penitro a Formia, a confini con quella di Minturno.

In subordine, poi, è stato ultimato in questi giorni l’inventario relativamente alla cessione del ramo d’azienda dello stabilimento formiano. Il nuovo acquirente, che aveva già versato un acconto di 400 mila euro in occasione della presentazione della proposta di acquisto, aveva un conto finale da saldare di tre milioni e 970 mila, integrati del valore della merce in magazzino e di nuovi macchinari nel frattempo acquistati la “Domenico Paone fu Erasmo spa” per migliorare e potenziare la produzione in fortissima ascesa. Il valore della compravendita è sceso, però, a due milioni e 600 mila, decurtati dell’acconto già versato a giugno di 284 mila euro e delle passività – spettanze debitorie accumulate sino all’entrata in valore del concordato preventivo e soprattutto il Tfr – di cui la proprietà uscente del pastificio era creditrice nei confronti dei suoi 30 lavoratori. Su di loro punta ora il nuovo management che, sostenuto da un importante fondo bancario inglese, intende rilanciare definitivamente l’azienda formiana dopo aver riassorbito l’intero organico in servizio. Quest’ultimo era un obbligo dettato dallo stesso concordato preventivo ma non mancano le insidie e gli interrogativi. Innanzitutto la nuova proprietà, la cui società di riferimento si dice specializzata nella “produzione di paste alimentari, di cuscus e di prodotti farinacei similari”, nei i prossimi due anni – come prevede lo stesso concordato preventivo autorizzato dal Tribunale di Cassino dovrà versare un canone mensile di locazione di 15 mila euro alla Corex srl di Battipaglia, la società leader in Italia nell’import ed expert del “made in Italy” nel settore alimentare che ha prelevato in un’altra vendita i capannoni dello stabilimento di Penitro per poco più di due milioni di euro.

Ma la Corex non è proprietaria ancora di nulla. Lo potrebbe essere tra un mese quando a fine ottobre quando scadranno i termini entro i quali il Consorzio industriale del sud-ponino dovrà decidere se impugnare o meno davanti il Consiglio di Stato una sentenza del Tar-sezione di Latina che ha accolto integralmente il ricorso promosso dal liquidatore giudiziale Taglione del pastificio Paone contro la delibera del consiglio d’amministrazione dello stesso Consorzio di sviluppo industriale, la numero 27 del 25 marzo scorso, con cui era stato avviato il procedimento amministrativo finalizzato all’esproprio dei capannoni del nuovo pastificio alle stesse condizioni economiche con cui era stata aggiudicata la vendita alla società salernitana. In attesa della definizione di questa nuova proprietà questo canone d’affitto di 15 mila andrà nelle casse della procedura di concordato e formeranno l’attivo che i creditori si divideranno. Naturalmente, siglato il rogito notarile, dovrà procedersi ad un primo riparto provvisorio di quanto incassato tra i creditori del pastificio di Formia che sono di diverso tipo e importanza. Ma basterà quanto si ricaverà dal concordato per soddisfare tutti i creditori? Qui lo scetticismo regna sovrano.

La massa passiva, in occasione della concessione del concordato preventivo nel 2015, fu di oltre 13 milioni di euro e i creditori chirografari accettarono di rinunciare alle loro rivendicazioni economiche originarie pari al 40%. L’incognita che si è prospetta è una soltanto: se non ci dovesse essere sufficiente liquidità nell’ambito di questo piano di rientro, potrebbe essere chiesto al Tribunale di Cassino il fallimento della “Domenico Paone fu Erasmo spa”. I suoi vertici vogliono scongiurare questa triste ipotesi e hanno preannunciato di affidarsi ad un equipe di avvocati anche per modificare lo Statuto e la composizione societaria. Il motivo? L’amministratore unico Fulvio Paone molto probabilmente sarà chiamato dal nuovo acquirente a guidare, in qualità di direttore (ruolo che ha svolto molto brillantemente in questi anni in termini di produzione e vendita della pasta in tutto il mondo), lo stabilimento di Penitro. E infine da non trascurare l’aspetto penale anche in piedi relativamente al sequestro, eseguito nella primavera del 2012 con le ipotesi di reato di lottizzazione abusiva e abusivismo edilizio, del vecchio e storico sito produttivo dismesso nel 2009. E’ di questi giorni la presentazione da parte dell’avvocato Luca Melegari del nuovo ricorso in Cassazione contro l’ordinanza del Riesame del Tribunale di Latina che ha confermato la validità dei sigilli chiesti ed ottenuti dal sostituto procuratore Giuseppe Miliano.

Saverio Forte