Sanità, Mitrano: “No a chiusura dei punti di primo intervento, sì a potenziamento del Dono Svizzero”

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GAETA – “In questi giorni abbiamo avvertito più forte che mai, l’urgenza di tutelare e salvaguardare i punti di primo intervento presenti sul nostro territorio che rischiano di essere chiusi. Lotteremo affinché questa ipotesi venga scongiurata definitivamente e non solo”. Lo dichiara il sindaco di Gaeta, Cosmo Mitrano, che interviene in merito alla polemica della paventata chiusura dei Punti di primo intervento della provincia di Latina.

Cosmo Mitrano

“Come cittadino del Golfo di Gaeta e poi come Sindaco – prosegue il primo cittadino – chiedo inoltre al Presidente Zingaretti che si mettano in campo tutte quelle azioni per tutelare l’Ospedale di Formia. A servizio di un ampio bacino di utenti che arrivano anche da fuori regione, il Dono Svizzero deve essere potenziato con del personale a sostegno di coloro che operano quotidianamente tra mille difficoltà. È necessario inoltre dotare la struttura con tutte quelle apparecchiature indispensabili per offrire un servizio degno di un Paese civile. In tanti mi hanno riferito di situazioni al limite con medici che non possono prendersi neanche un giorno di ferie perché non ci sono sostituti e turni di lavoro estenuanti. Così come, l’elevato numero di accessi al Pronto soccorso del nosocomio formiano è tale da sovraccaricare di lavoro il personale medico e gli operatori sanitari che svolgono prestazioni di urgenza. Un ospedale al limite del collasso!

Ci troviamo quindi di fronte ad una situazione che rischia di precipitare pericolosamente e pertanto dobbiamo lottare per tutelare anche nel Sud Pontino il diritto di essere assisistiti e curati senza spostarsi altrove evitando, dove possibile, calvari strazianti per i malati e per i loro famigliari. Oggi più che mai i Comuni del Golfo di Gaeta sono uniti e più forti. Con i colleghi Sindaci anche su tematiche importanti come la Sanità, esprimiamo una linea comune e condivisa e nessuno si sogni di vedere un Sud Pontino spaccato e quindi più vulnerabile. Non siamo la “colonia” di Roma che sia chiaro una volta per tutte”.