Ponza / Sequestrato un chiosco abusivo a Frontone

Cronaca Ponza

PONZA – Una struttura priva di qualsiasi titolo edilizio e le istanze di condono, presentate nel settembre 2004 e quattro anni più tardi (la domanda fu postuma per i presunti abusi edilizi commessi), sono state tutte respinte. E poi il complesso è stato realizzato in una zona rurale vincolata dal Piano Regolatore e ricade interamente su un’area, la “R4”, ad elevato rischio frane come prevede il piano d’assetto idrogeologico della Regione Lazio. Con queste motivazioni il responsabile del Suap (lo sportello unico delle attività produttive) del Comune di Ponza, Mario Pietroniro, ha ordinato giovedì e con effetto immediato la cessazione di un chiosco che, operante nei settori della ristorazione ed alimentare, era stato riaperto da poco più di un mese e mezzo sulla rinomata spiaggia di Frontone a Ponza.

La società proprietaria della struttura ricettiva, la “Tequila Cafè Frontone sas”, dopo alcuni lavori di ristrutturazione avviati ad aprile, lo scorso 14 giugno aveva inviato allo stesso Suap del comune una “Scia”, una segnalazione certificata di inizio attività”, per l’apertura di un “nuovo esercizio di vicinato settore alimentare a carattere stagionale” che avrebbe dovuto soddisfare i turisti e i frequentatori di uno degli angoli più caratteristici (ma anche assai pericolosi sul piano idrogeologico) di Ponza, la spiaggia di Frontone. Il responsabile del Suap del comune isolano, naturalmente, prima di firmare la cessazione dell’attività – e contenuta nell’ordinanza numero 42 pubblicata correttamente sul sito istituzionale dell’amministrazione comunale – ha dovuto prendere atto dei rilievi e dei limiti evidenziati dal responsabile del settore urbanistica nel vagliare (è stato lo scorso 18 luglio) la Scia proposta dalla società proprietaria di questo chiosco-ristorante. E le conclusioni sono state decisamente pesanti sul piano amministrativo: l’attività in questione “peraltro non è censita al catasto” e risulta priva di qualsiasi titolo edilizio in quanto le precedenti istanze di condono sono state respinte o non hanno avuto una definzione entro il termine prescritto dei 60 giorni e, dunque, rigettata – secondo quanto prevede la legge regionale 15/2008 – in base all’istituto del “silenzio-rifiuto”.

Insomma il chiosco-ristorante di Frontone non può assolvere quest’anno alla sua storica attività per l’oggettiva assenza dei requisiti necessari, ovvero la conformità della struttura e dell’impiantistica alla normativa vigente in materia urbanistica ed edilizia. L’ordinanza del responsabile del Suap intanto è stata notificata a mezzo mondo, non solo alla proprietà del ristorante anche alla Polizia locale, alla Brigata della Guardia di Finanza, alla Stazione dei Carabinieri e all’ufficio circondariale marittoimo di Ponza. Naturalmente con l’obiettivo, sottointeso, di far rispettare il gravoso provvedimento amministrativo. Naturalmente il privato ha il diritto legittimo di impugnare entro 60 giorni l’ordinanza numero 42 del 1 agosto al Tar o, entro i prossimi 120 giorni, di promuovere un ricorso direttamente al Presidente della Repubblica. La stessa attività di Frontone, dove non sono nuovi sequestri di materiale da spiaggia da parte di noleggiatori abusivi, non è nuova a simili e gravi provvedimenti: era già stata sanzionata dal sindaco Pompeo Porzio nel 2011, dal commissario prefettizio nel 2012 e nel 2013 dal sindaco Vigorelli, che era riuscito a chiuderla.

Saverio Forte