Formia / Ragazza morta per una rinoplastica, la clinica esclude il malfunzionamento in sala operatoria

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FORMIA-  L’interrogativo è pesante e, per certi versi, inquietante: “se la povera Maria Chiara Mete è deceduta per un infarto a causa di un presunto malfunzionamento in sala operatoria del ventilatore che consente la respirazione del paziente intubato, perché i Carabinieri non hanno sequestrato nei giorni successivi alla tragedia questo aeratore”. A porlo è stato nel cuore di una domenica di pieno luglio uno dei più noti penalisti della provincia di Latina, l’avvocato Renato Archidiacono, il legale che difende i quattro tra medici ed anestesisti della clinica privata “Casa del sole” di Formia che il 17 giugno hanno effettuato l’intero di rinoplastica che è costato la vita a Maria Chiara Mete, la giovane parrucchiera di Lamezia Termine che, dopo l’intervento di chirurgia estetica al suo naso, è deceduta dopo una settimana di agonia all’ospedale Santa Maria Goretti caratterizzata anche dalla permanenza, durata 48 ore, all’ospedale Dono Svizzero di Formia.

L’avvocato Archidiacono è intervenuto subito dopo l’anticipazione riportata da “Il Messaggero” e rilanciata da altri organi di stampa a livello nazionale che ha ipotizzato l’esistenza di una tragica fatalità, di un guasto di un apparecchio della sala operatoria della struttura di via Giuseppe Paone. “Subito dopo l’autopsia – ha ricordato l’avvocato Archidiacono – il collegio difensivo delle 31 persone indagate con l’ipotesi di omicidio colposo in concorso aveva ricevuto un solo provvedimento di sequestro autorizzato dal sostituto procuratore della Repubblica di Cassino Alfredo Mattei per individuare la causa o le cause che hanno provocato il decesso di Mariachiara Mete. In quest’ottica i Carabinieri, su disposizione del magistrato titolare delle indagini probabilmente dopo una specifica richiesta della parte (l’avvocato Elettra Bruno) avevano sequestrato soltanto il tubo orotracheale utilizzato durante l’anestesia presso la clinica privata di Formia. L’obiettivo della procura di Cassino – ricorda l’avvocato Archidiacono rileggendo il provvedimento di sequestro notificato ai legali difensori da parte dei Carabinieri – è di verificare la sua utilità per ricostruire la causa della morte di Mariachiara, sottoporla all’attenzione del medico legale e conservarne la disponibilità in occasione di un eventuale dibattimento. Ora leggiamo che il ventilatore sarebbe andato in apnea – ribatte Maurizio Costa, l’imprenditore che con la sua famiglia gestisce la “Casa del Sole” – ma questo strumento è ancora lì, non è stato mai sequestrato a differenza della cannula utilizzata per somministrare alla paziente l’anestesia”.

Che si vada ormai ad un scontro aperto tra la parte civile e le difese dei 31 indagati è chiaro e da parte più si ipotizza la richiesta per lo svolgimento di un incidente probatorio. L’avvocato Archidiacono è sobbalzato sulla sedia quando ha letto un’altra anticipazione de “Il Messaggero”, il non ottimale utilizzo di un farmaco per abbassare la pressione e ridurre il sanguinamento durante l’intervento che potrebbe aver causato a Maria chiara un arresto cardiocircolatorio: “I Carabinieri di Formia e del comando provinciale di Latina hanno sequestrato le cartelle cliniche della povera Mariachiara nelle strutture sanitarie in cui è stata ricoverata nell’arco di una settimana. Qui si ipotizza un farmaco che avrebbe creato qualche problema ma a noi, così come ad altre difese, non risultata che il medico legale Stefania Urso e l’anestesista Mario D’Auri ( i periti di fiducia del Pm Mattei) abbiano, dopo soli 15 giorni, depositato l’esito dell’autopsia effettuata a Latina il 29 giugno. Noi sapevamo che avevano 90 giorni a disposizione per scrivere i risultati dell’esame tecnico irripetibile. Poi tutto è possibile…”

Come si ricorderà delle 31 persone indagate 4 – come detto – hanno fatto parte dell’equipè che ha operato sul naso di Mariachiara, 8 hanno avuto in cura la ragazza al “Dono Svizzero” e ben 19 tra medici e infermieri prestano servizio al “Santa Maria Goretti” di Latina dove questo caso di malasanità il 24 giugno scorso, dopo una settimana, ha conosciuto il suo epilogo più temuto…

Saverio Forte