Formia Connection, 4 arresti: in carcere anche Angelo Bardellino

Cronaca Formia Top News

FORMIA – Fu un tentativo – o presunto tale – della camorra di infiltrarsi nella gestione di alcuni servizi sociali del comune di Formia. Come? Attraverso la richiesta di precise dazioni di danaro che, se non fossero state corrisposte, avrebbero dato seguito a minacce, intimidazioni e aggressioni ai danni del presidente di quella cooperativa sociale Giovanni Cianciaruso. A 19 anni esatti dal presunto svolgimento dei fatti, cala definitivamente il sipario, anche sotto il profilo squisitamente processuale, su “Formia Connection”, la brillante e difficilissima operazione di cui fu protagonista nella primavera di 15 anni, nel 2004, il commissariato di Polizia di Formia all’epoca diretto dal Vice-questore Nicolino Pepe. Alcuni degli arrestati ora sono in carcere.

Lo sono dopo la sentenza di conferma delle condanne emessa nella giornata di venerdì 31 maggio dalla Corte di Cassazione. Ad emettere i provvedimenti restrittivi in carcere è stata la dottoressa Emma D’Ortona, della Procura generale della Repubblica presso la Corte d’appello di Roma. A notificare gli ordini di carcerazione sono stati nella giornata di sabato gli agenti della Squadra mobile della Questura di Latina e del commissariato di polizia di Formia. A costituirsi davanti agli agenti diretti dal vice questore Massimo Mazio sono stati due dei quattro condannati in via definitiva, Franco D’Onorio De Meo, di 46 anni, e Giovanni Luglio, di 47 anni, entrambi di Formia. Devono scontare rispettivamente tre anni ed 11 e tre anni e 6 giorni di reclusione per il reato di estorsione con l’uso delle armi in concorso. Hanno deciso di costituirsi direttamente presso il carcere di Cassino Tommaso Desiato, di 44 anni, e soprattutto, Angelo Bardellino, di 47 anni, originario di San Cipriano d’Aversa e da anni trapiantato a Formia con la sua famiglia.

La Corte di Cassazione ha inflitto la condanna più pesante – cinque, 6mesi e 15 giorni di reclusione – ad Angelo Bardellino, il figlio del boss Ernesto e nipote di Antonio, ritenuto uno dei fondatori del clan dei Casalesi e, dopo la scissione dalla Nuova camorra organizzata, ucciso per vendetta da alcuni sicari in Brasile anche se il cadavere non è stato mai trovato. Desiato, che è originario di Maddaloni ma anch’egli da anni residente a Formia, è stato condannato dai giudici della Suprema Corte a quattro anni, 7 giorni e 29 giorni di reclusione. Una curiosità, infine, Bardellino, D’Onorio De Meo e Desiato sono stati condannati – come detto – per estorsione in concorso con utilizzo di armi da fuoco. Per il solo Giovanni Luglio è stata riformata l’aggravante dell’arma.

Saverio Forte