Formia ricorda le vittime di mafia: corteo di “Libera” per la Giornata della Memoria

Attualità Formia

FORMIA – Perché organizzare e tenere a Formia giovedì 21 marzo, il giorno dell’inizio della Primavera, la 24° giornata delle Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti di mafia”? Mentre l’evento col passare delle ore è stato travolto da una “valanga” di adesioni e forme di sostegno e di partecipazione, a tentare di rispondere – come sempre gli è costume – senza peli sulla lingua è il referente del presidio del sud-pontino di Libera. Don Francesco Fiorillo è un carismatico sacerdote di Fondi dove giuda – è Rettore – quel rivoluzionario laboratorio culturale e spirituale che è la fraternità del Monastero di San Magno.

Don Francesco Fiorillo, lei ha voluto utilizzare quale slogan di questa manifestazione una impegnativa frase di una delle guide più carismatiche, soprattutto tra i millenians, della Chiesa italiana del secolo scorso. Perché?
Bisogna alzare la voce quando tutti scelgono un prudente silenzio’. Queste parole di don Tonino Bello arrivano come schiaffo per la conversione, ma anche come carezza per amare. In un tempo dove tutti sembrano avere chiaro le soluzioni, e di aver capito tutto, l’associazione Libera vuole ancora porsi delle domande e degli interrogativi. Noi scegliamo liberamente di avere dubbi e di suscitare dubbi. Scegliamo liberamente di non prendere scorciatoie, di non semplificare, di distinguere per non confondere. La maggior parte degli italiani si è fermata alla strage di Capaci. E invece mentre noi siamo fermi lì, le mafie si trasformano, si riorganizzano, si reinventano, cambiano pelle, senza mai cambiare obiettivo: quello di rendere schiave le persone privandole della libertà, della bellezza e della dignità di uomini e donne. Le mafie sul nostro territorio si alleano tra loro, fanno squadra, pur di avere il controllo e il potere. Le mafie non dormono mai. Per questo le persone oneste, che provano ogni giorno a vivere e dare vita, devono svegliarsi. Bisogna inventarsi di tutto per essere più forti e più uniti. Ecco perché giovedì, in occasione della giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, abbiamo pensato di farlo assieme a tutti i presidi di Libera del Lazio e insieme a tutte le associazioni, gruppi, scuole, cittadini e cittadine di buona buona volontà di tutto il territorio della regione Lazio.

Don Francesco, la scelta di Formia perché?
L’ appuntamento si tiene a Formia, città che da anni è depredata dai clan mafiosi. Una presenza spesso discreta e silenziosa delle mafie, ma che ha prodotto effetti ben visibili a partire dal moltiplicarsi di sale slot. Ma Formia è anche città piena di bellezza e di persone che si impegnano a far fronte ad ogni forma di mafie. Città che ha voglia di ridare speranza e libertà a ciascuno. Ma il problema più grave non è solo chi fa il male, ma quanti guardano e lasciano fare. Siamo minacciati dall’abitudine. Siamo ormai sotto un delirio di impotenza. Che è dovuto al fatto che demandiamo. Demandiamo alla politica, al governo, all’Europa, agli altri. Ma come si fa a demandare? Oggi noi votiamo tutti i giorni. Significa che comunque quello che vediamo e sentiamo dipende anche da noi, soprattutto da noi. Credo che le manifestazioni, per quanto tardive, dimostrino che non ci sia questa indifferenza. Ognuno di noi è anche Papa di sé stesso, Presidente della Repubblica di sé stesso, legislatore di sé stesso.

Dal raduno del 21 marzo quale messaggio forte secondo lei dovrà uscire?
Serve un po’ di tutto: la preghiera, la meditazione, la protesta o semplicemente l’impegno. Oggi questa azione è necessaria altrimenti siamo solo spettatori. E invece dobbiamo essere protagonisti. Siamo i protagonisti di questa storia. Abbiamo un debito di riconoscenza con chi è stato assassinato, con chi non c’è più e con chi è rimasto solo. Perché tutti quei nomi, che ogni anno pronunciamo il 21 marzo, non devono rimanere sulle nostre bocche. Dobbiamo sentirli con il cuore per non alimentare la retorica della memoria. E di retorica sulla memoria, sulla legalità, e sull’antimafia ce n’è fin troppa. Ecco perché abbiamo pensato di vivere assieme un momento di memoria e di veglia, sabato scorso presso la chiesa di San Giovanni Battista di Formia con l’Arcivescovo di Gaeta Monsignor Luigi Vari e con i familiari delle vittime di mafie del Lazio e del Sud America, che hanno portato la loro testimonianza, perché la memoria si trasformi in impegno. Il problema dell’Italia di oggi non sono i migranti, ma sono i mafiosi. Dobbiamo pensare che un cambiamento sia possibile. Noi dobbiamo impegnarci affinché la memoria non resti nelle celebrazioni. La memoria ci sfida tutti all’impegno. Dobbiamo essere più veri e più coraggiosi. Non è possibile scegliere la neutralità. Ci servono azioni chiare e parole autentiche. Dobbiamo scambiarci il sapere per riuscire a fare la nostra parte. La vita, oggi, ci chiede di osare di più.

A sostenere, aderire e a partecipare al raduno di Formia sarà la stessa Regione. Lo farà tra migliaia di studenti, cittadini, associazioni e movimenti che, provenienti da molte città del Lazio, si ritroveranno alle 8.30 nel piazzale Caposele, sul litorale di Vindicio, da dove alle 9.30 partirà il corteo che attraverserà il centro della città, fino ad arrivare a Largo Paone. Qui alle 10.30 verranno letti i quasi mille nomi delle vittime innocenti colpite dalle mafie fino ad oggi.

“La manifestazione di Formia è importante perché sappiamo ormai che la nostra regione già da tempo, è stata scelta dalle organizzazioni criminali per costituirvi articolazioni logistiche per il riciclaggio di capitali illecitamente accumulati e per l’investimento in attività imprenditoriali: attività che integrano i tradizionali affari illeciti delle mafie – commenta il presidente dell’Osservatorio sulla Sicurezza e la Legalità della Regione Lazio, Gianpiero Cioffredi – Proprio Formia e il sud pontino rappresentano una delle aree in cui la presenza dei clan mafiosi si manifesta in maniera robusta. In particolare Camorra, ‘ndrangheta e clan autoctoni sono presenti e investono i proventi illeciti nelle più diversificate attività economiche. Oltre al traffico di stupefacenti le mafie sono interessati alla gestione di esercizi commerciali e immobiliari, di sale giochi e appalti pubblici, di smaltimento di rifiuti e edilizia. Di fronte alla consapevolezza della presenza del fenomeno mafioso nei nostri territori, occorre una battaglia culturale e politica, che affianchi quella repressiva e giudiziaria. Siamo grati alle Forze di Polizia e alla Prefettura di Latina, alla Procura di Latina e Cassino e alla Dda di Roma che hanno raggiunto nel sud pontino risultati straordinari nel contrasto alle mafie, ma questa azione non basta se non è accompagnata da una rivoluzione della legalità che veda protagonisti gli studenti, le forze sociali e le Istituzioni Locali”.

La manifestazione di Formia si pone anche l’obiettivo di far uscire dal cono d’ombra una realtà complessa spesso sottaciuta e dimenticata dai grandi organi di informazione. “La mia presenza alla manifestazione – conclude il presidente Cioffredi – rappresenta un segnale di sostegno e vicinanza della Giunta Zingaretti agli investigatori e a tutta quella realtà ricca di positività rappresentata da tantissimi sindaci, giornalisti, imprenditori, scuole, parroci, associazioni e forze sociali che nel loro lavoro quotidiano con responsabilità e onestà rifiutano i modelli delle organizzazioni criminali nella provincia di Latina”.

Il sindaco di Formia Paola Villa condivide l’analisi del presidio del sud-pontino di Libera alla vigilia dello svolgimento di questo raduno: “Le risorse economiche e naturali di questa città sono state depredate dalla presenza dei clan, che l’hanno eletta da tempo luogo di villeggiatura e di investimento. Una presenza discreta e silenziosa delle mafie, ma che ha prodotto effetti ben visibili, a partire dal moltiplicarsi di sale slot, tanto da portare la Commissione Parlamentare Antimafia a rinominarla la “la Las Vegas” del Sud Italia. A lungo feudo della famiglia Bardellino, ha nel tempo ospitato i membri di diversi clan di camorra, in una provincia segnata da sequestri e arresti antidroga, dalle pressioni delle ‘ndrine calabresi o dei gruppi legati ai Casamonica, come segnalato anche dal crescente numero di intimidazioni a imprenditori e amministratori pubblici. Un quadro che ci racconta, ancora una volta, l’importanza di occuparsi di mafie in Lazio e nel sud pontino, territorio troppo spesso all’ombra della Capitale” Il corteo non dimenticherà il tema del caporalato, che affligge molte comunità – soprattutto migranti, ultimi tra gli ultimi – che vengono sfruttate nei campi disseminati nell’intera provincia di Latina.

Saverio Forte