FORMIA – Domenica 5 o 12 maggio metà del territorio del comune di Formia sarà evacuato e per una giornata 15mila persone – poco meno della popolazione residente – sarà sfollata. Emergono altri dettagli dal primo tavolo tecnico che si è insediato lunedì pomeriggio presso la Prefettura di Latina per fare il punto sulle modalità di disinnesco e rimozione della bomba di fabbricazione inglese che, risalente alla seconda guerra mondiale, è stata rinvenuta quasi per caso in un cantiere edile appena aperto nel quartiere di Rio Fresco Scacciagalline.
Questa speciale task force, cui sono stati invitati a partecipare, oltre al comune di Formia, anche i vertici provinciali delle forze dell’ordine e della protezione civile, ha preso atto che il residuato bellico – lungo circa un metro e dal peso di 140 chilogrammi di tritolo – è stato messo in sicurezza con una speciale protezione ma ha cominciato a verificare le modalità su come rimuovere la bomba. Dopo quello di lunedì seguiranno altri incontri ma un fatto è certo: per un solo giorno, che sarà rigorosamente di domenica, la metà della città di Formia chiuderà. Saranno evacuate abitazioni private, chiese, attività commerciali, i presidi di polizia e finanche ospedale “Dono Svizzero”, cliniche private e case di riposo che insistono in un raggio di due chilometri rispetto al luogo in cui è spuntata, esattamente dopo 75 anni dai devastanti bombardamenti anglo-americani della città, la bomba dell’aviazione di Sua Maestà.
Non è stato ancora definito – lo diranno ufficialmente i tecnici e gli ingegneri del Genio Militare di Caserta – ma il raggio d’azione oggetto del provvedimento di evacuazione arriverà ad ovest sino alla villa comunale di via Vitruvio, ad est sino al Parco residenziale “La Fontana” nei pressi della caserma della Polizia Stradal e a nord sino a lambire il tratto iniziale della frazione collinare di Maranola. In questa simbolica “zona rossa” saranno interdette, pertanto, le principali strade di collegamento e di accesso a Formia, l’Appia, la Variante Formia Garigliano, la provinciale via Rotabile e naturalmente il tratto iniziale della regionale Flacca, la più nota strada Litoranea o via Unità d’Italia, e gli stessi collegamenti marittimi con le isole di Ponza e Ventotene che saranno dirottati presso il porto di Terracina.
Ma i problemi sono altri: riguardano anche il traffico ferroviario Roma-Napoli e dove concentrare la gran parte delle 15mila persone evacuate, soprattutto anziani, disabili e i pazienti ospiti dell’ospedale, delle cliniche private e delle case di riposo che naturalmente dovranno essere evacuati in anticipo. Il Comune di Formia, che su questa vicenda sinora non ha diffuso un comunicato stampa ufficiale (ma ci sarà tempo), attende le “giuste istruzioni” dal Genio militare che in base al loro “studio” del residuato bellico, dovrà decidere insieme al Prefetto Trio, il raggio d’azione da interdire per un giorno… Bisognerà attendere maggio perché il mese di aprile è ricco di appuntamenti religiosi (la ricorrenza delle Palme e Pasqua) e civili (la ricorrenza della Liberazione) e le conseguenze sarebbero state significative per il comparto turistico e commerciale. Una magra consolazione. Non ci sarà la prolungata evacuazione del maggio 2005 quando il ritrovamento in via Pasquale Testa, a ridosso del quartiere di Castellone e della ferroviaria Roma-Napoli, di un residuato bellico della seconda guerra mondiale provocò la “chiusura” della città. Durò una settimana e coinvolse 10mila persone. A maggio saranno molte di più.
Saverio Forte