MINTURNO – Dopo la sospensione di dieci giorni, che abbiamo anticipato su Temporeale.info, il comandante della polizia municipale Antonio Di Nardo, titolare nel Comune di Mondragone e a comando nel Comune di Minturno, ora rischia il licenziamento. Lo si apprende da una lettera che il funzionario ha inoltrato ai consiglieri comunali di maggioranza di Mondragone, e per conoscenza anche al Prefetto di Caserta, con la quale chiede la convocazione di un consiglio comunale ad hoc a porte chiuse per discutere e fornire informazioni sul provvedimento sanzionatorio, che al contrario dovrebbe essere impugnato secondo i rimedi giuridici ordinari. Nella nota emergono anche i reali motivi che hanno portato alla sua sospensione. Il caso rischia di ripercuotersi seriamente sul Comune di Minturno, già danneggiato dalla sospensione, che potrebbe ritrovarsi nuovamente senza il dirigente della polizia locale.
Dal momento del suo arrivo nel Comune di Mondragone, avvenuto due anni fa, il comandante Di Nardo “si è subito attivato – si legge nella nota – per contrastare comportamenti illegittimi, segnalando all’autorità giudiziaria numerosi comportamenti penalmente rilevanti, non solo di cittadini ma anche di alcuni operatori di Polizia Municipale e dipendenti comunali”. “Tali segnalazioni – prosegue il comandante – portavano alcuni a rinvio a giudizio, ad altri conclusione di avviso delle indagini 414 bis ed altri ancora risultano ancora indagati per reati gravi (ossia delitti dei P.U. contro la P.A.)”, ma “invece di essere premiato, l’UPD (Ufficio Provvedimenti Disciplinari) mi contestava la sanzione disciplinare del licenziamento per non aver ottemperato ad una prescrizione di un codice di comportamento, nel dettaglio per non aver segnalato al Segretario Generale ed al Sindaco, di aver denunciato tali soggetti, nonostante l’obbligo del segreto istruttorio previsto dall’art, 329 del CPP”.
“Bisogna innanzitutto precisare – continua il comandante Di Nardo – che non si è trattato di mancata comunicazione per favorire comportamenti illeciti, ma l’esatto contrario; infatti tale inciso regolamentare tende a tutelare e garantire l’integrità della pubblica amministrazione e il perseguimento degli illeciti; orbene, il sottoscritto ha segnalato quale Ufficiale di P.G. direttamente all’Autorità Giudiziaria (da cui, nei casi di accertamento di reati, dipende funzionalmente) i vari comportamenti che potevano appalesare eventuali violazioni di carattere penale; si è in presenza quindi di atti di indagine compiuti dalla Polizia Giudiziaria che, come tali, sono sottoposti al segreto istruttorio ex art. 329 c.p.p. da accertarsi comunque sempre e solo a seguito di disposizione della stessa A.G. Si rappresenta inoltre che tale previsione regolamentare, asseritamente violata dal sottoscritto, si riferisce esclusivamente ai reati appresi in via informativa dagli altri dipendenti comunale e non certo ai reati accertati dagli ufficiali di Polizia Giudiziaria, in quanto non è concepibile (o meglio illegittimo) che un Ufficiale di Polizia Giudiziaria possa violare il segreto istruttorio ex art. 329 CPP rischiando una condanna per violazione dell’art. 326 del C.P. solo per adempiere ad una disposizione regolamentare dell’Ente che nella gerarchia delle fonti del diritto è certamente sottoposta alla legge ordinaria”.
“Inoltre – continua ancora la lunga nota – trattandosi di attività svolte nell’esercizio delle funzioni di Ufficiale di Polizia Giudiziaria, è solo ed esclusivamente l’Autorità Giudiziaria da cui dipende funzionalmente l’ufficiale di P.G. a poter valutare eventuali ritardi e/o omissioni e proporre eventualmente provvedimenti; non può, in nessun caso, l’autorità amministrativa valutare il merito di attività di Polizia Giudiziaria”
La richiesta al consiglio comunale deriva dal fatto che “a quest’ultimo spetta un potere di sindacato ispettivo, ottenere dagli uffici e dagli enti e/o aziende strumentali tutte le notizie e le informazioni in loro possesso, utili per l’appunto, all’espletamento del proprio mandato, ed inoltre, se consiglieri di minoranza, di presiedere le commissioni aventi funzioni di controllo o di garanzia (commissione di indagine)”.
“Quanto sta accadendo ai danni del sottoscritto è estremamente grave e merita un’attenzione da parte dell’organo di vigilanza dell’Ente”, rimarca Di Nardo che invita i consiglieri comunali a “convocare apposito consiglio comunale a porte chiuse, invitando il sottoscritto e/o i componenti dell’UPD per ottenere tutte le informazioni su quanto sta accadendo illegittimamente ai danni del sottoscritto, che rischia, solo per aver fatto il proprio dovere ed evidenziato comportamenti penalmente rilevanti di essere ingiustamente licenziato, con gravi danni non solo per il sottoscritto, ma anche per l’Ente nel caso in cui venga riconosciuto al sottoscritto il diritto al risarcimento di ogni danno derivato da tale comportamento”.