Minturno / Lavoratrice licenziata: pignorata imbarcazione a vela all’Ismef

Cronaca Minturno

MINTURNO – E’ giunta al capolinea l’incredibile vicenda di una dipendente di Gaeta dell’Ismef Onlus, l’Istituto Mediterraneo di Formazione per le Professionalità Nautiche che nelle intenzioni dei suoi promotori sarebbe dovuto diventare presso il Castello Baronale di Minturno un’eccellenza per la formazione nel mondo della nautica rivelandosi invece un clamoroso flop economico e gestionale. La lavoratrice si vede arrivare la lettera di licenziamento la mattina del giorno del suo matrimonio, provvedimento definito illegittimo prima dal Tribunale di Cassino nella persona del Giudice, la dottoressa Gualtieri Annalisa, e poi dalla Corte di Appello di Roma che, rigettando il ricorso dell’ex Ismef, ha condannato il pagamento a favore della lavoratrice di circa trentamila euro, somma liquidata anche a causa della ostruzionistica condotta processuale dell’ente, stando a quanto stabilito dalla Corte di Appello.

La donna, attraverso i propri legali, gli avvocati Luca Capolino e Daniele Lancia, ha chiesto ed ottenuto il pignoramento dell’unico bene ancora in possesso dell’Ismef Onlus il “Pepe”, una lussuosa barca a vela di oltre venti metri. A deciderlo è stato lunedì il giudice del Tribunale di Cassino Rosanna Gentile che ha rigettato le richieste dell’Ismef non concedendo la richiesta sospensione della procedura esecutiva e rappresentando “come, nel caso di specie, non sussistano né il fumus boni iuris né il periculum in mora”!. Pertanto ora l’imbarcazione sarà oggetto di stima e successivamente sarà venduta all’asta, una procedura che ha evidenziato non solo la legittima e totale pignorabilità del bene, ma anche la ritualità delle notifiche di ogni atto relativo alla procedura esecutiva. Secondo l’avvocato Luca Cupolino il “pignoramento che non deve essere molto piaciuto all’Istituto, dato che ha proposto un’opposizione all’esecuzione particolarmente sui generis, sostenendo l’esistenza di un vizio di notifica degli atti prodromici all’esecuzione nonché una presunta impignorabilità dell’imbarcazione”.

E prosegue l’avvocato Cupolino “alla luce dei due gradi di giudizio nonché dell’ennesimo rigetto delle richieste dell’Ismef ci si chiede quale possa essere oggi la credibilità di un ente che, nonostante sia finanziato con fondi di provenienza pubblica, dovrebbe curare la formazione di decine di giovani, eppure si rifiuta di adempiere ad un provvedimento emanato dapprima dal Tribunale di Cassino e poi dalla Corte di Appello di Roma. L’ammontare delle spese legali al pagamento delle quali è stato condannato l’istituto infatti, quasi parifica il credito della lavoratrice, pertanto sarebbe curioso sapere cosa ne pensano i vari enti pubblici che erogano all’Ismef centinaia di migliaia di euro l’anno per dei corsi di formazione che, ad oggi, non sono ancora partiti né stanno per farlo”.

Saverio Forte