MINTURNO – Ci sono zone d’ombra, crepe, storture che si vedono e si sentono dentro, verso le quali si nutre un immediato senso di appartenenza. Basta spostare lo sguardo dalle cose perfette, senza segni, surreali e guardare negli occhi il mostro per scoprire che tra le pieghe della sua ferocia, in un minuscolo spiraglio si fa strada la verità. Federica Angeli, cronista di nera per le pagine romane di “La Repubblica”, nella sua Ostia nel 2013 testimone oculare di un tentato duplice omicidio perpetrato da alcuni esponenti del clan Spada, ha scelto di non celarsi dietro un omertoso silenzio.
La sua realtà si frantuma, cambia forma, la lotta ai clan mafiosi del litorale romano inizia e comincia lo scorrere dei suoi millesettecento giorni sotto scorta. “A mano disarmata” edito da Baldini & Castoldi ne è la testimonianza senza filtri, incalzante, senza risparmio. Presentato al quarto appuntamento della rassegna letteraria “Libri sulla sabbia”, organizzata dall’Associazione culturale “Il Sogno di Ulisse” il 2 luglio presso il Lido “il Vascello” a Scauri. L’incontro è stato moderato dal giornalista de “Il Messaggero” Giuseppe Mallozzi. L’autrice ha trasfuso in questo libro ogni dimensione di sé: di cronista, di madre, di moglie, di donna. Ha asciugato le sue lacrime amare ed ha catapultato i suoi figli in un visionario gioco sulla falsariga del film di Benigni “La vita è bella”, edulcorando una realtà bestiale. Ha fatto i conti con il senso di spodestamento dell’uomo che da un lungo percorso di vita, è al suo fianco perché il senso di impotenza, di non sufficiente protezione di ciò che è vitale, era insopportabile.
Ha guardato negli occhi il terrore tutte le volte che la sua penna vibrava e dall’altra parte il Clan Spada non era inerte e disumanamente dava risposta. L’ha sentito sulla pelle il senso di sconforto quando al maxi processo con 24 imputati nessuno dei suoi conterranei era presente. La rabbia ha scavato un solco, tanto da dare l’addio ai social,compagni impagabili nella sua lotta, ma non sufficientemente profondo da fare un passo indietro. Dall’altra parte del sentiero c’erano più di 600 persone che l’attendevano, le porgevano la mano nella sua battaglia.
Il senso del “noi” ha assunto una forma umana, un magna di corpi e di orgoglio di chi ha deciso di non chinare la testa ed in una fragorosa marcia, i territori dei clan sono stati invasi. Senza paura. Federica Angeli giorno dopo giorno sta lasciando ancora le sue impronte in questo cammino al non silenzio. Una traccia impercettibile è presente nel cuore della gente: nessuno riesce ad arrivare alla meta se non ci arrivano tutti.
Anna Maria Grippo
Intervista a Federica Angeli